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Diritto di Famiglia

Comunione legale e beni personali dei coniugi

Comunione legale e beni personali dei coniugi

La riforma del diritto di famiglia

Il nostro ordinamento ammette solamente la comunione universale del godimento e degli utili dei beni presenti dei coniugi e non della proprietà di ciò che essi avevano prima del matrimonio.

Cadono in comunione legale i beni e le proprietà acquistati successivamente al matrimonio, fatta eccezione per quelli che si ricevono per donazione, eredità,  o legato. 

La comunione legale tra coniugi non rappresenta una normale comproprietà in cui ciascuno è titolare della quota pari al cinquanta per cento, trattandosi di comunione particolare senza quote in cui i coniugi sono proprietari del tutto per intero. 

Prima della riforma del diritto di famiglia, in vigore dal 20 settembre 1975, il regime imposto, in mancanza di diverso accordo tra i coniugi, era quello della separazione dei beni.

Ma per i beni immobili acquistati a partire da tale data si applica il regime di comunione legale, a meno che anche uno solo dei coniugi, che abbia contratto matrimonio precedentemente all’entrata in vigore della riforma, non abbia optato, durante il periodo transitorio in vigore fino al 16 gennaio 1978, per il regime della separazione dei beni.  

Beni che non cadono in comunione legale

L’art.179 del codice civile, prevede che alcuni beni non cadano nella comunione legale tra coniugi: 

  1.  perché beni acquistati prima del matrimonio
  2.  perché  beni provenienti da successione o donazione successivamente al matrimonio, quando nell’atto di liberalità, o nel testamento non sia indicato che sono attribuiti alla comunione.

Inoltre, non costituiscono oggetto della comunione e sono beni personali del coniuge:

  • i beni di uso strettamente personale ed i loro accessori;
  • beni che servono all’esercizio della professione del coniuge ( tranne quelli destinati alla conduzione di una azienda facente parte della comunione );
  • i beni ottenuti a titolo di risarcimento del danno, nonché la pensione attinente alla perdita parziale, o totale della capacità lavorativa;
  • i beni acquisiti con il prezzo del trasferimento dei beni personali sopraelencati, o con il loro scambio, purché ciò sia espressamente dichiarato all’atto dell’acquisto.

L’acquisto di beni immobili, o di beni mobili quali navi, aeromobili, autoveicoli, per i quali è  prevista la pubblicità, effettuato dopo il matrimonio, è escluso dalla comunione quando tale esclusione risulti dall’atto di acquisto, se di esso sia stato parte anche l’altro coniuge.

La condivisione di quote immobiliari presenta aspetti da valutare anche nel regime dei rapporti tra coniugi in ambito familiare sia in relazione alla materia delle successioni ereditarie che per la responsabilità esecutiva.

Comunione di beni ed eredità

Nel caso di eredità in comunione dei beni la massa ereditaria è costituita soltanto dalla metà del patrimonio del de cuius, poichè l’altra metà già appartiene al coniuge coniugato in regime di comunione legale dei beni.

Pertanto il coniuge superstite, oltre ad acquisire il diritto di abitazione sulla casa coniugale, nel caso di successione legittima acquisirà la quota a lui riservata per legge sulla metà del patrimonio caduto in successione.

Ove, invece, debba aprirsi la successione testamentaria, occorrerà verificare che le disposizioni del de cuius non abbiamo pregiudicato le quote ereditarie riservate ai legittimari.

 

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Esecuzioni immobiliari

Alienazioni in frode del creditore

Alienazioni in frode del creditore

Efficacia costitutiva del pignoramento immobiliare

L’articolo 2914 del codice civile stabilisce che non hanno effetto in pregiudizio del creditore pignorante e dei creditori che intervengono nell’esecuzione, le alienazioni anteriori al pignoramento.

Le alienazioni in frode del creditore di beni immobili iscritti in pubblici registri, che siano state trascritte dopo il pignoramento, non hanno pertanto efficacia.

E’ importante precisare che l’espressione “anteriori al pignoramento”, deve essere riferita non al compimento del pignoramento, ma alla sua trascrizione, richiesta dall’art. 2693 del codice civile che ha, limitatamente al pignoramento immobiliare, efficacia costitutiva.

Relativamente agli immobili soggetti al sistema tavolare, occorre ricordare che il terzo che proponga opposizione all’esecuzione ex art. 619 del codice di procedura civile, può opporre il proprio acquisto ai creditori concorrenti soltanto se ha proceduto all’intavolazione anteriormente al pignoramento.

Ciò nel caso  in cui assuma di essere l’esclusivo proprietario dell’immobile pignorato in danno del debitore.

La tutela dei terzi acquirenti

Con riferimento ai mezzi di tutela spettanti ai terzi acquirenti dell’immobile in caso di pignoramento dell’immobile eseguito dopo la conclusione della vendita e trascrizione di quest’ultima successiva a quella del pignoramento, le norme del codice civile sono chiare.

Nel caso di evizione a seguito dell’espropriazione, l’acquirente ha la possibilità di invocare la garanzia prevista dall’articolo 1483 del  codice civile, essendo inapplicabile la disposizione di cui all’articolo 1482 dello stesso  codice.

Se il compratore subisce l’evizione totale della cosa per effetto di diritti che un terzo ha fatto valere su di essa, il venditore è tenuto al risarcimento del danno a norma dell’art. 1479.

Il compratore può comunque sempre sospendere il pagamento del prezzo, se la cosa venduta risulta gravata da garanzie reali, o da vincoli derivanti da pignoramento o da sequestro, non dichiarati dal venditore e dal compratore ignorati.

Quando il venditore risponde per evizione?

Risponde per evizione il venditore di un immobile, il quale, non presentandosi tempestivamente dinanzi al notaio per la stipula dell’atto pubblico, ha impedito la trascrizione della compravendita prima che i suoi creditori trascrivessero sul bene venduto un pignoramento.

Affinché si possa parlare di alienazioni in frode al creditore  è sufficiente che la trascrizione sia eseguita il giorno successivo a quello stabilito per la stipula dell’atto pubblico di compravendita.

La norma in esame non trova applicazione nel caso di trasferimento di immobile pignorato in forza non di una alienazione a titolo derivativo, ma di un acquisto a titolo originario, come per usucapione.

Riproduzione vietata tutti i  diritti  riservati – pubblicato  sul Messaggero dall’Avv. Gianluca Sposato.

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Risarcimento del Danno

Responsabilità civile

Responsabilità Civile

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Avvocato specializzato in responsabilità civile

L’Avvocato Gianluca Sposato è un appassionato studioso del diritto civile, membro del Consiglio Direttivo dell’ISLE Istituto per la Documentazione e gli Studi  legislativi e rappresentante di interessi alla Camera dei Deputati.

Nel corso della sua formazione post laurea si è specializzato nel diritto civile, in particolare nella responsabilità civile in materia del risarcimento del danno derivante da inadempimento contrattuale, o fatto illecito.

La sua specializzazione, derivante da una tradizione di giuristi in famiglia, lo ha portato ad essere considerato tra i maggiori esperti in campo nazionale per gravi incidenti stradali e danno da morte.

Il danno risarcibile in tema di responsabilità contrattuale si pone in relazione all’inadempimento ed alla mancata realizzazione della prestazione dovuta.

Invece nella responsabilità aquiliana rileva il danno nella sua caratteristica ed autonoma configurazione della lesione derivante da un atto illecito di un interesse tutelato dall’ordinamento giuridico.

Responsabilità civile contrattuale ed extracontrattuale

Il superamento del confine tra responsabilità contrattuale ed extracontrattuale assume un ruolo preponderante in tema di responsabilità civile.

Per la tutela aquiliana la distinzione tra diritti assoluti e relativi trova una prima evoluzione da parte della Suprema Corte a Sezioni Unite nella pronuncia relativa alla morte in incidente stradale del calciatore Luigi Meroni.

La società sportiva Torino citò il conducente e il proprietario del veicolo per ottenere il risarcimento del danno consistente nell’aver reso impossibile l’esecuzione della prestazione calcistica.

La Corte di Cassazione con sentenza n. 174/71 affermò la riconducibilità dei diritti di credito alla categoria degli interessi meritevoli di tutela che, se lesi, determinano l’obbligo di risarcire il danno

Tuttavia, venne negato il risarcimento alla Società sportiva, essendosi ritenuto che la prestazione del debitore, cioè dell’atleta, non aveva la caratteristica dell’insostituibilità.

Con la pronuncia in oggetto la Suprema Corte, abbandonando il vecchio principio, ha esteso la tutela aquiliana ai diritti di credito.

Il limite di confine tra responsabilità contrattuale ed extracontrattuale non è sempre così netto e staccato.

Nel senso della protezione dei diritti assoluti con la tutela aquiliana e dei diritti relativi solo con la tutela contrattuale.

Responsabilità civile e risarcimento del danno

L’ingiustizia che l’articolo 2043 assume quale componente essenziale della fattispecie di responsabilità civile va intesa nella duplice accezione di danno prodottonon iure” e “contra ius”.

Non iure nel senso che il fatto produttivo del danno non deve essere altrimenti  giustificato dall’ordinamento, come nei casi previsti dagli articoli 2044 e 2045 del codice civile.

Contra ius nel senso che il fatto deve ledere una situazione soggettiva riconosciuta e garantita dall’ordinamento giuridico nella forma del diritto soggettivo.

L’articolo 2043 non pone la distinzione tra diritti assoluti e diritti relativi, non potendosi escludere che il danno ingiusto può sussistere in dipendenza della lesione di un diritto.

Conseguenze giuridiche dell’inadempimento

Di fronte all’inadempimento si prospetta in prima linea la possibilità di  conseguire l’esecuzione forzata in forma specifica ai sensi degli articoli 2930- 2933 del codice civile.

Da rilevare che, in virtù dell’articolo 2932 del codice civile, la parte può ottenere esecuzione specifica dell’obbligo di concludere un contratto a mezzo sentenza, che produce gli stessi effetti.

In ogni caso, si produce anche l’obbligo di risarcimento per equivalente e la relativa azione si prescrive in generale nel termine di 10 anni ai sensi dell’articolo 2946 del codice civile.

In tema di danni da responsabilità extracontrattuale, invece, può aversi solo il risarcimento, pur essendo previsto che il danneggiato possa chiedere la reintegrazione in forma specifica.

Tuttavia, come stabilisce l’articolo 2058 del codice civile, ciò è percorribile solo quando la reintegrazione in forma specifica è in tutto, o in parte, possibile e non  risulta eccessivamente onerosa.

Dal che deriva, per implicito, la prevalenza accordata al risarcimento per equivalente, attraverso la corresponsione di una somma di denaro a titolo di  risarcimento danni.

La relativa azione si prescrive in generale, ai sensi dell‘articolo 2947 del codice civile, nel termine breve di 5 anni.

Studio Legale di diritto civile

Lo Studio Legale Sposato è stato fondato nel 1949, dall’Avvocato Francesco Sposato che è stato il più giovane avvocato d’Italia, allievo del Professor Francesco Carnelutti.

Lo Studio Sposato si è da subito distinto nel diritto civile, in particolare nella responsabilità civile, diventando una scuola di formazione per avvocati, magistrati e giuristi.

Nel 2001 è stato rilevato dall’Avvocato Gianluca Sposato, capace di distinguersi come giurista ed in ambito istituzionale  e come rappresentante di interessi alla Camera dei Deputati su temi relativi alla legalità e alla giustizia.

Opera, nei principali settori del diritto civile con uno standard di professionalità elevatissimo, grazie all’esclusività delle materie trattate.

Secondo il codice deontologico forense e dello Studio accetta soltanto casi che, all’esito dell’analisi preliminare, ritiene di potere risolvere e portare avanti, a garanzia della serietà, tutela degli interessi e diritti del cliente.

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Gianluca Sposato

Attività istituzionale

Attività istituzionale

Avvocato Gianluca Sposato

Avvocato Gianluca Sposato, attività istituzionale

L’Avvocato Gianluca Sposato è rappresentante di interessi alla Camera dei Deputati per monitorare l’attività parlamentare, membro del direttivo e revisore dei conti dell’ISLE Istituto per gli Studi e la Documentazione Legislativa, che opera sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica.

L’ISLE annovera tra i propri soci i principali giuristi e politici italiani ed ogni anno promuove il Corso della Scuola di Scienza e Tecnica della Legislazione.

La finalità è collaborare all’impostazione tecnica ed alla documentazione delle attività legislative del Parlamento, diffondendo gli studi sulla legislazione e le istituzioni parlamentari, anche attraverso la pubblicazione della Rassegna Parlamentare.

La sua attività, non solo come avvocato, ma come giurista, è da sempre rivolta al rispetto della legalità, della libertà e dell’uguaglianza sociale.

La sua attività istituzionale lo vede impegnato ad iniziative intraprese portate all’attenzione del Governo nell’interesse della collettività, con un dialogo costante, sempre in ottica costruttiva, con tutte le forze politiche.

L’apprezzamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri   

Fin dagli albori della Legge sull’indennizzo diretto, che disciplina la materia della responsabilità civile nella circolazione stradale per i danni con lesioni fino a 9 punti di invalidità permanente, Gianluca Sposato ha evidenziato le lacune dell’impianto normativo.

In particolare come il duplice ruolo dell’assicuratore, di garantire allo stesso tempo i diritti dell’assicurato e dell’assicurazione, si ponga in contrasto con il principio di uguaglianza tra le parti, ai fini del risarcimento del  danno all’infortunato.

Con una proposta di legge da lui elaborata a soli 34 anni, contenente un  comma da inserire nel Decreto legislativo 223/2006, ha ricevuto da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri una nota di apprezzamento per l’apporto e l’attività a sostegno di soggetti che riportano lesioni da incidente stradale.

Questione di legittimità costituzionale prova del dolore nel danno da perdita parentale

Gianluca Sposato, nell’ambito della sua attività istituzionale, da sempre tutela le forze politiche meno rappresentate.

Con riferimento alla sentenza della Cassazione n.11200/19 che ha emesso la massima in base alla quale “per avere diritto al risarcimento del danno per la morte di un familiare bisogna provare il danno ovvero la sofferenza provata” ha sollevato una questione di legittimità  costituzionale.

Ha evidenziato come la massima giurisprudenziale si ponga in violazione degli articoli 2, 3 e 32 della Costituzione in relazione agli articoli 2043 e 2054 del codice civile,  scuotendo gli ambienti giuridici a livello nazionale.

A seguito di questa pronuncia tanto dibattuta, ne sono seguite altre con cui la Cassazione ha chiarito che il giudice nel risarcire il danno da morte per fatto illecito può fare ricorso alle presunzioni legali, dovendo essere sempre garantito un indennizzo minimo ai familiari delle vittime.

Questo risultato deve attribuirsi in gran parte a coraggio e logicità di pensiero giuridico con cui Gianluca Sposato ha aperto il confronto tra gli interlocutori di diritto in tema di danno da perdita parentale.

Presidenza della Repubblica e reazioni avverse a sperimentazione vaccinale Cov19

In piena pandemia per Sars Cov 19 e ad inizio della sperimentazione vaccinale Gianluca Sposato, per primo in Italia, ha posto all’attenzione, con nota inviata al Presidente della Repubblica, le lacune dell’impianto normativo di cui alla Legge 210/92.

La norma prevede la possibilità di un indennizzo statale in favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile solo in caso di vaccinazione obbligatoria, per cui non è richiesto consenso informato.

La nota inviata al Presidente della Repubblica richiamava le pronunce della Corte Costituzionale n. 268 del 14/02/2017 e n. 118 del 23/06/2020, con cui è stato chiarito che il diritto all’indennizzo di estende anche alle vaccinazioni raccomandate.

La Segreteria della Presidenza della Repubblica ha accolto l’istanza e prontamente inviato la segnalazione ricevuta dall’Avvocato Gianluca Sposato al Ministero della Salute, riconoscendo rilievo per la Nazione su quanto segnalato.

Gianluca Sposato, come ha poi spiegato in 2 interviste televisive rilasciate il mese di gennaio 2022 in streaming su Asso Web Tv, ha sottolineato che il problema si pone in ordine alla prova del nesso di causalità.

Proposte accolte nel nuovo Codice della Strada

L’Avvocato Gianluca Sposato, come Presidente di Adism – Associazione Difesa ed Infortunati Stradali e Malasanità, è impegnato a promuovere l’educazione e la sicurezza stradale, poiché gli incidenti stradali sono la prima causa di morte tra i giovani.

Numerose sono le iniziative in ambito istituzionale da lui intraprese e sostenute, per cui si batte, come il ritiro definitivo della patente per chi commette omicidio stradale.

Sostiene l’importanza di aumentare la quota prevista dalla lettera b) dell’art. 208 del Codice della Strada inerente i proventi delle sanzioni amministrative in favore di chi è tenuto a garantire la sicurezza nella circolazione stradale.

Ha inviato proposte al nuovo Codice della Strada, chiedendo maggiori poteri agli organi di polizia stradale, l’introduzione dell’alcol lock,  controlli periodici e visite mediche per i guidatori più pericolosi, accolte dal Ministro delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili.

 

 

Avv. Gianluca Sposato Presidente Adism,
Dott. Cesare Mirabelli Presidente Emerito Corte
Costituzionale,
Dott. Giovanni Salvi Procuratore Generale Corte di Cassazione
al Convegno sull’Omicidio Stradale tenutosi nel 2019 all’ISLE. 

Risposta Segreteria Presidenza della Repubblica Avv. Gianluca Sposato

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Studio Legale Sposato

Avv Gianluca Sposato

Avv Gianluca Sposato

Gianluca Sposato è un avvocato patrimonialista e giurista italiano dell’ISLE, specializzato in risarcimento del danno, diritto ereditariodiritto immobiliare, rappresentante di interessi alla Camera dei Deputati.

Nato nel 1969, ha conseguito la laurea in Giurisprudenza nell’anno accademico 92/93 presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.

E’ abilitato alla professione di Avvocato dal 1997 ed è patrocinante dinanzi le Giurisdizioni Superiori dal 2009.

Avv Gianluca Sposato apprezzamento Consiglio dei Ministri

Noto per il suo impegno nella divulgazione dell’ educazione e sicurezza stradale, nel 2004 Gianluca Sposato ha fondato l’ADISM Associazione Difesa Infortunati Stradali, di cui è Presidente.

Ha ricevuto l’apprezzamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il fattivo contributo ai danneggiati da lesioni per incidente stradale e come avvocato che assiste i familiari delle vittime in incidenti mortali.

L’Avv Gianluca Sposato è Consulente Legislativo e Revisore dei Conti dell’ I.S.L.E. Istituto per la Documentazione e gli Studi Legislativi, che opera sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica.

E’ Avvocato di numerose personalità politiche e dello spettacolo, che ne apprezzano la capacità tecnica e le doti pratiche nel risolvere con semplicità anche i casi più complessi.

Ha conseguito Master e rilasciato attestati di formazione in materia di: omicidio stradale, sul danno da perdita parentale, per eredità e donazioni e divisione ereditaria.

Avv Gianluca Sposato attività istituzionale

Collabora stabilmente con l’ISLE a proposte di legge ed iniziative parlamentari.

La sua attività istituzionale  lo vede impegnato a diffondere i principi del rispetto della legalità, della libertà e dell’uguaglianza sociale.

Nel 2008 ha fondato l’Associazione Custodi Giudiziari da cui nel 2015 si è dimesso dopo aver denunciato lo scandalo delle aste giudiziarie mantenendo la carica di Presidente Onorario.

Dal 2008 al 2014 ha curato la rubrica delle Aste Giudiziarie sul quotidiano “Il Messaggero”.

Nel 2022 è stato eletto migliore avvocato dell’anno nel diritto delle assicurazioni dalla Legal Community per la sua esperienza nel risarcimento di gravi danni.

Avv Gianluca Sposato attività politica

L’Avv. Gianluca Sposato è rappresentante di interessi alla Camera dei Deputati e partecipa all’attività legislativa attraverso un dialogo costruttivo con le forze politiche al Governo. 

Collabora stabilmente da oltre un ventennio con l’Agenzia Parlamentare occupandosi di tematiche sociali relative alla giustizia.

Partecipa all’attività dell’Ordine degli Avvocati di Roma da cui è stato delegato al XXIX Congresso Nazionale Forense, tenutosi a Bologna nel 2008.

Nel 2010 è stato candidato per il rinnovo delle cariche al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma ricevendo 986 voti.

Nel 2018 è stato referente della commissione esecuzioni immobiliari dell’Ordine degli Avvocati di Roma, coordinando attività di studio e didattica.

Avv Gianluca Sposato attività didattica 

Gianluca Sposato organizza e partecipa in qualità di relatore congressuale a  convegni di rilievo nazionale su tematiche del diritto civile, per le quali viene consultato frequentemente, quale punto di riferimento, da colleghi in tutta Italia.

Dal 2020 Dirige il Network nazionale Legale24h che raccoglie oltre 100 avvocati civilisti in tutta Italia con consulenza specialistica nei principali settori del  diritto civile.

Nel 2019 è stato Presidente supplente della XI Commissione dell’esame di Stato per Avvocato a Roma.

Dal 2023 è componente della Commissione Trasporti e Navigazione dell’Ordine degli Avvocati di Roma.

Nel 2024 ha ricevuto l’incarico di Presidente della XIX Sottocommissione per l’Esame di Stato per Avvocato presso la Corte di Appello di Roma.

Avv Gianluca Sposato pubblicazioni e collaborazioni

Gianluca Sposato è autore di pubblicazioni sui maggiori quotidiani nazionali, “Il Sole 24 Ore”, “Italia Oggi” e la “Rassegna Parlamentare”.

Tratta frequentemente temi relativi a danni da circolazione stradale, danno da perdita del rapporto parentale e scioglimento della comunione ereditaria.

Nel 2019 ha pubblicato il Manuale “Le 50 parole del danno stradale più usate nelle aule di giustizia” edito dalla Nuova Editrice Universitaria.

I  proventi del Manuale sono devoluti in beneficenza per promuovere l’educazione stradale e la legalità nelle scuole.

E’ stato Procuratore generale alle liti di Unicredit Credit Management Bank SpA per attività di recupero crediti e della Nuova Tirrena SpA per contenzioso relativo all’ infortunistica stradale.

Ha rivestito l’incarico di rappresentante legale dell’INPDAP per attività di consulenza contrattuale in ambito patrimoniale ai lavoratori pubblici e dipendenti.

Dal 2023 collabora con la rubrica “Diritto e Giustizia” per lAGENZIA PARLAMENTARE con temi frequenti relativi alla responsabilità civile da circolazione stradale.

Presta la sua attività in tutta Italia per casi relativi a risarcimento danni per lesioni gravi e gravissime in incidenti stradali, danno da morte, diritto delle assicurazioni, diritto ereditario e diritto immobiliare.

Per maggior approfondimento è possibile scaricare qui il  CV.

 

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Rassegna Stampa

Quali sono le quote degli eredi quando non è stato redatto testamento?

Quali sono le quote degli eredi senza testamento

Avv Gianluca Sposato -risarcimento danno da morte

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Abbiamo chiesto all’Avvocato Gianluca Sposato, Presidente dell’Esame di Stato per Avvocato a Roma, esperto in diritto ereditario, quali sono le quote degli eredi senza testamento.

Quali sono le quote degli eredi senza testamento?

Per comprendere quali sono le quote degli eredi quando non c’è testamento, bisogna tenere conto che i diritti dei discendenti prevalgono sui diritti degli ascendenti.

Il diritto ereditario  regola ogni ipotesi, dando priorità agli eredi in linea retta rispetto agli eredi in linea collaterale.

A meno di cause di indegnità a succedere, i familiari della persona deceduta godono di piena tutela.

Infatti, i familiari del de cuius non possono essere pretermessi, o subire riduzione della quota legittima di eredità nel testamento con l’apertura della successione testamentaria.

L’eredità senza testamento viene divisa tra i familiari del defunto, che la legge chiama “legittimari”, o “eredi legittimi” ed, in loro  assenza va ai familiari più prossimi.

Chi sono gli eredi legittimi?

Gli eredi legittimi sono coloro ai quali  spetta l’eredità senza testamento: il coniuge, i figli ei parenti fino al 6° grado.

In mancanza di testamento, solo se il defunto non aveva figli, oltre al coniuge, hanno diritto a una quota di eredità anche i fratelli.

Se non  ci sono figli, poi,  oltre ai fratelli hanno diritto all’eredità anche i genitori se ancora in vita, fermo restando quanto prevede l’istituto della rappresentazione ereditaria.

Eredi legittimi sono i parenti più prossimi della persona che è venuta a mancare cominciando dai suoi discendenti in linea retta.

Dunque, gli eredi legittimi sono il coniuge i figli  e i genitori cui, in mancanza di altri eredi, viene devoluta l’intera eredità, secondo quote prestabilite dalla legge.

Quando spetta ai fratelli l’eredità?

Qualora  il “de cuius” non abbia moglie e figli, subentrano gli ascendenti nell’eredità e, quindi, eredi legittimi sono i genitori, i fratelli ed i nonni.

In mancanza sia del coniuge che di figli, dei genitori, dei fratelli e dei nonni, l’eredità spetta ai parenti più prossimi della persona deceduta.

Quando mancano eredi con un grado di parentela più vicino alla persona deceduta, senza un testamento che disponga diversamente, l’eredità spetta agli zii, i cugini e nipoti entro il sesto grado.

Chi sono gli eredi senza testamento?

Quando la persona deceduta non ha fatto testamento, per la ripartizione dell’eredità tra gli eredi legittimi, bisogna tenere conto di queste regole.

Anche in presenza di testamento,  se ci sono eredi legittimi, coniuge, figli, genitori, il de cuius può devolvere ad altri eredi solo una parte del suo patrimonio.

Il de cuius ha una quota disponibile, ma non può pregiudicare il diritto dei legittimari e la quota di riserva loro attribuita per legge.

La quota disponibile e la quota di riserva variano a seconda di quanti eredi rientrano nell’asse ereditario, come nello schema sotto riportato.

Quali sono le quote ereditarie del coniuge e dei figli?

Il coniuge gode di maggiore tutela rispetto agli altri eredi.

Ciò a prescindere che sia intervenuta separazione dei coniugi o meno, poiché solo con il divorzio viene rotto il vincolo ereditario.

In mancanza di figli, fratelli e/o genitori, il coniuge è l’unico erede e conserva il diritto di abitare la casa coniugale con il relativo mobilio.

Se il defunto è sposato e ci sono figli l’intera eredità è divisa in parti uguali tra il coniuge e il figlio, se è solo uno.

Mentre se i figli sono più di uno, al coniuge spetta 1/3 e la quota restante di 2/3 viene divisa tra tutti i figli.

Viceversa, se la persona che viene a mancare è priva di coniuge e ci sono solo i figli sono loro ad ereditare, in misura uguale ciascuno.

Quali sono le quote ereditarie dei fratelli e delle sorelle?                                          

I fratelli e le sorelle rientrano nell’asse ereditario solamente se il loro fratello deceduto non ha lasciato figli.

In tal caso concorrono all’eredità con il coniuge, se il fratello morto era sposato.

Quando il defunto era sposato, ma non ci sono figli ed oltre al coniuge ci sono dei fratelli al coniuge spettano 2/3 dell’asse ereditario ed ai fratelli 1/3.

Se la persona deceduta lascia, oltre al coniuge ed ai fratelli, anche i genitori la quota di ¼ è riservata a loro, a meno che non c’è rinuncia all’eredità in favore dei figli.

Quali sono le quote ereditarie dei genitori e dei fratelli?

In mancanza di discendenti l’eredità viene devoluta agli ascendenti, dunque ai genitori in parti uguali, se non ci sono fratelli e sorelle.

Se invece il de cuius lascia oltre ai genitori anche fratelli, ai genitori spetta ½ dell’eredità.

La restante metà dell’eredità viene divisa tra tutti i fratelli che ereditano in parti uguali.

Schema delle quote ereditarie senza testamento

  •  solo il coniuge a lui va tutta l’eredità
  • coniuge ed un figlio spetta metà eredità ciascuno
  • coniuge e due figli spetta 1/3 ciascuno
  • coniuge e più di 2 figli 1/3 va al coniuge e 2/3 vengono ripartiti tra i figli
  • coniuge fratelli e sorelle 2/3 al coniuge ed 1/3 ai fratelli (se ci sono anche genitori a loro è riservata la quota di ¼)
  • solo un figlio a lui va tutta l’eredità
  • solo figli l’eredità viene divisa in parti uguali tra di loro
  • solo un genitore a lui va tutta l’eredità
  • entrambi i genitori l’eredità viene divisa in parti uguali tra di loro
  • genitori fratelli e sorelle ½ va ai genitori e ½ viene diviso tra i fratelli
  • fratelli e sorelle l’eredità viene divisa in parti uguali tra di loro
  • solo nonni, bisnonni o altri ascendenti l’eredità viene divisa in parti uguali tra di loro (il parente più  vicino entro il sesto grado esclude gli altri nell’asse ereditario)

L’Avv. Gianluca Sposato dell’ISLEIstituto per la Documentazione gli Studi Legislativi esperto in diritto ereditario segue successioni ereditarie importanti in tutta Italia.

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Rassegna Stampa

Incidente stradale mortale, gli importi da liquidare agli eredi

Incidente stradale mortale, gli importi da liquidare agli eredi

Avvocato Gianluca Sposato

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Quali sono gli importi per gli eredi negli incidenti stradali mortali?

In questo articolo spieghiamo quali sono gli importi da liquidare agli eredi in caso di morte per incidente stradale e cosa dice la legge a riguardo.

Abbiamo intervistato l’Avvocato Gianluca Sposato, Presidente dell’Associazione Difesa Infortunati Stradali, tra i massimi esperti a livello nazionale in risarcimento danni per incidenti stradali mortali.

L’Avvocato Gianluca Sposato, fa parte del Gruppo “Danno  alla Persona”  dell’Osservatorio nazionale sulla Giustizia Civile, che elabora ogni anno le Tabelle di liquidazione del danno da morte.

Cosa bisogna fare quando un proprio familiare muore in un incidente stradale?

“Il supporto medico e terapeutico ai familiari delle vittime della strada sono fondamentali.

Fondamentale è, poi, avere un avvocato con molti anni di esperienza in diritto delle assicurazioni e responsabilità civile da circolazione stradale.

La materia è molto difficile e tecnica, sono in pochi a sapere come muoversi per tutelare pienamente i diritti di chi ha riportato un lutto familiare in conseguenza di un omicidio stradale.

La ricostruzione dell’incidente mortale è importante per l’attribuzione delle responsabilità, evitando errori che possono costare cari in termini di giustizia e liquidazione del danno da morte.

La scelta dell’avvocato non può prescindere dal suo curriculum e dalla sua preparazione specifica per risarcimento danni per incidenti mortali.

Ciò tenuto conto dell’evoluzione costante del diritto su tematiche relative al danno patrimoniale, al danno non patrimoniale e danno da perdita parentale“.

In che misura i familiari hanno diritto al risarcimento del danno da morte?

“Con il Gruppo Danno alla Persona dell’Osservatorio Nazionale sulla Giustizia stiamo lavorando a criteri omogenei di  liquidazione ai familiari delle vittime della strada.

Per il danno non patrimoniale per la perdita del rapporto affettivo, ovvero del danno morale per l’uccisione di un familiare, esistono variabili che devono essere valutate correttamente dal giudice.

Come Avvocato che assiste chi ha perso un familiare in un incidente stradale devo dire che non esiste ristoro economico che può colmare il dolore per la perdita affettiva di un proprio caro.

Elementi come il grado di parentela, la convivenza, l’età del congiunto deceduto e l’età del familiare superstite sono richiamati dalla Cassazione.

Questi criteri vengono presi come riferimento per determinare l’aumento degli importi da corrispondere a titolo di risarcimento del danno morale al familiare superstite.

Bisogna, poi, valutare a parte il danno patrimoniale.

La perdita di apporto economico alla famiglia per l’uccisione del proprio congiunto, nel caso in cui il proprio caro provvedeva al mantenimento del nucleo familiare.

Il massimale di polizza assicurato per legge non può essere inferiore a 6.000.000,00 di euro, potrebbe non coprire tutti i danneggiati in caso di strage stradale“.

Come si calcola l’importo che spetta per la morte di un familiare?

“Bisogna, innanzi tutto, distinguere il danno patrimoniale da quello non patrimoniale per l’uccisione di un familiare.

Lo schema delle Tabelle del danno da morte che è stato elaborato dall’Osservatorio sulla Giustizia Civile di Milano per l’anno 2021, prevede importi standardizzati.

Anche le Tabelle del danno da morte del Tribunale di Roma, pubblicate nel mese di dicembre 2023, tengono del legame di parentela e dell’età ai fini delle somme da attribuire agli eredi.

Gli importi da liquidare agli eredi in caso di incidente stradale mortale avvengono in base ad un calcolo su criteri  elaborati da queste Tabelle.

Somme riconosciute per la morte di un figlio, o genitore, in un incidente stradale

Incidente stradale mortale questi sono gli importi da liquidare agli eredi in base alle tabelle del danno da morte.

A favore di ciascun genitore per morte di un figlio l’ importo può variare da un minimo di € 168.250,00 fino ad un massimo di € 336.500,00 a seconda del verificarsi di determinate condizioni.

Lo stesso importo è riconosciuto a favore del figlio per morte di un genitore e a favore del coniuge non separato, o del convivente sopravvissuto per la morte del proprio congiunto.

Somme riconosciute per la morte di un fratello, o di una sorella, in un incidente stradale

A favore del fratello per morte di un fratello in un incidente stradale il divario del risarcimento è più ampio e varia da un minimo di € 24.350,00 fino ad un massimo di € 146.120,00.

Gli stessi importi vengono riconosciuti in favore del nonno per la morte del nipote in un incidente stradale.

Fermo restando l’onere di provare l’intensità del vincolo affettivo, richiesto dalla giurisprudenza, quale condizione per avere diritto al risarcimento del danno.

Per non avere liquidazioni irrisorie è importante essere assistiti, fin da subìto, da avvocati che trattino in via esclusiva il danno per la perdita del rapporto parentale, anche in Cassazione”.

Chi paga per l’omicidio stradale?

“Bisogna distinguere l’azione civile da quella penale.

L’articolo 589 bis del codice penale stabilisce la pena per chi ha compiuto un omicidio stradale, con le relative attenuanti e aggravanti.

L’articolo 2043 del codice civile obbliga il conducente del veicolo che ha provocato la morte a rispondere per il risarcimento ai familiari.

L’assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile automobilistica garantisce la manleva dell’assicurazione.

L’assicurazione è obbligata in solido al pagamento del risarcimento di tutti i danni, patrimoniali e non patrimoniali, ai  familiari delle vittime della strada nel caso di omicidio stradale.

Una procedura a parte è prevista nel caso di incidente stradale mortale causato da veicolo non assicurato, o da pirata della strada.

In questo caso la richiesta di risarcimento deve essere inviata all’impresa designata territorialmente dal Fondo di Garanzia Vittime della Strada.

Tempistiche del risarcimento per morte in un incidente stradale

Le tempistiche del risarcimento per la morte di un familiare in un incidente stradale  variano in base a diversi fattori.

Possono essere veloci, se non ci sono dubbi sulla responsabilità di chi ha causato la morte del familiare nell’incidente stradale, come nel caso del trasportato.

Dubbi non dovrebbero sorgere anche sull’entità dell’importo da corrispondere agli eredi legittimi: il coniuge, i figli, i fratelli, i genitori ed i nonni.

E’ sempre possibile, comunque, chiedere una provvisionale, o trattenere le somme in acconto.

Quando la ricostruzione dell’incidente mortale non chiarisce le responsabilità, con presunzione di concorso di colpa i tempi per il  risarcimento si allungano.

In caso di rifiuto dell’assicurazione a risarcire gli eredi di chi è morto in un incidente stradale i tempi sono quelli di un giudizio civile e variando mediamente da 4 a 5 anni in primo grado”.

Morte per incidente stradale, come scegliere l’avvocato?

La scelta di un avvocato nel caso di morte per incidente stradale non è mai facile.

L’errore più comune è quello di subire pressioni dall’esterno, o affidarsi ad un avvocato penalista.

Solo un avvocato civilista con lunga esperienza nella ricostruzione di incidenti stradali mortali e danno da morte può affrontare e risolvere tutte le difficoltà che implica il caso.

L’Avvocato Gianluca Sposato è stato eletto migliore avvocato per risarcimento di danni gravi e danno da morte da Top Legal, premiato per l’impegno a promuovere la sicurezza stradale.

Per l’attività in ambito istituzionale, come Presidente di Adism – Associazione Difesa Infortunati Stradali, ha ricevuto l’apprezzamento della Presidenza del  Consiglio dei Ministri.

Ha pubblicato il Manuale “Le 50 parole del danno stradale più usate nelle aule di  Giustizia i cui proventi sono devoluti in beneficenza per promuovere la legalità e la sicurezza stradale.

E’ Rappresentante di Interessi alla Camera dei Deputati, dove svolge attività di monitoraggio sull’attività legislativa del Parlamento in tema di sicurezza stradale e danno alla persona.

Per affidare un incarico relativo ad un incidente stradale mortale, l’Avvocato Gianluca Sposato risponde al numero diretto 06.3217639, o per urgenze al numero 347.8743614.

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Eredità tra fratelli nella successione legittima e testamentaria

Eredità tra fratelli nella successione legittima e testamentaria

Avvocato eredità successioni

Parliamo dell’eredità tra fratelli con l’Avvocato Gianluca Sposato esperto in diritto di famiglia e diritto ereditario, Rappresentante di Interessi alla Camera dei Deputati.

Presidente di Commissione dell’ultima sessione dell’Esame di Stato per Avvocato a Roma, ha affrontato e risolto questioni ereditarie in tutta Italia e all’Estero nel corso della sua lunga carriera.

Quando i fratelli e le sorelle hanno diritto  all’eredità?

Le contese ereditarie tra fratelli, oltre che frequenti, sono sempre spiacevoli da gestire nell’ambito dei rapporti familiari.

I fratelli e le sorelle, se esaminiamo l’eredità in linea retta e dunque, rispetto all’asse ereditario dei genitori, sono legittimari e non possono mai essere estromessi dall’eredità.

Se esaminiamo, però, l’eredità non in linea retta, ma in linea collaterale, i fratelli non sono legittimari e, non avendo una quota riservata per legge sull’eredità del fratello, possono essere esclusi dal testamento.

I fratelli e le sorelle subentrano nell’eredità del fratello, o della sorella, premorti solo in due casi:

  1. se vengono citati nel testamento;
  2. oppure, in assenza di testamento, se il fratello defunto non aveva figli, o il coniuge

L’eredità del fratello deceduto senza figli e senza coniuge, pertanto, spetta ai legittimi eredi più prossimi del de cuius e, dunque, ai fratelli, tranne nel caso in cui vi sia un testamento che li esclude.

Chi eredita se un fratello muore senza lasciare famiglia?

Quando muore un fratello senza moglie e figli si deve distinguere a seconda che si apre la successione legittima, o la successione testamentaria.

Se il fratello deceduto non ha redatto testamento, in base all’articolo 570 del codice civile il fratello superstite, o i fratelli, erediteranno il patrimonio ereditario in parti uguali, in mancanza di altri eredi legittimi.

Se il fratello è deceduto senza fare testamento e non ha figli ma, nell’asse ereditario  ci sono altri legittimari, ovvero il coniuge, i genitori, o i nonni, i fratelli concorrono per le quote ereditarie loro riservate per legge.

Quando il fratello morto non ha figli, ai fratelli superstiti spetta 1/3 dell’eredità se concorrono con il coniuge, o 2/12 quando nell’asse ereditario sono presenti il coniuge ed i genitori.

I fratelli e le sorelle unilaterali conseguono, però, la metà della quota che la legge riserva ai fratelli e le sorelle germani.

Nella successione legittima, in presenza di figli del de cuius ai fratelli non spetta l’eredità perché sono i figli a subentrare nell’asse ereditario con il genitore superstite.

Nel caso di eredità  senza testamento cosa succede quando unico erede legittimo è un fratello e si procede all’apertura della successione legittima?

Il fratello superstite, mancando i figli del defunto e in assenza di altri legittimari,  erediterà tutto il patrimonio del fratello. o della sorella deceduta.

Infatti, solo in presenza di un testamento che esclude il fratello superstite, erede potrà essere qualsiasi altra persona, anche non parente del fratello morto, quando non sono presenti legittimari nell’asse ereditario.

Il fratello può essere estromesso dal testamento?

I fratelli non sono legittimari, a differenza del coniuge, dei figli e dei genitori.

I fratelli, essendo parenti in linea collaterale, non hanno una quota ereditaria riservata loro per legge sull’eredità del fratello defunto.

Tant’è che nel caso il fratello ha redatto un testamento che estromette il fratello, o la sorella, questi non possono impugnarlo.

A meno che il testamento è stato estorto con la forza, o con l’inganno al fratello o, alla sorella deceduta.

Il testamento è, altresì, nullo quando si dimostri che il testatore non era lucido e capace di intendere e volere al momento in cui lo ha redatto.

Sotto il profilo formale, per carenza dei requisiti richiesti dalla legge, ove trattasi di testamento olografo non sottoscritto o privo della data, ovvero non è stato redatto di proprio pugno dal testatore.

Pertanto, un fratello che non ha figli e coniuge quando fa testamento è libero  di nominare unico erede un nipote, aprendosi in tale ipotesi l’eredità verso i nipoti, o una persona a lui cara, senza pregiudicare i diritti del fratello.

Per prenotare un appuntamento con l’Avvocato Gianluca Sposato, esperto in successioni ereditarie, informazioni su costi e servizi nell’area Assistenza Legale24h.

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Donazione indiretta e lesione della quota legittima degli eredi

Donazione indiretta e lesione della quota legittima degli eredi

Scioglimento comunione ereditaria

Indice

L’Avvocato Gianluca Sposato, Presidente dell’ultima sessione per l’Esame di Avvocato a Roma, rappresentante di interessi alla Camera dei Deputati, spiega all’Agenzia Parlamentare cosa è la donazione indiretta e lesione della quota legittima degli eredi.

Cosa è la donazione indiretta?

Sono donazioni indirette quelle liberalità fatte sotto la forma di un negozio giuridico diverso dalla donazione, in modo però che l’attribuzione patrimoniale sia acquisita al patrimonio della persona che si vuole beneficiare.

Sono dette, perciò, anche donazioni per via obliqua.

La donazione indiretta può qualificarsi come un negozio giuridico in cui si attua l’impoverimento di un soggetto ed il corrispondente arricchimento di un altro.

Il donante attua la liberalità ricorrendo ad un diverso mezzo giuridico che non rappresenta il contenuto dell’atto, pur producendone il risultato.

Dunque, vi si ricomprendono tutti quegli atti di liberalità che non si possono qualificare come donazione diretta.

Esempi di donazione indiretta

L’acquisto di un bene immobile costituisce donazione indiretta quando lo si intesta a una terza persona che appare come acquirente, mentre il contratto è concluso ed il prezzo pagato da chi ha operato per donare.

La remissione di debito con cui si estingue l’obbligazione, poiché il creditore non pretende più l’adempimento da parte del debitore, producendo l’impoverimento di un soggetto e l’arricchimento di un altro, rientra pure nella fattispecie.

Così anche il pagamento di un debito altrui, l’espromissione gratuita, il contratto  a favore di un terzo, la costituzione di una rendita vitalizia, o l’assicurazione a vantaggio di un terzo.

Tutti questi casi costituiscono donazione indiretta e possono produrre lesione della quota legittima degli eredi.

Donazione indiretta, cosa è la legittima?

Nel diritto ereditario si trovano in conflitto tra loro i due poli del diritto privato.

L’autonomia dei soggetti che vi domina e la subordinazione all’interesse della collettività propria del diritto di famiglia, di cui il  diritto ereditario rappresenta una naturale evoluzione.

La libertà di disporre e l’interesse della famiglia trovano una loro coesistenza nell’istituto della “legittima” riservata ad alcune categorie di successibili.

I discendenti legittimi e naturali, il coniuge e, qualora manchino i discendenti  legittimi, anche gli ascendenti, nel momento dell’apertura della successione acquistano diritto ad una quota parte del patrimonio del de cuius.

Il patrimonio ereditario si calcola aggiungendo al relictum, cioè a quanto il defunto ha lasciato alla sua morte, il donatum, cioè i beni usciti per effetto di donazioni durante la sua vita.

Per questo è sempre consigliato farsi assistere da un avvocato per eredità, se si è in presenza di donazione indiretta e lesione della quota legittima degli eredi.

Infatti, se nella divisione del testatore è pretermesso uno degli eredi legittimari l’atto è completamente nullo.

Se, invece, ne deriva solo una lesione del diritto di legittima, il legittimario eserciterà l’azione di riduzione contro i coeredi.

La rescissione per lesione, esperibile da ogni condividente contro gli altri, presuppone soltanto il fatto della lesione oltre il quarto al valore della porzione che avrebbe avuto il diritto di conseguire ex art. 763 del codice civile.

Donazione indiretta, lesione della quota legittima degli eredi e valore dell’eredità

Il primo compito dell’avvocato specializzato in diritto ereditario è la ricostruzione del patrimonio ereditario e delle vicende familiari per determinate le quote ereditarie con e senza testamento, spettanti a ciascun erede.

Bisogna tenere presente che nella massa ereditaria ricadono non soltanto i beni lasciati in eredità dal de cuius, ma anche le donazioni indirette.

Il valore dell’eredità è dato anche da quei beni che sono stati oggetto di donazione nel corso della vita da parte del defunto, o da atti che abbiano leso la quota ereditaria di taluno dei legittimari.

Gli atti di liberalità tra vivi possono rendere vana l’aspettativa dei legittimari di ricevere quanto a loro è riservato.

Ma poiché il loro è solo un diritto ereditario,  durante la vita non hanno mezzi per impedire le donazioni, né azioni contro i donatari.

La ricostruzione del patrimonio ereditario è, in presenza di atti di liberalità, un’operazione complessa inerente aspetti di conflittualità tra donazioni ed eredità.

Accade frequentemente, per evitare imposte di successione o tassazione su secondi immobili, che il defunto ha acquistato con proprio denaro ed intestato fittiziamente un immobile ad un altro familiare.

In tal modo privilegiandolo rispetto ad altri venendo, così, a ledere la quota legittima di altri eredi.

Una volta ricostruita la massa ereditaria composta dal relictum e dal donatum, si procederà alla ripartizione delle quote tra gli eredi, con o senza conguagli, tenuto conto, per quanto possibile, delle rispettive richieste.

Donazione indiretta, avvocato specializzato in successioni ereditarie

L’Avvocato esperto in successioni ereditarie, oltre ad una preparazione civilistica consolidata deve avere grandi doti di diplomazia per non pregiudicare la possibilità di una transazione e divisione ereditaria.

Allo stesso tempo l’Avvocato a cui affidarsi per una problematica ereditaria deve avere autorevolezza ed esperienza per dirimere situazioni con donazioni indirette.

Le vicende ereditarie, spesso, sono dettate da legami affettivi o risentimenti familiari, che possono degenerare impedendo lo scioglimento della comunione ereditaria.

I clienti che si rivolgono al mio Studio Legale fondato nel 1949 specializzato in  diritto ereditario hanno appena subìto un lutto familiare.

Questo significa essere poco lucidi e disorientati, per il fatto di dovere affrontare una perdita ed un cambiamento importanti nella loro vita, oltre che dovere gestire rapporti familiari ed economici con gli altri eredi.

Hanno bisogno di sentirsi protetti ed al sicuro, di sapere di essersi affidati al migliore avvocato per eredità.

Comprendere a livello giuridico ogni aspetto, sia che si tratti di successione legittima o di  successione testamentaria, contenendo costi e spese relativi anche alle imposte di successione.

Per consulenza in materia successoria con l’Avvocato Gianluca Sposato è possibile consultare i costi nell’area Assistenza Legale24h.

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Testamento, quando può essere impugnato?

Testamento, quando può essere impugnato?

Avv Gianluca Sposato -risarcimento danno da morte

Indice

Il testamento si può impugnare se provoca una lesione di legittima, ovvero se le quote ereditarie riservate ai legittimari non sono state rispettate dal de cuius.

Chi fa testamento può disporre solo di una quota del proprio patrimonio liberamente, quando nell’asse ereditario sono presenti legittimari.

Se non lo fa gli eredi pretermessi possono impugnare il testamento.

Il testamento può essere impugnato anche per vizi di forma e quando è l’effetto di errore, violenza, o dolo.

In questa intervista all’Agenzia Parlamentare, l’Avvocato Gianluca Sposato, specializzato in diritto successorio ed eredità, spiega quando si può impugnare il testamento.

Chi può impugnare il testamento?

Il testamento può essere impugnato da qualsiasi erede che vi ha interesse.

Ogni erede che ritiene di essere stato ingiustamente escluso dall’asse ereditario, o che reclama di avere ricevuto una quota ereditaria minore di quella che la legge gli attribuisce, può impugnare il testamento.

Inoltre, l’articolo 624 del codice civile dichiara espressamente impugnabili, per violenza, o per dolo, le disposizioni testamentarie.

Infatti il testamento può essere impugnato dagli eredi legittimi per vizi di forma, o sostanziali, per esempio quando se non ha la data, o la firma nel caso del testamento olografo.

I vizi di forma si verificano quando si ritiene che la volontà del testatore non è genuina.

In questi casi bisogna dare preferenza alle delazione legittima e si apre la successione senza testamento, dovendosi ritenere le disposizioni testamentarie inefficaci.

Termine per impugnare il testamento

Il termine per impugnare un testamento decorre dalla data di apertura della successione, ovvero dalla data del decesso del de cuius.

Per impugnare un testamento, se la trattativa con gli altri eredi e la negoziazione assistita sono falliti, bisogna citare in giudizio in Tribunale tutti gli eredi ed i legatari testamentari.

Per stabilire la validità del testamento e delle disposizioni testamentarie, i termini variano a seconda che si tratti di nullità formali, sostanziali, assolute o che ricorra vizio per dolo, errore, violenza.

Per impugnare il testamento  quando lede i diritti e non rispetta le quote degli eredi, per la lesione di legittima, l’azione di riduzione va esercitata nel termine di 10 anni dalla successione.

Il testamento può essere impugnato nel termine di 5 anni in presenza di cause di annullabilità, come un  vizio di forma per mancanza della data, o della firma autografa.

Mentre, nel caso di nullità assoluta l’azione concessa agli eredi per impugnare il testamento è imprescrittibile.

Dunque riassumendo: mentre l’azione di nullità è imprescrittibile, quella di annullabilità deve essere esercitata e si prescrive nel termine di 5 anni e quella per la lesione di legittima in 10 anni.

Quali sono i casi di invalidità del testamento?

I casi di invalidità del testamento, o delle singole disposizioni testamentarie, sono espressamente previsti dalla legge.

Occorre a riguardo precisare, però, che il legislatore ha voluto limitare l’applicazione di conseguenze irrimediabili.

Ciò in considerazione della irripetibilità dell’atto da parte di chi è morto.

Esistono casi di nullità e casi di annullabilità, che hanno effetti sulle disposizioni testamentarie.

Il testamento è nullo per vizi di forma, se nel testamento mancano la data e la sottoscrizione.

E’ nullo anche per violenza fisica quando la volontà del testatore ha subìto coercizione.

L’articolo 590 del codice civile stabilisce i casi in cui la nullità della disposizione testamentaria non può essere fatta valere.

Questo quando l’erede danneggiato, conoscendone la causa, ha confermato la disposizione, o dato ad essa volontaria esecuzione, per esempio a seguito di una transazione ereditaria.

Il testamento è annullabile in tutti gli altri casi, quando lede i diritti degli eredi  legittimari e può essere impugnato.

Impugnare il testamento quando viola le quote ereditarie

Nella successione testamentaria non possono essere violate le quote riservate ai legittimari, ovvero al coniuge e ai figli ed, in assenza di questi ultimi, anche ai genitori.

Né il testatore può eccedere per atti di liberalità la quota disponibile a lui riservata per legge, che varia a seconda della composizione del nucleo familiare.

Pertanto, il testatore nel redigere l’atto di ultima volontà deve considerare la composizione dell’asse ereditario ed eventuali donazioni compiute in vita.

Infatti, in nessun caso, possono essere violate le quote spettanti per legge al coniuge, ai figli, ai genitori e altri ascendenti.

Altrimenti il testamento quando lede i diritti degli eredi legittimari può essere impugnato da chiunque vi ha interesse.

Nel redigere testamento si deve, inoltre, tenere conto di eventuali atti di liberalità compiuti in vita che costituiscono un anticipo di eredità e devono essere conferite alla massa ereditaria.

Il rapporto tra donazioni ed eredità è operazione frequente all’apertura della successione, al fine del computo delle quote ereditarie, per effetto di donazioni indirette che abbiano  avvantaggiato alcuni eredi in danno di altri.

Impugnare il testamento per donazioni indirette

In tutti i casi in cui vi siano donazioni indirette che hanno avvantaggiato alcuni eredi in danno di altri è possibile impugnare il testamento.

Le donazioni indirette sono donazioni simulate, che nascondono un altro atto giuridico, come sovente una compravendita immobiliare.

Si tratta di negozi giuridici che hanno impoverito una persona a vantaggio di un’altra, come nel caso di acquisti fatti in favore dell’erede dal de cuius con proprio denaro.

Si pensi all’intestazione fittizia di un immobile ad un figlio, anche solo per usufruire delle agevolazioni prima casa e non pagare le imposte di successione.

La donazione viene considerata come un impoverimento del patrimonio ereditario in favore di uno solo degli eredi.

Per tale ragione, per effetto della collazione, va imputata alla massa ereditaria.

Impugnare il testamento: l’azione di riduzione

Ai familiari, in qualità di legittimari, spetta una quota di riserva anche nell’ipotesi in cui si apra la successione all’eredità senza testamento nella successione legittima.

Nel caso in cui si dia luogo alla successione testamentaria saranno molteplici gli elementi da analizzare.

A cominciare dalla capacità di intendere e volere del testatore.

Per verificare se il testamento non rispetta i diritti dei legittimari occorre verificare la validità del testamento, che produce effetto dal momento della pubblicazione.

L’articolo 554 del codice civile dispone che le disposizioni testamentarie eccedenti la quota di cui il defunto poteva disporre sono soggette a riduzione.

Ciò può avvenire nei limiti della quota medesima, attraverso l’esperimento dell’azione di riduzione dinanzi il Tribunale competente.

Tale azione si rende necessaria per la reintegra nell’eredità, quando l’erede è stato escluso nel testamento, o gli è stata attribuita una quota ereditaria minore di quella che la legge gli riconosce.

Ciò quando è fallito il tentativo di ricomporre la controversia ereditaria con una transazione ereditaria, con bilanciamento delle quote spettanti a ciascun erede.

Quali sono le quote nel testamento?

La quota disponibile varia a seconda del numero dei legittimari.

In ogni caso non può mai essere inferiore ad ¼ del patrimonio del testatore.

Diversamente il testamento quando lede i diritti degli eredi legittimari può essere impugnato.

Il testatore può disporre di ¼ del suo patrimonio come vuole, destinandolo anche a soggetti diversi dai propri familiari e parenti, o privilegiando uno di loro rispetto ad altri.

Se non ci sono eredi legittimari, il coniuge, i figli, i genitori o i nonni, il testatore può disporre liberamente dell’intera quota del proprio patrimonio.

Quale è la quota disponibile nel testamento?

Se il testatore è sposato bisogna distinguere a seconda che ci siano figli, o meno.

Se non ci sono figli, ma solo il coniuge la sua quota disponibile è di ½, dunque l’altro ½ rappresenta la quota di riserva del coniuge.

Se oltre al coniuge ci sono anche dei figli la quota disponibile è di 1/3 se il figlio è uno solo e di ¼ se i figli sono più di uno.

In presenza di figli il coniuge avrà, diritto quando concorre con un figlio ad 1/3 e nel caso di più figli ad ¼ dell’asse ereditario.

E’ sempre fatto salvo l’uso della casa coniugale e del suo mobilio.

Se il testatore alla sua morte lascia solo figli la quota disponibile sarà di ½ se ha un solo figlio e di 1/3 se lascia più di un figlio, essendo riservata a loro la restante quota nell’una e nell’altra ipotesi.

Quote nel testamento con genitori

Se il de cuius non è sposato e non ha figli ma, nell’asse ereditario sono presenti ascendenti e, dunque, genitori o nonni, la quota loro destinata a titolo di riserva è di 1/3.

Nel caso in cui l’erede è deceduto prima della dichiarazione di successione possono agire per rappresentazione ereditaria i discendenti.

La quota disponibile del testatore è di 2/3 che se non rispettata nel testamento e lede i diritti degli eredi legittimari può essere impugnato.

Non è prevista invece alcuna quota di riserva per i fratelli.

Dunque, se il fratello o la sorella sono sposati ed hanno figli non è possibile impugnare il testamento che esclude i fratelli.

Pertanto, il testamento quando lede i diritti degli eredi legittimari può essere impugnato, ma non dai fratelli.

Schema quota di riserva e disponibile 

  • Se il testatore lascia solo il coniuge la quota disponibile è ½ (quota riserva coniuge 1/2)
  • Se sopravvive coniuge e un figlio la quota disponibile è 1/3 (quota riserva coniuge 1/3, figlio 1/3)
  • Se sopravvive coniuge e più di un figlio quota disponibile 1/4 (quota riserva coniuge ¼, figli ½)
  • Se rimane solo un figlio la quota disponibile è ½ (quota riserva figlio ½)
  • Se rimane più di un figlio la quota disponibile è 1/3 (quota riserva figli 2/3)
  • Se lascia coniuge e ascendenti disponibile ¼ (quota riserva coniuge ½, ascendenti 1/4)
  • Se lascia solo ascendenti disponibile 2/3 (quota riserva ascendenti 1/3)

Per prenotare un appuntamento e sottoporre una questione ereditaria all’Avvocato Gianluca Sposato, esperto in materia testamentaria consultare la pagina Legale24h dove sono indicati anche i costi.