Categories
Diritto Ereditario

Impugnazione testamento

Impugnazione testamento

Indice

Quando si può impugnare il testamento?

L’impugnazione del testamento è una della attività più articolate e complesse nel diritto ereditario.

Il testamento è la disposizione di ultima volontà con cui una persona, nel pieno delle sue capacità fisiche e mentali, regola le sorti del suo patrimonio dopo la sua morte.

E’ olografo quando è scritto di proprio pugno, pubblico se redatto da notaio, o segreto quando viene consegnato dal testatore in busta chiusa al notaio e da questi custodito.

E’ possibile impugnare il testamento per vizi di forma, o vizi di volontà del testatore.

Il testamento è nullo e non ha validità per irregolarità insanabili, come disposto dall’art. 606 del codice civile.

Come si impugna un testamento?

L’impugnazione del testamento può avvenire per nullità formali quando, per esempio, il testamento olografo non contiene la data, o la firma, o non è stato realmente scritto dal testatore.

L’impugnazione del testamento è consentita anche per nullità sostanziali, per violazione di legge quando, per esempio, non è stata rispettata la quota legittima.

Il testamento è annullabile quando presenta difetti che non ne comportano la nullità.

Come nel caso di omessa, o incompleta, indicazione della data, oltre che per i vizi della volontà e incapacità di disporre per testamento.

Il testamento si impugna contestandone la validità e denunciandone i vizi.

Se la diffida agli altri eredi e la mediazione non sortiscono effetti, il testamento deve essere impugnato con atto di citazione a comparire in giudizio presso il tribunale dove si è aperta la successione.

Revoca delle disposizioni testamentarie

Nelle successioni ereditarie devono tenersi distinti i concetti di revoca e di inefficacia delle disposizioni testamentarie.

Ai sensi dell’articolo 679 del codice civile, il testatore può revocare in tutto, o in parte, il testamento, tant’è che le clausole contrarie non producono effetto.

La revoca del testamento si fa redigendo un testamento posteriore, ovvero con data successiva a quello revocato.

Il testatore può revocare il testamento anche mediante un atto con cui dichiara di volere annullare in tutto, o in parte, la disposizione testamentaria anteriore.

Oltre che per volontà tacita od espressa del testatore, la revoca del testamento è  talora operata anche dalla legge, come nel caso dei figli non contemplati nel testamento, anche perché sopravvenuti.

Quali sono i termini per impugnare il testamento?

Per comprendere quanto tempo hanno gli eredi per impugnare il testamento,  bisogna distinguere la cause di annullabilità, da quelle di nullità assoluta delle disposizioni testamentarie. Il termine di prescrizione per esercitare l’azione di annullabilità delle disposizioni testamentarie è di 5 anni dall’apertura del testamento. Nel caso di testamento affetto da dolo, violenza od errore, l’azione si prescrive nel termine di 5 anni da quando si è appresa la notizia della causa di annullabilità. Anche l’azione per impugnare il testamento scritto da persona incapace di intendere e di volere deve essere esercitata entro il termine di 5 anni. Il termine per l’impugnazione del testamento nel caso di violazione di legittima, invece, è di 10 anni dall’apertura della successione. L’azione per far valere la nullità del testamento non è sottoposta a termini di prescrizione. Pertanto può essere esercitata in qualsiasi momento da chi è stato danneggiato dalla disposizione testamentaria.

I termini per l’impugnazione del testamento devono essere valutati sempre da un avvocato esperto in successioni, che prima di intentare una causa civile proporrà un accordo per la divisione ereditaria.

Come evitare che il testamento venga impugnato?

Esiste un solo modo per evitare che un testamento venga impugnato: prima di redigerlo rivolgersi ad un avvocato specializzato in eredità e successioni.

Il diritto successorio è materia tecnica che abbraccia tutti i rami del diritto civile e richiede una vasta conoscenza ed esperienza nell’affrontare le questioni ereditarie.

Nella successione testamentaria sono frequenti i casi relativi a donazioni ed eredità, di cui il testatore deve tenere sempre conto per rispettare le quote ereditarie.

Per evitare l’impugnazione del testamento non può farsi riferimento solo a vizi formali, peraltro difficilmente riscontrabili nel testamento redatto per atto pubblico, quanto piuttosto a vizi sostanziali.

Il testamento, soprattutto quando è redatto di pugno dal testatore, oltre a rispettare i requisiti di forma, deve garantire il rispetto delle quote riservate per legge ai legittimari.

Infatti, solo quando il testatore non è sposato e non ha figli, o genitori in vita, può disporre pienamente delle proprie sostanze, senza che sorgano problemi legati alla collazione ereditaria.

Quando impugnare il testamento olografo?

Il testamento olografo richiede una verifica preliminare relativa alla veridicità della grafia del testatore, oltre che della sua capacità di intendere e volere.

Per quanto attiene alla scrittura del testamento, la perizia calligrafica è lo strumento che consente di comparare ed accertare l’autenticità del testamento.

Il costo della perizia calligrafica si aggira intorno ai 1.500,00 euro, ma quando l’attività del perito calligrafico è particolarmente difficile e complessa, può essere superiore.

Per vizi di forma è possibile impugnare il testamento olografo per mancanza della data, della sottoscrizione, o quando viene disconosciuta la grafia del testatore.

Per dimostrare la mancanza di capacità di intendere e volere del testatore, o il difetto della sua spontaneità, invece, possono sorgere difficoltà insormontabili.

Basti pensare che il testamento olografo è valido anche se redatto da persona con amministratore di sostegno, in quanto capace di intendere e di volere.

Il testamento olografo, poi, al pari del testamento pubblico e di quello segreto, può essere impugnato per vizi sostanziali in tutti i casi di lesione di legittima.

Impugnazione del testamento per lesione di legittima

Il testamento consente al de cuius di disporre liberamente del proprio patrimonio, ma in presenza degli eredi legittimari non può causare lesione della legittima.

Pertanto, è possibile proporre l’impugnazione del testamento in tutti i casi in  cui il testatore non ha rispettato le quote ereditarie riservate ai legittimari nella successione legittima.

La legge consente di impugnare il testamento anche mediante l’istituto della rappresentazione ereditaria posto a garanzia dei diritti dei legittimari.

Per ogni tipologia di testamento, il testatore deve tenere conto delle donazioni effettuate in vita, senza violare la quota legittima, che la legge attribuisce a coniuge e figli.

La legge riserva al coniuge la metà del patrimonio del de cuius se non concorre con i figli.

La quota che spetta al coniuge è di un terzo del patrimonio nel caso di concorso con un solo figlio e un quarto del patrimonio ereditario nel caso di concorso con più figli.

Quando ad ereditare è solo un figlio ha diritto sempre alla metà del patrimonio ereditario.

Se i figli sono più di uno è loro riservata la quota di due terzi dell’eredità da dividersi in parti uguali, sempre che non concorrano con il coniuge.

Costi per impugnare il testamento

I costi per impugnare il testamento variano a seconda del valore dell’eredità e della attività da compiere.

Il costo di un Avvocato per impugnare il testamento è dovuto per la consulenza in materia ereditaria, per l’attività stragiudiziale, per la mediazione e la causa civile.

L’Avvocato esperto in successioni deve presentare al cliente un preventivo scritto chiaro e dettagliato.

Il compenso dell’avvocato per impugnare il testamento è disciplinato dal DM 147/2022 che prevede un parametro minimo, medio e massimo.

Per prenotare una consulenza in materia ereditaria con l’Avvocato Gianluca Sposato consultare la pagina Assistenza Legale24h e chiamare il numero diretto 06.3217639.

Categories
Diritto Ereditario

Avvocato eredità successioni

Avvocato eredità successioni

Avvocato eredità successioni

Indice

Quando è necessario rivolgersi ad un Avvocato per eredità?

Il diritto ereditario è una materia complessa e tecnica che riguarda vasti ambiti del diritto civile, dal diritto di famiglia, di cui può intendersi una naturale evoluzione, alle obbligazioni, al diritto immobiliare.

Le questioni legali da affrontare dopo la morte di un familiare non sono semplici e richiedono il supporto di un Avvocato con molti anni di  esperienza, specializzato in successioni ereditarie.

E’ consigliato rivolgersi ad un Avvocato esperto in diritto ereditario sia nella fase che precede l’apertura della successione, per consulenza in materia ereditaria, che per l’accettazione dell’eredità e le relative fasi da svolgere tra eredi.

La presentazione della denuncia di successione è un adempimento fiscale che può compiere qualsiasi erede e non comporta la qualità di erede, che richiede atti concludenti sul patrimonio del de cuius.

Solo un Avvocato esperto in successioni può chiarire ogni aspetto legato all’eredità, essere di supporto a prevenire e risolvere liti tra eredi, con lo scioglimento della comunione ereditaria, in presenza di coeredi.

Quali attività svolge l’Avvocato per eredità  e successioni ereditarie?

L’Avvocato per eredità e successioni svolge attività sia preliminari  all’apertura della successione, che nella fase dell’accettazione di eredità, con la divisione ereditaria e attribuzione delle quote ereditarie.

Quando il de cuius è in vita, la consulenza in materia ereditaria è utile per la redazione del testamento, nella successione testamentaria, oltre che per esaminare non vengano violate le quote degli eredi legittimi.

Il testamento quando lede i diritti dei legittimari può essere impugnato, ma anche nella successione legittima possono presentarsi problemi in ordine a donazioni ed eredità.

Per affrontare una contesa ereditaria, è indispensabile supporto tecnico e qualificato, così come per parere in tema di rappresentazione ereditaria,  collazione, o esame di testamento olografo.

L’Avvocato per eredità e successioni assiste gli eredi il più delle volte con accordi transattivi divisori e, in caso di litigiosità, nella mediazione ereditaria e contezioso per cause ereditarie.

Quanto costa un Avvocato per eredità?

La materia ereditaria è tra le più costose in ambito civile, perché il compenso dell’Avvocato è proporzionato al valore dell’eredità, oltre che alle attività da compiere.

Tuttavia è fortemente sconsigliato, a meno che non si tratti di questioni di poco conto, rivolgersi a giovani avvocati che non rispettano il codice deontologico forense e praticano tariffe sotto i minimi per accaparrarsi la clientela.

L’Avvocato esperto in successioni ereditarie ha l’obbligo di fornire un preventivo scritto al cliente relativo a tutte le attività  da compiere per la fase stragiudiziale, la mediazione ed il contenzioso ereditario.

Una consulenza in materia ereditaria, fornita da un Avvocato con una certa anzianità di esercizio della professione forense, non costa meno di 200 euro, oltre agli accessori di legge.

Anche se non è corretto parlare di percentuali, il compenso dell’Avvocato in casi particolarmente importanti e difficili può arrivare fino al 10% per la fase stragiudiziale, quando si sono raggiunti gli obiettivi e risultati fissati con il cliente.

Mentre nel contenzioso civile, nel caso di azioni giudiziarie relative a una causa ereditaria il compenso è dovuto per 4 fasi:

  • di studio ed esame della controversia
  • introduttiva: per la redazione della citazione o comparsa di risposta
  • trattazione ed istruttoria, dovuta a prescindere dal suo svolgimento
  • decisionale per la fase conclusiva del giudizio ed invio a sentenza

Come scegliere l’Avvocato per eredità e successioni?

La regola da seguire per scegliere l’Avvocato per eredità e successioni è  molto semplice: bisogna verificare la specializzazione e l’anzianità di iscrizione all’Albo degli Avvocati.

Entrambi i requisiti sono fondamentali: un Avvocato che non è iscritto da almeno 10 anni all’Albo del Consiglio Forense e non è Patrocinante in Cassazione non può ritenersi affidabile ed esperto.

Il diritto ereditario è tra le materie più vaste e complesse del diritto civile, per l’importanza delle questioni trattate, relative a rapporti e familiari, richiede a una vasta conoscenza del diritto, notevole esperienza e grandi doti umane.

Scegliere l’Avvocato per successioni non può prescindere da queste considerazioni, tenuto conto della complessità  delle operazioni da svolgere sia per la ricostruzione della massa ereditaria, che per la determinazione del suo valore, soprattutto in presenza di immobili ed oggetti di pregio e valore.

Avvocato per successioni ereditarie

L’Avvocato Gianluca Sposato, con oltre 25 anni di esperienza professionale ed iscrizione all’Albo degli Avvocati, è considerato tra i massimi esperti per successioni ereditarie in ambito nazionale.

E’ iscritto all’Albo degli Avvocati di Roma dal 1997 e All’Albo dei Cassazionisti dal 2009, occupandosi esclusivamente di assicurazioni ed eredità, settori nei quali svolge attività prevalente.

Esercita principalmente a Roma e segue personalmente solo questioni relative ad eredità importanti in tutta Italia, con una percentuale di risoluzione delle questioni pressoché assoluta, grazie ad una attenta analisi preliminare ed una profonda conoscenza della materia.

Chi necessita di un Avvocato per successioni ereditarie a Roma, o in altre parti d’Italia, sia per una consulenza in materia ereditaria, che per conferire un incarico in diritto successorio, può visitare l’area contatti  e chiamare in orario di lavoro per un appuntamento.

Categories
Diritto Ereditario

Testamento olografo

Testamento olografo

Indice

Cos’è il testamento olografo?

Il testamento olografo è l’atto di ultima volontà che per essere valido deve essere scritto a penna dal testatore su carta e contenere la data e la sua firma.

E’ la forma testamentaria più semplice che richiede minime formalità.

Proprio per questa ragione è anche la più facile a prestarsi all’ impugnazione del testamento, senza la consulenza di un avvocato specializzato in diritto ereditario.

La validità del testamento richiede che deve essere scritto interamente a mano ed a penna dal testatore su carta, da lui datata e sottoscritta.

Null’altro richiede la legge per la validità e forma dell’olografo.

Tutta la solennità del testamento olografo si consuma nello scritto di pugno del disponente, contenente data e sottoscrizione.

In tal modo, pur non essendo un atto pubblico, la scrittura privata assume valore solenne con la sua pubblicazione.

Come deve essere il testamento olografo per essere valido?

Il testamento olografo, disciplinato dall’articolo 609 del codice civile, è la forma più semplice ed economica di disporre per atto di ultima volontà ed ha la stessa validità del testamento pubblico.

Nella successione testamentaria per la validità del testamento olografo occorrono i seguenti requisiti:

  1. il testamento olografo deve essere scritto per intero, a penna di proprio pugno, da chi lo redige;
  2. deve contenere la data e la firma di chi lo scrive, la sottoscrizione deve essere posta alla fine delle disposizioni;
  3. deve essere scritto da persona capace di intendere e di volere, nella piena facoltà delle proprie capacità mentali;
  4. il testamento deve essere scritto a penna, senza condizionamenti di sorta, a pena di nullità.

In presenza di più testamenti ha validità quello che è stato redatto per ultimo dal testatore, a prescindere che si tratti di testamento olografo, o pubblico.

La sottoscrizione del testamento olografo, se non è fatta indicando nome e cognome, ovvero con firma illeggibile, è valida se designa con certezza la persona del testatore.

Se un erede non è certo dell’autenticità del testamento olografo è necessario effettuare una perizia calligrafica, per essere certi di procede all’apertura della successione testamentaria.

Il Notaio deve sempre allegare la copia del testamento che è stato redatto di pugno dal de cuius nell’atto che pubblica.

Quando non è valido il testamento olografo?

Ai fini della validità è richiesta la scrittura autografa del testatore, senza sussistenza di mezzi meccanici di scrittura e senza intervento di terzi.

Non è vietato che il testo sia preparato da altri, né ricopiato, purché non vi sia stata costrizione nel formare la volontà del disponente.

Deve essere certo che la volontà di disporre non ha subito condizionamenti che hanno ingenerato violenza, errore, o dolo sul de cuius.

Il testatore deve essere stato capace di intendere e di volere nel momento in cui ha redatto testamento e non deve avere subìto violenza fisica, morale, o ricatti.

Testamento olografo falso

Nella successione testamentaria il testamento olografo, a differenza di quello pubblico, può dare luogo a dubbi interpretativi circa la sua originalità e validità del testamento stesso.

Ciò non soltanto relativamente alla scrittura autografa del testatore, ma anche alla sua capacità di intendere e volere.

Il caso più grave che può presentarsi è rappresentato dal testamento falso, ovvero che non sia stato scritto di pugno dal testatore.

Tale ipotesi comporta l’indegnità a succedere per il beneficiario responsabile, ove vi sia stato riscontro attraverso perizia calligrafica giurata.

Data certa e sottoscrizione del testamento olografo

Per quanto concerne la validità della data deve essere scritta a mano dal disponente, indicare il giorno, il mese e l’anno, affinché sia certo il momento in cui il testamento è stato scritto.

La data certa ha importanza in particolare se un testamento è posteriore all’altro ed il secondo ha revocato il primo.

Solo a tal punto verificandosi pluralità di testamenti, infatti, è consentito addurre la prova della non validità della data.

Quanto all’elemento della sottoscrizione del testamento olografo essa deve essere posta alla fine delle disposizioni, indicando chiaramente la persona del testatore.

Nulla vieta di apporre una sigla, di firmarsi con un titolo, soprannome, o anche semplicemente “papà”, purché sia certa l’identità e la grafia di colui che ha redatto l’atto di sua ultima volontà.

Come avviene la pubblicazione del testamento olografo?

L’olografo si considera perfetto e valido solo se l’atto è stato scritto di pugno dal testatore, contiene data certa ed è stato sottoscritto in calce.

Per l’esecuzione del testamento è necessario che sia aperta la successione ereditaria e che venga pubblicato alla presenza di due testimoni.

Il testamento produce effetto dal momento della sua pubblicazione, che avviene a cura del notaio entro 30 giorni dalla sua ricezione.

L’erede che è in possesso del testamento, infatti, deve pubblicarlo appena ha notizia della morte, come dispone l’articolo 620 del codice civile.

La pubblicazione prevede la stesura ed il deposito di un processo verbale in cui si identifica la carta testamentaria e si trascrive il contenuto del testamento.

Il notaio effettua la comunicazione alla cancelleria del tribunale dove risiedeva il defunto, per la iscrizione del testamento nel registro delle successioni.

L’erede che non pubblica il testamento, o lo distrugge, commette il reato di soppressione distruzione e occultamento di atti, previsto dall’articolo 490 del codice penale.

L’occultamento, o la distruzione, del testamento, oltre che costituire reato, è causa di indegnità a succedere.

Testamento olografo e i vizi di volontà del testatore

La volontà del testatore, affinché il testamento olografo sia valido, deve essere esente da vizi, quali l’errore, il dolo e la violenza.

La volontà deve formare una decisione propria del testatore, da lui  personalmente e direttamente manifestata, senza costrizioni dall’esterno.

E’ questo uno degli aspetti più ardui da affrontare per l’avvocato per eredità e successioni che è chiamato ad esaminare la validità del testamento olografo, prima che sia presentata la dichiarazione di successione.

La perizia calligrafica è strumento idoneo, attraverso analisi comparata della scrittura del de cuius, a verificare l’autenticità della grafia.

Sulla formazione della volontà testamentaria restano, invece, difficoltà insormontabili, a meno che non sia documentata una instabilità mentale del testatore.

Con la conseguenza estrema della indegnità a succedere per chi con dolo, o  violenza, ha indotto il testatore a fare, o mutare testamento, ovvero a revocarlo.

Quando può essere annullato il testamento olografo?

Quando vi sono dubbi sulla validità del testamento olografo è bene rivolgersi  ad un avvocato specializzato in successioni.

Soltanto un avvocato esperto in diritto ereditario può chiarire se vi sono margini per l’impugnazione del testamento.

Per quanto concerne l’invalidità del testamento, bisogna distinguere le cause di annullabilità da quelle di nullità, che può essere assoluta, o relativa.

Nel nostro ordinamento giuridico si tende, infatti, sempre a salvare le diposizioni di ultima volontà che non risultano viziate, per il solo fatto che il testatore è nella impossibilità di ripetere l’atto.

L’annullabilità del testamento si ha in presenza di vizi di volontà, per incapacità di disporre per testamento ed in caso di vizi formali non  determinati, ai sensi dell’articolo 606 del codice civile.

L’azione per l’annullabilità del testamento si prescrive nel termine di 5 anni  dall’apertura della successione.

Quali sono le cause di nullità del testamento olografo?

La nullità del testamento è comminata in caso di vizi gravi di forma che pongono in dubbio la provenienza del testamento dalla persona del de cuius.

Ai sensi dell’articolo 606 codice civile il testamento olografo è nullo quando manca l’autografia, o la sottoscrizione.

Circa l’elemento della data certa, per giurisprudenza consolidata, essa è causa di annullabilità, a meno che non sia stata apposta da terzi nel qual caso il testamento deve considerarsi nullo.

E’ nullo anche il testamento congiuntivo o reciproco, pur sempre per motivi formali, costituendo l’unico motivo di nullità dell’intero testamento.

Di regola la nullità colpisce una, o più singole disposizioni, lasciando valide le altre, sempre che ve ne siano.

Così, per esempio, in caso di motivo illecito determinante, di modus od onere testamentario.

Il legislatore ha ritenuto, peraltro, che la nullità del testamento, o di una singola disposizione, possa essere superata mediante lo strumento della conferma, o esecuzione volontaria delle diposizioni.

Categories
Diritto Ereditario

Successioni ereditarie

Successioni ereditarie

Indice

Cos’ è la successione ereditaria?

La successione ereditaria riguarda le attività da compiere per fare subentrare nei rapporti giuridici del defunto gli eredi, trasferendo loro il patrimonio ereditario.

La successione ereditaria, tuttavia, non è un puro e semplice acquisto di elementi patrimoniali attivi e passivi del defunto e di questo il testamento olografo, spesso, ne è piena conferma.

Si tratta di un fenomeno più complesso in cui l’acquisto del patrimonio del defunto non è che un lato, o un aspetto, sebbene il più importante dell’eredità, per questo è fondamentale essere assistiti da un Avvocato per successioni ereditarie.

Nella posizione giuridica del defunto, infatti, subentrano le persone che sono chiamate ad accettare l’eredità, che devono compiere indagini preventive ed una serie di attività per conseguire il titolo di erede.

Con la successione, l’erede, come rappresentante del defunto, subentra in tutti i suoi rapporti giuridici e rimane investito di tutti i suoi diritti e obbligazioni.

Quindi l’eredità deve intendersi come una evoluzione delle vicende familiari di chi lascia la vita terrena, che si attua con la trasmissione dei diritti patrimoniali agli eredi.

Con la morte di una persona, i suoi diritti personalissimi si estinguono, tra questi vi rientrano l’usufrutto, l’uso e l’abitazione; solo i diritti patrimoniali assoluti, come la proprietà e gli altri diritti reali, si trasmettono agli eredi.

Chi sono gli eredi legittimi nella successione ereditaria?

Alla domanda chi sono gli eredi legittimi si deve rispondere che legittimi eredi sono i chiamati all’eredità.

Gli eredi possono essere designati per testamento nella successione testamentaria, o individuati per grado di parentela più vicino al de cuius nella successione legittima.

Con il termine “de cuius” si intende la persona che è venuta a mancare,  ovvero il defunto, colui della cui eredità si tratta.

Eredi legittimi sono i parenti più prossimi del defunto: il coniuge, i figli, i genitori, cui la legge riserva sempre una quota di eredità, che non può mai essere loro non riconosciuta, neanche per volontà testamentaria.

Questa categoria di eredi privilegiati non può mai essere esclusa dall’eredità e prende il nome di legittimari: il coniuge ed i figli e, solo in mancanza di questi ultimi, al loro posto, subentrano gli ascendenti, ovvero i genitori ed i nonni, o bisnonni.

In mancanza dei legittimari e di un testamento che disponga diversamente, subentrano gli altri eredi fino al sesto grado di parentela: i fratelli e le sorelle, i nipoti, gli zii, i cugini, come disposto dall’articolo 572 del codice civile.

Nel caso di eredità giacente, quando è accertata l’effettiva mancanza di eredi, l’eredità è devoluta allo Stato, ai sensi dell’articolo 526 del codice civile.

Dati i tecnicismi, la complessità delle operazioni da svolgere anche per lo scioglimento della comunione ereditaria è fondamentale affidarsi sempre ad un Avvocato esperto in successioni ereditarie.

Come funziona la successione ereditaria?

Per capire come funziona la successione ereditaria bisogna comprendere prima di tutto chi sono gli eredi, come si acquisisce la qualità di erede e cosa comporta.

Quindi, bisogna determinare quali sono le quote ereditarie con e senza testamento, operazione assai delicata, che non può prescindere dal supporto di un Avvocato per successioni ereditarie.

Infine bisogna ricostruire la massa ereditaria per comprendere da cosa è composta l’eredità e quali sono gli adempimenti ereditari qualora si debba procedere alla divisione ereditaria.

Tutte queste attività possono essere compiute in assoluta tranquillità solo se assistiti da un avvocato specializzato in successioni ereditarie.

Quanti tipi di successione ereditaria esistono?

Le successioni ereditarie sono di tue tipi:

  1. la successione testamentaria, quando l’eredità è disciplinata da un testamento
  2. la successione legittima, quando si seguono le norme della legge in base al grado più stretto di parentela

In ogni caso il nostro ordinamento giuridico stabilisce che una quota di eredità, la legittima, spetta sempre di diritto ai parenti più stretti del defunto, i legittimari: il coniuge, i figli e gli ascendenti.

Il testamento può contenere disposizioni di ultima volontà anche di carattere non economico e la volontà testamentaria, in alcuni casi, prevale su quella del legislatore.

Basti pensare all’istituto della rappresentazione ereditaria, che prevede la possibilità per chi fa testamento di sostituire il rappresentato, in base al disposto dell’articolo 688 del codice civile.

Da cosa è costituita l’eredità?

L’eredità è la successione a titolo universale nel patrimonio del defunto ed è costituita dal relictum e dal donatum.

Nella successione “mortis causa”  l’erede subentra nella universalità dei beni del de cuius, per intero, o pro quota, rispondendo anche dei debiti ereditari.

Il chiamato all’eredità succede in tutti i rapporti giuridici patrimoniali, attivi e passivi del defunto, ad eccezione dei suoi rapporti personali, che si estinguono con la morte.

Infatti, se la successione ereditaria riguarda i legittimari, il valore delle donazioni indirette, o di disposizioni testamentarie eccedenti la quota, deve essere restituito alla massa ereditaria.

La collazione ereditaria, prevista dall’articolo 737 del codice civile, garantisce una parità di trattamento tra i legittimari e persegue lo scopo di reintegrare nella quota legittima che è stata alterata dal de cuius.

Tuttavia è fatta salva la dispensa dalla collazione in sede di donazione, o testamento, nei limiti della quota disponibile, di cui il de cuius può liberamente disporre.

Le vicende legate alla successione ereditaria sono tali da non potere essere affrontate mai con leggerezza e senza l’assistenza di un Avvocato specializzato in successioni ereditarie.

Avvocato esperto in successioni ereditarie

Le successioni ereditarie implicano svariate tematiche del diritto civile, riguardano aspetti del diritto di famiglia, di cui l’eredità è una naturale evoluzione e afferiscono questioni di diritto immobiliare.

L’importanza delle questioni trattate richiede di rivolgersi ad un avvocato esperto in successioni ereditarie, con una lunga e comprovata esperienza in materia.

L’Avvocato Gianluca Sposato, con oltre 25 anni di esperienza in diritto ereditario, oggi è considerato tra i migliori avvocati per eredità in Italia.

Presidente dell’Esame per Avvocato a Roma è Rappresentante di Interessi alla Camera dei Deputati e fa parte dell’Advisory Board di Forbes Advisor.

Fa parte del direttivo dell’ISLE Istituto per la Documentazione e gli Studi Legislativi e segue personalmente questioni inerenti successioni ereditarie importanti in Italia e all’Estero.

Categories
Diritto Ereditario

Legato testamentario

Il legato testamentario

Legato testamentario

Indice

Cos’è il legato testamentario?

Il legato testamentario è una disposizione mortis causa a titolo particolare attraverso la quale il testatore conferisce al legatario un diritto specifico, o lo fa subentrare in una posizione giuridicamente rilevante nell’eredità.

Il legato, dunque, è un istituto giuridico tipico della successione testamentaria.

L’articolo 588 del codice civile, infatti, consente a chi redige un testamento di compiere disposizioni “a titolo particolare”, o “a titolo universale”.

Quando le disposizioni contenute nel testamento sono a titolo particolare si ha il legato ed il beneficiario viene chiamatolegatario“.

In sostanza l’erede è chi è chiamato a succedere nella universalità dei beni, o in una quota di essi, mentre il legatario è chi si vede attribuito un singolo bene, o un individuato complesso di beni.

L’istituzione di erede non può mai mancare, tant’è che la legge vi sopperisce con l’apertura della successione legittima e, in assenza di eredi legittimi, l’eredità giacente è devoluta allo Stato, senza possibilità che vi possa rinunciare.

Invece, il legato può essere disposto solo per testamento, ma è importante tenere presente che l’esistenza di una disposizione a titolo di erede, o di legato, non  si desume dalla terminologia usata nel testamento, ma da criteri obiettivi.

Quali sono le differenze tra legato ed eredità?

La disciplina delle due forme di chiamata alla successione si differenzia per numerosi profili, tra i quali di seguito riportiamo quelli giuridicamente rilevanti.

Per quanto concerne l’ambito della titolarità dei beni l’erede entra nella titolarità di tutti i beni del defunto da solo, o in concorso con altri chiamati all’eredità.

Il legatario, invece, entra nella titolarità solo di alcuni specifici beni, o rapporti giuridici.

Il legato si acquisisce senza necessità di accettazione formale.

Il legatario non è tenuto ad accettare il legato per acquisirne i diritti secondo quanto stabilito dall’articolo 649 del codice civile.

Tuttavia, il legatario ha la facoltà di rinunciare al legato, annullando così l’acquisizione dei diritti ad esso associati.

Al contrario, l’erede per diventare tale deve esplicitamente o implicitamente accettare l’eredità.

Differenze tra disposizioni a titolo particolare e a titolo universale sussistono anche relativamente alla durata della titolarità.

L’erede diventa titolare dell’eredità in modo permanente.

Mentre il legatario può beneficiare di un diritto a termine, dove il bene legato ritorna nel patrimonio ereditario al termine del periodo specificato nel testamento.

Per quanto concerne la responsabilità per i debiti, l’erede risponde in proporzione alla sua quota per i debiti legati al patrimonio ereditario, il legatario è esente da tale responsabilità.

Legato testamentario d’immobile

Nel legato di compravendita la disposizione ha per oggetto l’obbligo di vendere o acquistare un determinato bene ad un prezzo determinato.

A meno che non si tratti di un atto di liberalità equiparabile alla donazione sussiste l’obbligo di pagare il prezzo.

Nel caso di prezzo esiguo dell’immobile, si configura il legato di donazione,  con dubbi interpretativi, potendosi considerare valido, come atto di liberalità, a meno che non leda i diritti dei legittimari.

Alcuni sostengono, invece, la nullità del legato di donazione, richiamando la illiceità dei mezzi e non del risultato, stante l’incompatibilità tra liberalità e obbligazione.

Poiché il legatario è esente dai debiti, se il testatore destina un immobile soggetto a un mutuo contratto dagli eredi, come legato, il debito del mutuo sarà a carico degli eredi e non del legatario.

Anche il diritto di abitazione del coniuge superstite rappresenta un legato nell’eredità, quale diritto che si trasmette al proprio consorte all’apertura della successione.

Legato testamentario con somma di denaro

In tema di legato testamentario di somma di denaro è importante chiarire la distinzione e specificare cosa sono il sub legato e il prelegato.

Quando il testatore non specifica il soggetto a carico del quale imporre una disposizione, questa graverà proporzionalmente sulle quote ereditarie degli eredi.

Al contrario, il testatore ha la facoltà di designare uno o più eredi come destinatari della disposizione.

Per esempio, potrebbe affermare nel testamento: “lego la somma di 20.000 euro a carico del mio erede Tizio, a favore di Sempronio”.

In tal caso, unicamente Tizio sarà responsabile di soddisfare il legatario Sempronio.

Nel contesto di questa disposizione testamentaria, emerge il concetto di sub legato quando il soggetto che è tenuto alla prestazione oggetto del legato è, anziché l’erede, un altro legatario.

Per esempio: ” lego a favore di Tizio la somma di 20.000 euro, e a carico di questi e a vantaggio di Sempronio la somma di 10.000 euro.” 

E’, invece, prelegato il legato del quale beneficiario sia uno dei coeredi.

Costui, pertanto, cumula a carico di tutta l’eredità le due qualità di coerede e legatario, come nel caso del coniuge assegnatario del diritto di abitazione sulla casa coniugale.

Erede e legatario responsabilità patrimoniale

L’erede succede in “universum ius”, cioè in ogni e qualsiasi rapporto suscettibile di trasmissione, in grado di assicurare quella continuità assoluta nei rapporti già facenti capo al de cuius.

Il legatario, invece, succede esclusivamente in quel singolo individuato rapporto espressamente indicato dal de cuius nel testamento.

Per questo si dice che il legatario succede a titolo particolare, perchè la sua vicenda successoria è limitata a quel dato rapporto e non si estende mai ad altri, nè attivi, nè passivi.

L’erede non solo risponde di tutti i debiti del defunto, ma anche al di là ed oltre il valore dell’attivo, se non ha accettato l’eredità con beneficio di inventario.

Invece, il legatario risponde solo delle obbligazioni discendenti dal singolo rapporto in cui succede, ex articolo 668 del codice civile e mai al di là ed oltre il valore dei  beni ricevuti.

Per tale ragione il legato si acquista automaticamente al momento dell’apertura della successione, a differenza dell’eredità che presuppone l’accettazione.

Categories
Diritto Ereditario

Quote ereditarie con e senza testamento

Quote ereditarie con e senza testamento

Quote ereditarie con e senza testamento

Indice

Quali sono le quote ereditarie senza testamento?

Chi eredita quando chi muore lascia solo il coniuge?

Se una persona muore e lascia solo il coniuge, il marito, o la moglie, a questi va tutta l’eredità, in base a quanto previsto dall’articolo 583 del codice civile.

Il coniuge ha sempre il diritto di abitazione della casa coniugale e uso del mobilio.

Dunque, in presenza di altri eredi le loro quote sono limitate da tale vincolo, equiparabile ai fini del calcolo del relativo valore alla nuda proprietà.

Così, per esempio, nel caso in cui la persona deceduta lascia oltre alla moglie due figli, i diritti sulla casa coniugale sono di 1/3  per la moglie e di 2/6 ciascuno per i figli.

Proprio ad indicare la compressione del loro diritto rispetto a quello di godimento esclusivo del bene da parte del coniuge.

Se il coniuge è l’unico erede a lui spetta tutta l’eredità.

A meno che il de cuius non ha redatto testamento utilizzando la sua quota disponibile in favore di altri eredi che, in mancanza di figli, è di ½ della massa ereditaria.

Chi eredita quando chi muore lascia coniuge e un figlio?

Se la persona deceduta lascia il coniuge ed un figlio spetta metà eredità ciascuno, in base alla previsione dell’articolo 581 del codice civile.

Se una persona muore e oltre al coniuge nell’asse ereditario c’è anche un figlio l’eredità viene divisa in parti uguali tra di loro.

A meno che la persona deceduta non ha fatto un testamento lasciando la quota disponibile, che in tale ipotesi è di 1/3, ad altre persone.

Dimostrare la mancanza di capacità di intendere e di volere del testatore che ha nominato erede, come a volte capita, addirittura la propria badante, non è facile.

A meno che non la mancanza della capacità di intendere e volere risulti da perizia psichiatrica con data anteriore a quella del testamento.

In ogni caso il diritto di abitazione e uso del mobilio della casa coniugale non può trovare limite alcuno nella volontà del testatore, né in atti dispositivi degli altri eredi, a meno che non sia intervenuta una sentenza di divorzio.

Quote ereditarie con e senza testamento tra coniuge e due figli

Se una persona muore e lascia il coniuge e due figli spetta 1/3 ciascuno dell’eredità, in base alla previsione dell’articolo 581 del codice civile.

Se l’asse ereditario è composto dal coniuge e due figli l’eredità viene divisa in parti uguali tra di loro, salvo il diritto di abitazione del coniuge superstite.

A meno che la persona deceduta non ha redatto testamento utilizzando la quota disponibile, che in questo caso è di ¼, avvantaggiando uno degli eredi legittimi.

Oppure destinandola ad altre persone non necessariamente appartenenti alla cerchia familiare, non essendovi limiti alla volontà di chi fa testamento nel rispetto delle quote prestabilite dalla legge.

Non sussiste, infatti, alcun divieto per il testatore che voglia devolvere l’eredità, nella misura di cui può disporre, in favore di altre persone al di fuori degli eredi legittimi.

Purché i legittimari, la moglie i figli i genitori o i nonni, non subiscano violazione della legittima, ovvero della quota loro riservata per legge.

Le quote ereditaria con e senza testamento, dunque, possono variare se il testatore dispone della quota disponibile e si apre la successione testamentaria al posto della successione legittima.

Come si divide l’eredità tra coniuge e più figli?

Se chi muore lascia il coniuge e più di 2 figli 1/3 dell’eredità va al coniuge e 2/3 vengono ripartiti tra i figli, in base alla disposizione dell’articolo 581 del codice civile.

Se l’asse ereditario è composto dal coniuge e da più di due figli l’eredità viene divisa con la quota di 1/3, oltre al diritto di abitazione al coniuge, mentre la restante quota di 2/3 viene divisa in parti uguali tra i figli.

In questo caso la quota disponibile del testatore è di ¼ che potrà essere utilizzata sia a vantaggio di uno dei legittimari, preferito ad altri, che in favore di altri eredi testamentari, come per esempio un nipote, un cugino, un amico.

Anche una persona giuridica, ente o associazione, può essere designato erede come spesso avviene con destinazione della propria eredità in favore della Chiesa, o altri istituti religiosi.

Quando si procede allo scioglimento della comunione ereditaria, è opportuno effettuare accertamenti su rapporti tra donazioni ed eredità che possono avere avvantaggiato un erede rispetto ed a danno di altri.

Quote ereditarie con e senza testamento  coniuge e fratelli

Se una persona muore e lascia coniuge, fratelli e sorelle 2/3 dell’eredità vanno al coniuge ed 1/3 ai fratelli, in base alla disposizione dell’articolo 582 del codice civile.

Nell’ipotesi di una coppia sposata dal cui matrimonio non sono nati figli e l’asse ereditario è composto solo dal coniuge e da fratelli della persona deceduta, questi sono gli eredi legittimi a cui è devoluta l’eredità, in assenza di testamento.

L’articolo 582 del codice civile dispone, infatti, che in mancanza di testamento 2/3 dell’eredità vadano al coniuge ed 1/3 ai fratelli, che dovranno procedere alla divisione ereditaria rispettando le quote ereditarie.

È questo uno di quei casi in cui i fratelli possono essere maggiormente danneggiati dalla volontà del testatore che può addirittura estromettere i fratelli.

I fratelli non sono legittimari, infatti, essendo collaterali e non ascendenti, per cui è  richiesta sempre un’attenta valutazione dell’eredità tra fratelli nella successione legittima e testamentaria.

Le quote ereditarie con e senza testamento quando l’eredità si devolve in linea collaterale seguono le norme di cui sopra.

Nell’eredità legittima la legge non preclude i diritti dei nipoti che possono agire in rappresentazione ereditaria del genitore premorto.

Quote ereditarie con e senza testamento con solo un figlio

Se una persona muore lasciando solo un figlio a lui va tutta l’eredità.

Se nell’asse ereditario c’è un solo figlio, questi sarà erede universale, essendo a lui devoluta interamente l’eredità dei genitori. 

La quota disponibile, quando il padre o la madre hanno deciso di fare testamento è di ½, dovendo essere garantita la quota di riserva del figlio per la restante quota di ½ del patrimonio che costituisce l’asse ereditario.

L’asse ereditario è costituito non soltanto da immobili, fondi, liquidità e giacenze su conti correnti bancari, ma si deve tenere conto sia del relictum che del donatum.

La quota ereditaria con e senza testamento può subire variazioni nel caso del genitore che convive e desidera lasciare in eredità al convivente parte dei beni con  atto  di ultima volontà.

Come si divide l’eredita tra i figli?

Se una persona muore e lascia più figli l’eredità viene divisa in parti uguali tra di loro in base alla previsione dell’articolo 566 del codice civile.

Se nell’asse ereditario del de cuius ci sono solo i figli, nel caso di il coniuge precedentemente deceduto, o divorzio, il patrimonio ereditario viene suddiviso in parti uguali tra i figli.

Le quote ereditarie dei figli possono variare, subendo aumento o diminuzione, se il  genitore utilizza la quota disponibile che è, in questo caso, di  1/3 della massa ereditaria.

Così, per esempio, se l’asse ereditario è composto da figli legittimi ed un figlio naturale, nato al di fuori del matrimonio, il testatore può privilegiare i primi.

In tal caso la quota ereditaria del figlio naturale pretermesso è inferiore rispetto a quella dei figli legittimi.

Ad ogni modo la quota di riserva riconosciuta dalla legge al figlio naturale è pari a 2/3 della massa ereditaria, sempre che non  sorgono problemi che richiamano l’istituto della collazione ereditaria.

Quote ereditarie con e senza testamento dei genitori

Se chi muore lascia un solo genitore a lui va tutta l’eredità.

Se una persona che non è  sposata e non ha figli decede senza lasciare testamento, lasciando solo un genitore, a questi va l’intera eredità.

Occorre ricordare che gli ascendenti in qualità di eredi legittimi hanno una quota di riserva che non può essere intaccata neanche nell’ipotesi in cui vengano estromessi dall’eredità nel testamento.

Infatti, la quota disponibile del testatore in questo caso è di 2/3 del patrimonio ereditario, mentre la quota di riserva degli ascendenti, ovvero del genitore superstite è pari ad 1/3.

Se chi muore lascia entrambi i genitori l’eredità viene divisa in parti uguali tra di loro.

Se una persona che non è sposata e non ha figli decede senza lasciare testamento, lasciando in vita i genitori, a loro va l’intera eredità in parti uguali, a meno che non sia stato redatto un testamento.

Gli ascendenti, dunque i genitori, in qualità di eredi legittimi hanno una quota di riserva che non può essere intaccata neanche nell’ipotesi in cui vengano estromessi dall’eredità nel testamento.

La quota disponibile del testatore in questo caso è di 2/3  del patrimonio ereditario, mentre la quota di riserva degli ascendenti, ovvero dei genitori superstiti è pari ad 1/3.

Come si divide l’eredità tra genitori e fratelli?

Se chi muore lascia genitori, fratelli e sorelle ½ dell’eredità va ai genitori e ½ viene diviso tra i fratelli.

Se la persona che decede non è sposata e non ha figli e nell’asse ereditario sono presenti sia i genitori che i fratelli, in assenza di testamento, a loro è devoluta per legge l’intera eredità divista in parti uguali.

Poichè solo i genitori sono legittimari ed hanno diritto ad una quota di riserva pari ad 1/3, in caso di testamento i fratelli possono essere esclusi dall’eredità senza potere impugnare il testamento, in assenza di valide ragioni.

Le quote ereditarie con e senza testamento variano nel caso di utilizzo della quota disponibile da parte del testatore.

Quando ereditano i fratelli e le sorelle?

Se una persona decede lasciando fratelli e sorelle l’eredità viene divisa in parti uguali tra di loro.

Se la persona che decede non è sposato e non ha figli e nell’asse ereditario sono presenti uno o più fratelli a loro è destinata in parti uguali l’intera eredità.

Tuttavia, i fratelli unilaterali hanno diritto solo alla metà della quota che spetta ai fratelli germani.

In caso di successione testamentaria, invece, il testatore può disporre liberamente dell’intero proprio patrimonio, perché i fratelli non sono eredi legittimari.

Dunque, il testatore se non è sposato e non ha figli può devolvere l’eredità a chi vuole, senza pregiudicare alcun diritto dei fratelli che possono  essere esclusi nel testamento dall’eredità.

Quali sono le quote ereditarie con testamento?

Quote ereditarie nella successione testamentaria e quota disponibile​

Quando si apre la successione testamentaria?

Quando chi muore ha fatto testamento si apre la successione testamentaria.

Nella successione con testamento la legge stabilisce che il testatore deve sempre rispettare la quota di riserva per alcune categorie di eredi, detti legittimari.

I legittimari sono una categoria privilegiata di eredi che non può essere esclusa dall’eredità, neanche nel testamento, e sono il coniuge ed i figli ed, in mancanza di questi ultimi, gli ascendenti.

Pertanto la quota legittima con testamento in favore del coniuge e dei figli non può mai essere inferiore a quella prestabilita dalla legge.

Solo in assenza di figli subentrano al loro posto come legittimari di secondo grado i genitori ed, in loro mancanza, gli altri ascendenti, nonni e bisnonni.

Chi redige testamento, in presenza di legittimari, può disporre liberamente soltanto di una porzione del patrimonio ereditario, detta quota disponibile.

Le disposizioni che si applicano sono quelle degli articoli da  536 a 572 del codice civile, tenuto conto, altresì, delle verifiche necessarie per la collazione ereditaria.

Di seguito riportiamo lo schema della quota disponibile in caso di testamento.

Qual’ è la riserva a favore dei figli nel testamento?

Se il defunto lascia un solo figlio, a questi è riservata la metà del patrimonio ereditario.

L’altra metà dell’eredità rappresenta la quota disponibile, secondo quanto disposto dall’articolo 537 del codice civile

Quali sono le quote ereditarie dei figli nel testamento?

Se il defunto lascia più figli, a loro sono riservati i due terzi dell’eredità, da dividersi in parti uguali.

La quota disponibile è pari ad un terzo, secondo l’articolo 537 del codice civile.

Qual’ è la quota del coniuge nel testamento?

Se chi muore lascia solo il coniuge, a questi è riservata la metà del patrimonio ereditario.

Oltre al diritto di abitazione della casa adibita a residenza familiare ed il diritto d’uso dei mobili che la arredano, sempre che siano di proprietà del defunto, secondo l’ articolo 540 del codice civile.

Quali sono le quote del coniuge e dei figli con testamento?

Se il de cuius lascia coniuge e figli, la quota disponibile e quella di riserva variano a seconda del numero della prole, secondo l’articolo 542 del codice civile.

A. Se il figlio è uno solo, a lui è riservato un terzo dell’eredità e un altro terzo spetta al coniuge.

Residua un terzo di disponibile per il testatore.

B. Se i figli sono più di uno, a loro e riservata la metà del patrimonio da dividere in parti uguali, mentre al coniuge spetta un quarto del patrimonio ereditario.

La quota disponibile del de cuius è pari ad un quarto.

Quali sono le quote testamentarie del coniuge e dei genitori?

Se sopravvivono coniuge e ascendenti (genitori, o nonni), al coniuge è riservata la metà del patrimonio dell’eredità e agli ascendenti un quarto.

La quota disponibile è di un quarto, secondo l’articolo 544 del codice civile.

Qual’ è la quota ereditaria dei genitori per testamento?

Se vi sono solo ascendenti, a loro è riservato un terzo del patrimonio dell’eredità.

La quota disponibile è pari a due terzi, secondo l’articolo 538 del codice civile.

Quando si può disporre liberamente nel testamento?

In assenza di legittimari (figli, coniuge, o ascendenti) si può disporre liberamente per il proprio testamento.

Pertanto, anche in presenza di fratelli, se una persona non è sposata e non ha figli può fare testamento a favore di chi vuole, poiché la quota disponibile è pari all’intera eredità.

L’Avv. Gianluca Sposato, esperto in diritto successorio, assiste i propri clienti per risolvere problematiche attinenti l’eredità con patrimoni ed eredi in Italia e all’estero.

Nel corso degli anni ha maturato esperienza consolidata per accordi di  divisione ereditaria e scioglimento della comunione ereditaria.

Esamina casi per reintegra nella quota ereditaria, donazioni ed eredità, impugnazione del testamento, casi di rappresentazione ereditaria, prestando difesa sia nella fase stragiudiziale che nel contenzioso ereditario.

Categories
Diritto Ereditario

Scioglimento della comunione ereditaria

Scioglimento della comunione ereditaria

Scioglimento comunione ereditaria

Indice

Cos’è la comunione ereditaria?

La comunione ereditaria è una comunione incidentale che si costituisce alla morte del de cuius e, dunque, indipendentemente da una manifestazione di volontà dei partecipanti, pur potendo essere liberamente sciolta.

Tale forma di comunione di beni si ha quando si dà luogo alla successione legittima in assenza di testamento, ovvero quando il testatore ha disposto dei propri beni per quote e non per singole attribuzioni di beni agli eredi.

La comunione ereditaria è, pertanto, la proprietà condivisa costituita dai beni del de cuius che, al momento dell’apertura della successione e chiamata all’eredità, si trasmettono agli eredi.

In presenza di più chiamati all’eredità si ha la comunione ereditaria, che perdura fintanto gli eredi non decidono di procedere allo scioglimento, diventando ciascuno proprietario per l’intero della quota attribuita per legge.

Fino a quando gli eredi mantengono la comunione ereditaria vantano gli stessi diritti e doveri sulla massa ereditaria, ad esclusione del coniuge che conserva il diritto di abitazione e uso del mobilio della casa coniugale.

Quando si ha la comunione ereditaria?

La comunione ereditaria si ha di regola nella successione legittima in presenza di più chiamati all’eredità e nella successione testamentaria ove siano state attribuite agli  eredi quote e porzioni di beni indivisi.

La communio incidens si ha, pertanto, quando ogni coerede ha i diritti che la legge attribuisce a ciascun partecipante per il godimento, l’amministrazione e la facoltà di chiedere la divisione della quota comune.

Con la comunione ereditaria tutti gli eredi diventano proprietari per l’intero, ciascuno rispettivamente pro quota, della massa ereditaria, che è costituita sia dai beni, che dai debiti del defunto.

Le quote ereditarie con e senza testamento possono variare a seconda che si tratti di successione legittima, o di successione testamentaria, ma in nessun caso possono escludere gli eredi legittimi dall’asse ereditario.

Quali sono i rischi della comunione ereditaria?

I rischi della comunione ereditaria, riguardano la condivisione di quote immobiliari, essendo legati alla gestione e conservazione del patrimonio immobiliare, per scelte che possono non essere condivise dagli eredi.

La comunione ereditaria, comporta anche il rischio di insolvenza di uno dei coeredi nei confronti di eventuali creditori, tenuto conto dei beni indivisi, pignorabili anche se i comproprietari non sono tutti obbligati.

L’articolo 599 del codice di procedura civile, infatti, stabilisce che possono essere pignorati i beni indivisi anche quando non tutti i comproprietari sono obbligati verso il creditore.

Per tale ragione ove i rapporti tra coeredi non siano più che buoni e consolidati è sempre sconsigliabile da parte mia procedere ad una divisione ereditaria parziale, mantenendo dei beni in comunione.

I coeredi, poi, debbono contribuire al pagamento dei debiti ereditari senza vincolo di solidarietà, ciascuno in proporzione della sua quota.

A meno che si tratti di debito indivisibile, nel qual caso il creditore può rivolgersi  a chi tra gli eredi è in grado di eseguire la prestazione, come nel caso del coerede che sia nel possesso del bene oggetto del debito.

Come si procede allo scioglimento della comunione ereditaria?

Delineato l’asse ereditario e le quote degli eredi, sia che si proceda alla successione legittima, che alla successione testamentaria, l’avvocato esperto in successioni ereditarie provvede a ricostruire la massa ereditaria.

Tale operazione è indispensabile per rendere autonomi ed indipendenti gli eredi, procedendo in tal modo allo scioglimento della comunione ereditaria.

Ciò è possibile attraverso indagini mirate, richiedendo gli estratti conti bancari del de cuius dell’ultimo decennio ed esaminando la situazione patrimoniale mobiliare ed immobiliare del defunto.

L’esame della massa ereditaria deve tenere conto anche di eventuali debiti ereditari, spese da sostenere, polizze assicurative, donazioni indirette.

Per questo l’avvocato esperto in eredità deve avere una preparazione civilistica molto vasta che sconfina anche nel diritto immobiliare per fornire un quadro d’insieme corretto e preciso.

E’ importante privilegiare sempre la possibilità di una definizione amichevole della vicenda ereditaria, risparmiando su tempi e costi, anche per quanto riguarda le imposte di successione.

Prelazione nella comunione ereditaria

L’articolo 732 del codice civile attribuisce un diritto di prelazione agli eredi nel caso in cui uno dei coeredi vuole alienare a terze persone la propria quota ereditaria.

E’ un modo per evitare l’intromissione di nuovi soggetti nella comunione incidentale, che il più delle volte è formata da persone aventi vincoli di familiarità.

La norma è utile perché consente al coerede che trovi ostacoli allo scioglimento della comunione ereditaria, procedendo alla divisione ereditaria, di cedere a terzi la sua quota di eredità.

La legge garantisce il diritto di prelazione agli eredi, che devono ricevere avviso della proposta di alienazione contenente il prezzo, al fine di potere esercitare il loro diritto di precedenza nell’acquisto, o meno.

Quando procedere allo scioglimento della comunione ereditaria?

La legge riconosce ad ogni coerede la facoltà di chiedere lo scioglimento della comunione tra eredi, così le norme sulla divisione ereditaria integrano quelle sullo scioglimento della comunione.

Quando gli eredi sono d’accordo sulle modalità di ripartizione dell’eredità, risulta vantaggioso procedere allo scioglimento della comunione ereditaria prima della presentazione della denuncia di successione.

La dichiarazione di successione deve essere presentata entro 12 mesi dalla morte del de cuius alla Agenzia delle Entrate in modalità telematica e deve contenere i documenti di identità di tutti gli eredi.

Quando l’eredità è devoluta al coniuge e ai parenti in linea retta del defunto, non c’è obbligo di presentare la dichiarazione di successione se l’attivo ha un valore non superiore a 100.000,00 euro e non comprende beni immobili, o diritti reali immobiliari.

Procedere allo scioglimento dell’eredità prima di presentare della denuncia di successione evita il doppio passaggio di trasferire prima la quota indivisa a tutti gli eredi e, successivamente, la singola quota oggetto dell’accordo di divisione.

Costi per lo scioglimento della comunione ereditaria

I costi da affrontare per lo scioglimento della comunione ereditaria variano in relazione al numero degli eredi, al valore dell’eredità, al numero ed alla complessità delle operazioni da svolgere.

Per quanto riguarda gli onorari dell’Avvocato e del Notaio sono regolati dai rispettivi parametri professionali e sussiste l’obbligo di presentare un preventivo scritto al cliente sia per la fase stragiudiziale, che per la mediazione e quella giudiziale.

Vi sono poi i costi per le imposte di successione che variano a seconda dell’entità del patrimonio ereditario, che l’immobile ereditato costituisca prima casa o seconda casa e venga rivenduto entro i 5 anni.

I beni immobili pervenuti per eredità sono soggetti alla tassa di successione liquidata dall’Agenzia delle Entrate entro il terzo anno dalla dichiarazione di successione in misura variabile dal 4% al 8%, a seconda del grado di parentela tra erede e de cuius.

Il contenzioso giudiziario si rende inevitabile quando gli eredi non sono d’accordo sulle modalità per procedere allo scioglimento della comunione ereditaria e relativa attribuzione delle loro quote di eredità anche per effetto della collazione.

Avvocato per scioglimento della comunione ereditaria

Lo Studio Legale Sposato, fondato nel 1949, è specializzato in successioni ereditarie e fornisce assistenza altamente tecnica per risolvere ogni questione in ambito successorio, ottimizzando tempi e costi dell’eredità.

L’eredità implica risvolti personali e familiari, trattandosi di una naturale evoluzione del diritto di famiglia  riguardante una persona cara venuta a mancare, per questo è importante il supporto di un avvocato con lunga esperienza.

I problemi relativi alla divisione della comunione ereditaria, soprattutto nel caso di scioglimento della comunione ereditaria tra fratelli, non può prescindere da ogni sforzo per conseguire un accordo tra eredi.

L’Avvocato Gianluca Sposato dell’ISLE Istituto per la Documentazione e gli Studi Legislativi, è da molti considerato il migliore avvocato in diritto ereditario e segue personalmente casi importanti in tutta Italia.

Categories
Diritto Ereditario

Donazioni ed eredità

Donazioni ed eredità

Avvocato eredità successioni

Indice

L’eredità è costituita, come dicevano i latini, dal relictum e dal donatum, dunque le donazioni vanno inserite in successione.

L’eredità non è soltanto da quello che una persona lascia al momento della sua morte (parte relitta dell’eredità), ma in  essa rientrano anche gli atti di disposizione compiuti in vita dal de cuius a beneficio e vantaggio di taluni eredi.

Pertanto il valore delle donazioni deve essere computato e restituito alla massa ereditaria (parte donata nell’eredità),  secondo l’istituto della collazione ereditaria.

Per tale ragione è importante conoscere quali sono le quote ereditarie con e senza testamento, che devono essere rispettate per verificare situazioni relative a casi di conflitto tra donazioni ed eredità.

Cosa comporta la donazione per l’eredità?

La donazione può essere considerata come un anticipo di eredità in tutti i casi in cui si verifica una violazione delle quote ereditarie con e senza testamento.

Gli atti dispositivi di liberalità compiuti dalla persona deceduta mentre era ancora in vita si considerano, per la legge, come una anticipazione dell’eredità.

A meno che non si tratti di donazioni di modesto valore, come chiarisce l’articolo 738 del codice civile nei rapporti tra coniugi.

Facciamo un esempio pratico per fare comprendere come si ricostruisce il patrimonio ereditario e da cosa è costituita la massa ereditaria da ripartire tra gli eredi.

Esempio donazione che confluisce nell’eredità

Se al momento dell’apertura dell’eredità di una persona questa lascia del denaro su un conto corrente, per esempio 100.000,00 euro, oltre ad un immobile del valore di 700.000,00 euro, il relictum è 800.000,00 euro.

Ma se in vita il de cuius ha donato cospicue somme di denaro al coniuge, per esempio 500.000,00 euro, oltre ad avere regalato una casa del valore di 200.000,00 euro ad uno dei figli, il donatum è di  700.000, euro.

Queste operazioni di arricchimento dei legittimari vengono considerati come un anticipo dell’eredità e dovranno essere restituiti all’asse ereditario, per effetto della collazione.

Pertanto, sulla base dell’esempio sopra riportato la massa ereditaria da dividere tra gli eredi non sarà costituita soltanto da quello che il de cuius ha lasciato alla sua morte, dovendosi considerare donazioni ed eredità.

Alla quota di 800.000,00 euro, costituita dal valore dell’immobile e del denaro sul conto corrente dovrà aggiungersi la somma di 700.000,00 per la parte donata per un totale di 1.500.000,00 euro.

Questo valore costituirà la massa ereditaria da dividere in base alle quote ereditarie tra gli eredi tenuto conto degli anticipi già ricevuti per effetto del rapporto tra donazioni ed eredità.

La regola vale solo per gli eredi legittimi cui è sempre riservata per legge una quota ereditaria a seconda della composizione del nucleo familiare della persona deceduta.

Si parla a tal proposito di collazione, ai  sensi dell’ articolo 724 del codice civile riguardante tutti i casi di donazione indiretta e lesione della quota legittima degli eredi.

Come avviene la reintegra nell’eredità?

La reintegra nella quota pretermessa di taluno degli eredi legittimi può avvenire per equivalente, o per compensazione nell’ambito dello scioglimento della comunione ereditaria.

Per chiedere la reintegra nell’eredità bisogna prima procedere a ricostruire la massa ereditaria, ovvero attribuire un valore ai beni che confluiscono nell’eredità.

Per fare ciò bisogna esaminare il rapporto tra donazioni ed eredità.

Ciò è possibile computando non soltanto quello che rimane alla morte del de cuius, ma anche il valore delle disposizioni compiute per atti di liberalità in vita che abbiano avvantaggiato alcuno degli eredi, rispetto e in danno di altri.

Accertamento patrimoniale del defunto

Al momento della divisione ereditaria, pertanto, deve essere effettuato l’accertamento patrimoniale del defunto, con tutte le verifiche necessarie per il caso di donazioni ed eredità.

Dall’esame dei movimenti dei conti correnti del deceduto negli ultimi 10 anni, potrà essere individuato con esattezza se vi è stata lesione di legittima, o meno.

Attraverso la consultazione dei pubblici registri immobiliari è possibile verificare se taluno dei chiamati all’eredità debba restituire alla massa ereditaria anticipazioni di cui ha goduto mentre la persona deceduta era ancora in vita.

La sottrazione di una somma di denaro dal conto corrente di famiglia non costituisce reato di appropriazione indebita, previsto dall’articolo 646 del codice penale, essendo stati derubricati i reati contro il patrimonio per il coniuge ancorchè non separato.

Come avviene la reintegra nella legittima?

Nel caso di donazioni ed eredità che determinano scompensi tra le quote degli eredi la reintegra nella legittima può avvenire bonariamente, o in giudizio per effetto di una sentenza del  giudice.

Il legittimario che chiede la reintegra nella quota di legittima che sia stata lesa può ottenere la reintegra in via bonaria, attraverso il raggiungimento di un accordo di divisione e transazione ereditaria.

L’accordo può prevedere una somma di denaro a compensazione del minor valore della sua quota per effetto della collazione, o l’attribuzione di un immobile o cespiti immobiliari di maggior valore rispetto all’erede, o agli eredi che hanno beneficiato di donazioni in vita.

Qualora, invece, non sia stato possibile trovare un accordo di divisione ereditaria con gli altri eredi e anche la mediazione obbligatoria si sia conclusa con esito negativo, non resterà che adire le vie giudiziarie.

Ciò al fine di esperire l’azione di riduzione ai sensi dell’art. 564 del  codice civile, presso il Tribunale competente territorialmente.

In tutti i casi di donazioni ed eredità è sempre sconsigliato muoversi senza l’assistenza di un avvocato esperto in eredità, sia per il coinvolgimento emotivo degli  eredi, sia per i tecnicismi e la difficoltà legale del caso da affrontare.

Intestazione fittizia di immobili e donazioni indirette

E’ prassi frequente che, anche solo per evitare il pagamento delle imposte di successione sugli immobili, per ottenere le agevolazioni attribuite alla prima casa, un genitore intesti un appartamento ad un figlio.

Ciò senza che in sede di stipula notarile si dia atto della donazione indiretta, posta in essere attraverso una compravendita immobiliare che, seppur non fittizia, è stata realizzata con il denaro del genitore.

In tali ipotesi si configura una donazione indiretta che deve essere computata e restituita alla massa ereditaria.

La donazione indiretta rappresenta un atto di liberalità producendo l’impoverimento del donante e l’arricchimento del donatario a scapito della massa ereditaria e degli  altri eredi che non abbiano usufruito di analoghi vantaggi e benefici patrimoniali.

Pertanto la donazione indiretta deve confluire nella massa ereditaria essendo, ai sensi dell’articolo 809 del Codice Civile, sempre revocabile.

Donazione indiretta e dispensa dalla collazione ereditaria

Una eccezione e caso particolare da considerare è rappresentato dalla dispensa dalla collazione ereditaria che può essere espressa, o tacita.

Nel caso in cui la dispensa dalla collazione sia riportata nell’atto di donazione o nel testamento, o anche in un atto successivo del de cuius, qualora l’atto di liberalità rientri nella facoltà delle sue disposizioni non dovrebbero sorgere particolari problemi.

Assai più complessi sono i casi legati alla dispensa tacita dalla collazione,  rappresentando una fattispecie giuridica sempre di difficile interpretazione e soluzione.

Tutte le donazioni indirette sono revocabili?

A rigor di logica, sempre che possa essere fornita prova documentale sul punto, il principio enunciato nell’articolo 809 del codice civile non si estende e, dunque, applica agli atti di liberalità compiuti dal de cuius in favore di servizi resi conformemente agli usi.

Per esempio nei confronti del figlio, della moglie, o di altro erede, con tutte le problematiche che possano scaturirne e sorgere in sede interpretativa, dovendosi fare riferimento a quegli atti di liberalità che non possano essere annoverati tra gli atti di donazione.

Come provare la donazione indiretta?

Provare che una donazione è indiretta non sempre può essere un lavoro semplice, fermo restando l’onere della prova in capo alla persona interessata.

L’acquisto di un immobile a favore di un minore, o di un figlio ancora studente, può, di per sé, costituire una prova indiziaria della mancanza di fondi propri del beneficiario titolare dell’acquisto fittizio.

E’ diventata prassi in uso che negli atti di compravendita immobiliare l’acquirente dichiari che il pagamento del corrispettivo è avvenuto a cura di un altro soggetto, senza bisogno che questo intervenga necessariamente alla stipula dell’atto notarile.

Donazione ed eredità tra fratelli

Un caso particolare che merita attenzione, per la sua importanza e frequenza, è  quello nell’eredità tra fratelli di situazioni di sfavore che vedono un fratello avvantaggiato da una donazione di immobile rispetto ad un altro fratello, o  sorella.

In presenza di donazioni indirette, o intestazione fittizia di immobili che ricadono nell’eredità come evitare liti tra fratelli?

I pubblici registri immobiliari consentono di effettuare ricerche approfondite, ma sulla provenienza del denaro di acquisto di un immobile intestato fittiziamente dai genitori ai figli, possono sorgere problemi in relazione al lasso di tempo trascorso.

Le liti tra fratelli per l’eredità, oltre ad implicare risvolti familiari, nel caso di disparità di trattamento dei genitori verso i figli, non possono risolversi  senza l’assistenza di un avvocato specializzato in eredità.

Per tale ragione, raccomandiamo sempre di rivolgersi al nostro studio legale, per una consulenza volta a chiarire il caso, ravvisandosi come situazione frequente la problematica dell’eredità tra fratelli nella successione legittima e testamentaria.

Avvocato per donazione ed eredità

L’Avvocato Gianluca Sposato è Consigliere dell’ISLE Istituto per gli Studi e la Documentazione Legislativa che collabora alla Rassegna Parlamentare e opera sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica.

E’ considerato il migliore avvocato per risolvere questioni ereditarie che implicano l’esame di donazioni ed eredità, sia che si tratti dell’apertura di  successione legittima che di successione testamentaria.

Lo Studio Legale Sposato, fondato nel 1949, riesce nella maggior parte dei casi ad evitare dispute tra eredi, prima della procedura di mediazione, sempre obbligatoria nel caso di contese ereditarie.

Rivolgersi al nostro Studio Legale per accordi ereditari è sempre la scelta migliore per il cliente che richieda l’accertamento di una donazione indiretta e la reintegra nella quota ereditaria a lui spettante come erede pretermesso, che sia stato leso in ambito successorio.

Categories
Diritto Ereditario

Eredità verso i nipoti

Eredità verso i nipoti

Indice

A chi  spetta l’eredità dei nonni e degli zii?

Nel caso in cui il defunto è sposato, l’eredità si devolve in linea retta e, dunque, al coniuge e ai figli.

In mancanza di figli l’eredità, invece, spetta al coniuge e ai genitori e, soltanto ove manchino i figli e i genitori, sempre che il de cuius non era sposato, si devolve in linea collaterale ai fratelli, o ai nipoti.

I nipoti, pertanto, non rientrano in quella categoria di eredi privilegiati, ovvero tra il novero dei legittimari (coniuge, figli, genitori, nonni) che hanno sempre diritto nel nostro ordinamento giuridico a vedersi riconoscere una quota ereditaria determinata per legge.

Dunque, a meno che non agiscono in rappresentazione di alcuno di questi, perché premorto al de cuius, o sono indicati nel testamento, ovvero non vi sono altri eredi in linea retta, non hanno diritto ad alcuna quota di eredità sulla massa ereditaria di nonni e zii.

Quando l’eredità spetta ai nipoti?

L’eredità è devoluta ai nipoti in soli due casi previsti dalla legge:

  1. quando sono stati espressamente nominati nel testamento;
  2. quando, in mancanza di testamento, chi muore non lascia prole, genitori o nonni, fratelli o sorelle, coniuge e figli, come dispone l’art. 572 del Codice civile.

Solo in questi casi i nipoti, fino al sesto grado, subentrano nell’asse ereditario della persona deceduta e l’eredità, se accettata, viene loro devoluta secondo le disposizioni del codice civile.

Pertanto per comprendere chi sono gli eredi legittimi di una persona non sposata, bisogna considerare che in mancanza di figli, di fratelli, ovvero di un testamento che disponga diversamente, gli eredi sono i nipoti.

Cosa deve fare il nipote per dimostrare di essere erede?

Se il nonno, o la nonna, ovvero lo zio, o la zia ha fatto un testamento olografo  a favore del nipote, o dei nipoti, si aprirà la successione testamentaria in favore del nipote.

In tal caso sarà necessario verificare che il testamento abbia i requisiti formali e sostanziali previsti dalla legge e non violi i diritti dei legittimari, se presenti nell’asse ereditario del de cuius.

Se, invece, lo zio o la zia sono morti senza avere eredi più prossimi, occorrerà verificare che non vi sia l’esistenza di un testamento, e si aprirà la successione legittima in favore dei nipoti.

Il nipote, o i nipoti, devono chiedere il certificato di morte del de cuius e presentare la dichiarazione sostitutiva di atto notorio all’Ufficiale dell’Anagrafe Civile del Comune di residenza, con i dati di tutti gli eredi.

Ciò al fine di comprovare la loro qualità di eredi e la composizione dell’asse ereditario del nonno, o della nonna, ovvero dello zio, o della zia deceduta.

Eredità verso i nipoti, espletamento delle pratiche ereditarie

Per l’espletamento delle pratiche ereditarie, al fine di accettare l’eredità, è fondamentale che l’erede si rivolga subito ad un avvocato specializzato in successioni ereditarie.

L’Avvocato Gianluca Sposato, specializzato in diritto ereditario, opera in tutta Italia dando corso alle formalità e adempimenti necessari per la successione ereditaria e scioglimento della comunione ereditaria.

L’avvocato per eredità, verificato che non ci sono altri eredi, accerta la consistenza patrimoniale del de cuius e richiede lo svincolo delle somme sui conti correnti del defunto in favore degli eredi.

Grazie alla nostra esperienza garantiamo l’adempimento delle formalità necessarie per quantificare sia le tasse di successione, che per la presentazione della denuncia di successione e divisione dell’eredità.

Rappresentazione ereditaria dei nipoti

Il nipote, ai sensi degli articoli 467 e 468 del codice civile, ha sempre diritto ad agire per rappresentazione ereditaria.

Agendo in rappresentazione il nipote ha diritto a rivendicare la quota di eredità che sarebbe spettata a sua madre, o a suo padre, figli del “de cuius”, che siano morti prima dell’apertura della successione, ovvero vi abbiano rinunciato, ai sensi dell’articolo 581 del codice civile.

La rappresentazione ereditaria nel caso dei nipoti può avere luogo all’infinito sia nella linea retta che nella linea collaterale.

Ma solo se il primo chiamato all’eredità è un figlio o un fratello del de cuius, tenuto conto che l’art. 468 del codice civile indica quali soggetti rappresentabili solo i figli e i fratelli.

La rappresentazione ereditaria, infatti, è un istituto eccezionale, non suscettibile di interpretazioni estensive.

Ragion per cui, per principio consolidato della giurisprudenza di legittimità, occorre tener presente che la rappresentazione non opera se il primo chiamato è un nipote del de cuius.

Avvocato esperto in successioni ereditarie ed eredità ai nipoti

Per capire quando l’eredità spetta ai nipoti bisogna farsi assistere da un avvocato per successioni ereditarie con lunga esperienza nel diritto successorio.

L’Avv. Gianluca Sposato, è esperto in successioni ereditarie e, con oltre 25 anni di esperienza, garantisce sicurezza e tranquillità al nipote che deve adempiere alla successione ereditaria di uno zio o di una zia, oppure dei nonni.

Più volte Presidente dell’Esame di Stato per Avvocato a Roma, è considerato un punto di riferimento nazionale nel diritto ereditario e accetta incarichi per asset ereditari importanti in tutta Italia.

Per chi non può recarsi a studio è possibile prenotare una consulenza legale telefonica in cui viene fornita una dettagliato parere in materia ereditaria in grado di chiarire ogni dubbio e trovare assistenza per i relativi adempimenti.

All’esito della consulenza legale, nel rispetto della trasparenza e dell’Ordinamento Deontologico Forense, viene fornito un preventivo di spesa per il costo della causa ereditaria, o la transazione divisoria, nel caso di accordo tra eredi.

Categories
Diritto Ereditario

La dichiarazione di successione

La dichiarazione di successione

Indice

Entro quanto tempo si deve fare la dichiarazione di successione?

La dichiarazione di successione deve essere presentata entro il termine di un anno dalla morte del de cuius, per non incorrere in sanzioni e pagare le imposte di successione allo Stato.

Ai sensi dell’articolo 456 del codice civile, la successione ereditaria si apre al momento del decesso di una persona nel luogo del suo ultimo domicilio.

Tra gli adempimenti principali che devono compiere gli eredi vi è quello di  ricostruire l’asse ereditario, individuando il patrimonio caduto in successione ereditaria.

Per comprendere come fare la dichiarazione di successione e non commettere errori, o presentare una dichiarazione di successione incompleta è sempre consigliato rivolgersi ad un avvocato eredità successioni.

Chi deve presentare la dichiarazione di successione?

La dichiarazione di successione può essere presentata da qualunque erede, tuttavia è necessario allegare i documenti di identità di tutti gli eredi.

Quindi, se un erede rifiuta di fare la successione, questo non impedisce a qualsiasi altro erede di presentare la denuncia di successione.

Per presentare la dichiarazione di successione non è necessario l’accordo, né tanto meno la presenza di tutti gli eredi, seppure consigliata per procedere alla divisione ereditaria.

La dichiarazione di successione viene inoltrata on line alla Agenzia delle Entrate quando il patrimonio complessivo del defunto supera l’importo di 100.000,00 euro.

Inoltre, la denuncia di  successione deve essere presentata in tutti i casi in cui nell’asse ereditario sono presenti beni immobili.

Solo quando l’eredità è devoluta al coniuge e ai parenti in linea retta e la massa ereditaria non è superiore al valore di 100.000,00 euro e non comprende beni immobili, la denuncia di successione non deve essere presentata.

Negli altri casi la denuncia di successione deve essere sempre presentata.

Quali documenti servono per la dichiarazione di successione?

Il primo documento che devono reperire gli eredi è l’atto sostitutivo notorio, che attesta la composizione dell’asse ereditarie e delle quote ereditarie con e senza testamento  spettanti ai chiamati all’eredità.

In presenza di un testamento, si aprirà la successione testamentaria  ed è necessario anche l’allegazione del testamento nella documentazione; mentre nel caso  di  successione senza testamento si aprirà la successione legittima.

Procedere per gli adempimenti successori senza l’assistenza di  un avvocato esperto in diritto ereditario è sempre molto rischioso e sconsigliato.

Alla denuncia di successione devono essere allegati i documenti di identità di  tutti gli eredi ed elencati i beni che cadono in successione.

Fintanto che gli eredi non compiono alcun atto dispositivo sul patrimonio de cuius, si parla di eredità vacante, o eredità giacente.

Sblocco conto corrente defunto senza successione

Molto spesso gli eredi incontrano resistenza e difficoltà da parte della banca per lo svincolo delle somme depositate su conti correnti e deposito titoli del defunto.

Per ottenere lo svincolo delle somme in banca del de cuius è sempre bene rivolgersi ad un avvocato specializzato in successioni ereditarie.

La banca non può procedere allo svincolo delle somme in favore degli eredi fino a quando non è stata presentata la denuncia di successione e non riceve tutta la documentazione richiesta per tale operazione.

La presentazione della denuncia di successione presuppone una serie di attività ed indagini che non può prescindere dall’assistenza di un avvocato che abbia lunga esperienza in successioni ereditarie.

Il compito dell‘avvocato per eredità non è limitato soltanto a consigliare gli eredi sulla compilazione e ricerca dei documenti da trasmettere all’agenzia delle entrate, al fine di non incorrere in sanzioni.

L’assistenza di un avvocato specializzato in  diritto successorio è indispensabile per consentire agli eredi di risparmiare su tasse e imposte di successione, ottenendo rapidamente lo svincolo delle somme del defunto sul conto corrente.

Tasse di successione, quanto si paga?

Quando si presenta la dichiarazione di successione bisogna pagare anche le tasse di successione.

La tassa di successione varia a seconda del valore del patrimonio ereditario e della categoria degli eredi.

Per il coniuge ed i figli la tassa di successione è dovuta solo se il patrimonio ereditario supera il valore di 1.0000.000,00 di  euro e corrisponde al 4% dell’importo eccedente tale cifra.

Per i fratelli e le sorelle la tassa di successione, invece, è dovuta sull’importo eccedente 100.000,00 euro nella misura del 6%.

Una volta trasmessa la dichiarazione alla Agenzia delle Entrate, l’Erario nelle 24 – 48 ore successive provvede ad addebitare sul conto corrente degli eredi, o sul conto dedicato del Notaio, nel caso ci si avvalga di tale servizio, le relative imposte e tasse.

Il calcolo delle tasse di successione non sempre può tenere conto delle agevolazioni prima casa, come nel caso ad esempio si intenda vendere l’immobile caduto in  successione.

Come si calcola l’ imposta di successione?

Il calcolo delle imposte di successione non è sempre semplice e per questo è bene affidarsi ad un avvocato esperto in materia ereditaria.

Ciò per non incorrere in omissioni, od errori che possano dare corso ad accertamenti ed erogazione di sanzioni da parte del fisco per omessa o incompleta denuncia di  successione.

Ai fini del calcolo delle tasse ereditarie, si deve tener conto dell’intero patrimonio del defunto.

Pertanto, si deve sommare sia il valore di immobili, diritti reali su beni immobili, che depositi di somme su conto corrente, deposito titoli, fondi, beni mobili, partecipazioni azionarie e societarie, crediti ed altro.

Per i soldi presenti su conti correnti del defunto e deposito titoli il calcolo delle imposte è semplice.

Per il patrimonio immobiliare caduto in successione la base imponibile su cui calcolare il valore dell’imposta di successione trova riferimento nella sua rendita catastale.

La rendita catastale deve essere incrementata del 5% e moltiplicata per un coefficiente attribuito all’immobile stesso in base alla sua categoria.

Quanto costa la denuncia di successione?

Oltre alle tasse ereditarie occorre tenere conto del compenso per l’Avvocato che ha seguito la pratica ereditaria, sulla base della tariffa stragiudiziale di cui al  DM 55/04.

Vi è poi il compenso del Notaio che ha raccolto i dati da trasmettere on line alla agenzia delle entrate, il cui onorario è proporzionale al valore dell’eredità e viene calcolato in base al tariffario notarile.

Tali spese devono essere preventivamente comunicate al cliente, tenuto conto che già al primo incontro in sede di consulenza ereditaria l’Avvocato è tenuto a fornire un preventivo di spesa.

Il preventivo di spesa per l’attività legale in materia ereditaria è relativo alle singole fasi dell’attività da compiere, ovvero per la fase stragiudiziale, per la mediazione e per la fase giudiziale.

Le spese di successione sono detraibili?

Non tutti i costi che si devono sostenere per la pratica successoria prevedono delle agevolazioni fiscali.

Attualmente gli sgravi fiscali sono molto ridotti in materia successoria e la cifra massima detraibile è pari a 294,50 euro, ovvero il 19% delle spese fino ad un tetto di 1.550 euro.

A beneficiarne sarà l’erede che ha sostenuto queste spese, qualora pagassero più eredi, la detrazione deve essere divisa in base alle quote di successione.

Come vendere un immobile ereditato?

Gli immobili che cadono in successione ereditaria possono essere venduti soltanto dopo che siano eseguite tutte le formalità di trascrizione e voltura catastale in favore degli eredi.

Pertanto, la vendita di un immobile ereditato è possibile solo dal momento in cui gli eredi hanno adempiuto a tutte le pratiche successorie e risultino da una visura catastale dell’immobile gli effettivi proprietari.

La vendita di un immobile ereditato, dunque, non può avvenire se prima non  viene presentata la dichiarazione di successione e pagate le relative imposte.

Inoltre per la vendita dell’immobile ereditato è sempre  necessario che tutti gli eredi siano tutti d’accordo alla vendita ed al valore da attribuire ai cespiti caduti in successione ereditaria.

Cosa succede se un erede si rifiuta di vendere un immobile?

Nel caso in cui sorgano contrasti tra gli eredi e, dunque, anche se soltanto uno di essi non aderisca alla volontà di vendere, si configura uno scenario di contenzioso ereditario.

In tal caso bisognerà chiedere lo scioglimento della comunione ereditaria in tribunale per potere procedere alla divisione ereditaria ed alla vendita del bene, o dei beni caduti in successione in sede giudiziaria.

La causa di divisione ereditaria può essere promossa solo dopo avere esperito negativamente il tentativo di mediazione, sempre obbligatorio in materia ereditaria.

Avvocato esperto per la successione ereditaria

L’Avvocato Gianluca Sposato, dell’ISLE Istituto per la Documentazione egli Studi Legislativi, assiste i propri clienti per importanti asset ereditari in tutta Italia e all’Estero.

Lo Studio Legale Sposato specializzato in diritto ereditario, opera nell’ambito dei Paesi nell’Unione Europea, Australia ed America con la finalità primaria di condurre in porto accordi di divisione ereditaria.

Il nostro compito è quello di evitare liti tra gli eredi, ottimizzando costi e imposte di successione, in convenzione con i migliori professionisti specializzati nel ramo successorio per ogni adempimento fiscale, catastale e tributario.

L’attività del nostro Studio Legale, fondato nel 1949, risulta determinante in tutte le attività preliminari e successive alla presentazione della dichiarazione di successione, per un risultato ottimale per gli eredi, senza che sorgano liti.