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Problematiche frequenti legate alle compravendite immobiliari

Problematiche frequenti legate alle compravendite immobiliari

Preliminare di compravendita

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Intervista all’Avvocato Gianluca Sposato, Direttore del Network  Legale24h, sulle problematiche frequenti legate alle compravendite immobiliari.

La compravendita immobiliare tra privati

Nelle compravendite immobiliari  tra privati è importante distinguere ruoli e attività: avvocato, agenzia immobiliare e notaio hanno compiti e svolgono funzioni differenti.

Rivolgersi ad una agenzia immobiliare per l’acquisto di un immobile tra privati non sempre garantisce l’acquirente da rischi per evizione e formalità perente.

Come nel caso di ipoteche o trascrizioni pregiudizievoli che risultano non essere state cancellate ed impediscono il rogito notarile, con tutte le conseguenze per l’adempimento al preliminare di compravendita.

Per contro, pensare che il Notaio possa garantire i termini di esecuzione dell’obbligazione contrattuale, risolvendo ogni situazione di intralcio nella compravendita immobiliare tra privati, non è corretto.

Perché la sua funzione è quella di eseguire l’effetto traslativo dell’immobile effettuando le annotazioni nei pubblici registri immobiliari e garantire la corresponsione delle imposte al Fisco.

L’assistenza dell’avvocato immobiliarista è, dunque, fondamentale per la buona riuscita della compravendita immobiliare tra privati.

Assistenza dell’avvocato nelle compravendite immobiliari

L’assistenza di un avvocato esperto in diritto immobiliare viene spesso trascurata dagli acquirenti, i quali per il solo fatto di essersi rivolti ad una agenzia, o ad un notaio, la ritengono un costo superfluo.

In realtà la presenza di un legale alla stipula è imprescindibile per curare ogni dettaglio e aspetto contrattuale, garantendo l’acquirente in tutte le fasi, ma meglio ancor prima di formalizzare l’offerta di acquisto.

Infatti, una volta formalizzata la proposta di acquisto e versata la caparra, possono verificarsi brutte sorprese, sia per l’acquirente che per il venditore, che si sarebbero potute conoscere e risolvere se assistiti da un avvocato immobiliarista.

Problematiche frequenti legate alle compravendite immobiliari: il regolamento di condominio

E’ buona prassi conoscere anche il regolamento condominiale prima di formalizzare la proposta di acquisto di un immobile.

Atteso che molto spesso vi  sono limitazioni alla proprietà contenenti espressi divieti che, se regolarmente trascritti, hanno piena validità legale.

Come nel caso in cui sia vietata la destinazione di appartamenti ad uffici pubblici, attività di tipo turistico ricettivo come case vacanza o bed and breakfast.

Ma il regolamento condominio può contenere divieti  anche per attività come palestre, scuole di musica, scuole di canto e di ballo, ambulatori medici o sanitari per malattie contagiose.

Situazioni poco chiare, prospettate come affari a prezzi vantaggiosi, sono quasi sempre da evitare, poiché causa di problematiche frequenti legate alle compravendite immobiliari.

Compravendita di immobile tra privati e per asta giudiziaria

Solo gli acquisti per asta giudiziaria sono garantiti dal tribunale, che con effetto purgativo trasferisce la proprietà di un immobile libero da vizi.

Nella compravendita privata le situazioni occulte alla compravendita che possono verificarsi sono molteplici.

Dall’acquisto di quote, in cui non si è rispettato il diritto di prelazione di altri soggetti, alla vendita di immobili gravati da garanzie reali.

Particolare attenzione, poi, bisogna prestare agli appartamenti che risultano essere pervenuti per donazione venendo a ledere la quota di riserva degli eredi legittimari.

Una ulteriore problematica è rappresentata dagli immobili ancora privi delle necessarie autorizzazioni urbanistiche e abitative.

Come non si possono escludere persino azioni volte a rivendicare la proprietà di un immobile per avvenuta usucapione.

Se il libero mercato offre maggiori opportunità di scelta, le aste immobiliari garantiscono l’acquirente, che abbia effettuato il saldo del prezzo nei termini di cui all’ordinanza di vendita, da eventuali rischi di evizione e dalla cancellazione di tutte le formalità pregiudizievoli.

Tuttavia, anche in questo settore, a prescindere dalle possibilità concrete di aggiudicazione, l’assistenza legale, dati i tecnicismi e la complessità della materia è indispensabile ed è bene diffidare dai tanti intermediari.

Libera contrattazione e problemi in sede di rogito notarile

In sede di acquisto di un immobile i rischi possono essere molteplici.

Qualora l’immobile sia ancora da costruire, per esempio, il rilascio di una fideiussione a garanzia dello stato di insolvenza del costruttore non è l’unico elemento da considerare.

Sono frequenti anche problemi con agenzie immobiliari particolarmente invadenti che operano scorrettamente, non solo per acquisire un mandato di vendita, ma anche non comunicando situazioni che, se conosciute, non avrebbero portato a formalizzare l’offerta di acquisto.

Tuttavia, il mercato immobiliare in ambito privato, con l’assistenza di un  avvocato esperto in compravendite, è del tutto sicuro e oltre ad offrire maggiori soluzioni adatte alle proprie richieste ed esigenze immobiliari, offre il vantaggio della contrattazione libera.

Tenuto conto del sovraffollamento delle aste giudiziarie con l’interessamento di intermediari anche in quel settore, ove non  sarebbe dovuta alcuna provvigione di intermediazione, con relative incertezze in ordine alla possibilità di aggiudicazione dell’immobile.

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Casa coniugale: quando è possibile venderla?

Casa coniugale: quando è possibile venderla?

Avvocato Gianluca Sposato

La casa coniugale in assegnazione alla moglie a seguito di separazione, può essere venduta quando i coniugi sono d’accordo sulla ripartizione del ricavato dalla vendita.

La casa coniugale in assegnazione ad uno dei coniugi, a seguito di separazione, spesso può dare luogo a situazioni giuridiche difficili da affrontare, sia che sia in comproprietà  che di proprietà esclusiva del coniuge non assegnatario.

Ne parliamo con l’Avvocato Gianluca Sposato, Direttore del Network Legale24h che collabora con l’Agenzia Parlamentare.

Separazione: il coniuge smette di pagare il mutuo

E’ una tematica frequente e dolorosa perché secondo un orientamento della Cassazione l’iscrizione ipotecaria sull’immobile, anche se successiva alla trascrizione della sentenza di assegnazione della casa coniugale, deve considerarsi  prevalente.

Con la conseguenza che l’immobile deve ritenersi libero e privo di vincoli per l’acquirente tramite asta giudiziaria.

Non è questione semplice e sotto il profilo giuridico la presenza di minori non può non trovare tutela normativa, ma il rischio di un contrasto di giudizi tra giudice dell’esecuzione e giudice di famiglia è frequente, con liti familiari e contenziosi aperti su più fronti.

In questi casi rivolgersi ad un avvocato civilista con comprovata esperienza nel diritto di famiglia è fondamentale per comprendere la situazione e potere prendere le scelte più adeguate.

Vendita della casa coniugale

Una situazione sicuramente  vantaggiosa può essere quella di trovare un accordo, sia in sede di separazione giudiziale che di  separazione consensuale, o divorzio e vendere la casa coniugale.

Ponendo un limite alle proprie richieste ai fini di limitare i danni, nell’ ottica di porre fine a contrasti e liti familiari, prendendo di comune accordo la decisione di ripartire il ricavato della vendita della casa coniugale.

Questa soluzione che consente di ripartire il ricavato della vendita della casa coniugale secondo accordi ben precisi e garanzie, può rivelarsi utile ad entrambi i coniugi.

La soluzione è utile quando, per esempio, la casa coniugale è diventata ingestibile per i suoi costi, o troppo grande perché i figli, ormai autonomi, vivono indipendentemente.

Avvocato civilista per la vendita della casa coniugale

Quando si raggiunge una decisione di questo tipo, che rappresenta un cambiamento radicale anche delle proprie abitudini di vita ed un taglio netto con il passato, bisogna essere assistiti da un avvocato civilista.

Il legale cui affidarsi deve avere esperienza non soltanto in ambito familiare ma anche nell’area dei diritti  reali e del diritto immobiliare, per garantire la corretta esecuzione di tutti i passaggi  necessari a garantire la riuscita dell’operazione.

Per sottoporre il vostro caso e richiedere un appuntamento potete compilare il modulo di richiesta al link Legale24h dove sono indicati anche i costi della consulenza legale.

L’Avvocato Gianluca Sposato risponderà personalmente al vostro  caso risolvendo ogni  dubbio prima di assumere l’incarico per tutelare i vostri diritti ed interessi.

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Amministratore di sostegno, poteri e revoca

Amministratore di sostegno, poteri e revoca

Avvocato Gianluca Sposato

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Amministratore di sostegno poteri e revoca i vantaggi per il beneficiario ed i problemi che può comportare negli equilibri familiari quando è un estraneo.

L’Avvocato Gianluca Sposato, Presidente dell’ultima sessione per l’Esame di Stato di Avvocato a Roma, ne parla all’ISLE Istituto per gli Studi e la Documentazione Legislativa.

Cosa è l’amministratore di sostegno?

L’amministrazione di sostegno è un istituto giuridico introdotto con la Legge 6/2004 con l’intento di tutelare persone che hanno menomazioni fisiche, o psichiche, come gli anziani, i disabili, gli alcolisti ed i tossicodipendenti.

L’istituto è volto a garantire la cura della persona e del patrimonio di soggetti ritenuti dall’ordinamento giuridico più deboli e vulnerabili, che spesso hanno una pensione di invalidità e accompagno e si trovano nell’impossibilità di provvedere a tutelare i propri interessi.

Amministratore di sostegno poteri e revoca: esaminiamo quali sono i poteri dell’amministratore di sostegno ed in quali casi è possibile chiedere la sua sostituzione, o cessazione dell’attività.

Nomina dell’amministrazione di sostegno

La nomina dell’amministratore di sostegno avviene da parte del giudice tutelare, a seguito della presentazione di un ricorso da parte dell’interessato, di un suo familiare, o affine.

Nella scelta della persona da nominare, il giudice deve preferire, se non sorgono contestazioni, il coniuge, o la persona stabilmente convivente, il padre, la madre, il figlio il fratello, la sorella, o il parente entro il quarto grado.

Di fatto, purtroppo, solo in rari casi avviene così ed è assai frequente, dati i contrasti familiari che spesso portano irresponsabilmente a questa scelta, che la nomina ricada su un professionista, di regola un avvocato, nominato dal giudice tutelare, che dovrà essere retribuito.

I poteri dell’amministratore di sostegno possono dettare contrasti con i familiari, o con lo stesso amministrato che intenda chiedere la revoca del suo amministratore.

Amministratore di sostegno poteri e revoca: quando deve essere richiesta la nomina di un amministratore di sostegno?

Non vi è una regola per ricorrere all’istituto, se non quella di salvaguardare gli interessi economici e la cura della persona di chi è chiamato a beneficiare dell’istituto, nei casi in cui ricorra urgenza di adottare questa misura.

Poniamo il caso di un soggetto affetto da schizofrenia paranoide che non sia in grado di provvedere alle esigenze quotidiane della propria vita e di gestire autonomamente il proprio patrimonio.

Sarà difficile individuare azioni poste in essere contro la sua libertà personale, o il suo patrimonio da parte di suoi familiari, o conviventi, lesivi della sua persona e/o delle sue finanza.

O il caso dell’anziano che si trovi a vivere da solo con la badante e non sia in  grado di prendersi autonomamente cura della sua persona e delle sue finanze, esponendosi al rischio anche di depauperamento dei suoi beni.

Ricorrere all’amministrazione di sostegno è una scelta meno radicale rispetto alla domanda di inabilitazione o interdizione, essendo volta a garantire i diritti più elementari come l’accesso alle cure mediche, ad attività formative, scolastiche e ricreative.

Con rendicontazione economica al giudice tutelare che valuterà l’adozione dei relativi provvedimenti, assecondando i desideri del soggetto interessato dal provvedimento.

Quali sono le problematiche legate all’amministrazione di  sostegno?

La principale problematica dell’istituto, quando l’amministratore di sostegno non è un familiare che si prenda cura della persona malata, è legata ai contrasti che possono sorgere con il professionista nominato dal tribunale.

Ciò perché, essendo un  estraneo, difficilmente avrà la capacità e la sensibilità di cogliere la personalità della persona malata e comprendere a fondo le sue effettive necessità.

Senza tener conto che, ove l’amministratore non ascolti i familiari, o vi sia aperto contrasto con questi, avrà difficoltà ad intraprendere le scelte migliori nell’interesse del proprio assistito.

Si aggiunga, inoltre, che il patrimonio dell’amministrato, con la nomina di un amministratore, è sottoposto a gestione e controllo del giudice tutelare che autorizza ogni singola spesa.

Il problema principale spesso è relativo  al fatto che vengono stabiliti gli importi mensili di cui il beneficiario può disporre, limitando di fatto la sua autonomia e quelle che possono essere le sue scelte.

Infine bisogna tener conto che il professionista incaricato non svolge la sua attività a titolo gratuito ed il relativo compenso annuale è a carico dell’amministrato.

Questo, anche in relazione ai poteri dell’amministratore di sostegno, molto spesso costituisce un motivo per i familiari per volerne richiedere la revoca al giudice.

Gli atti compiuti da persona sottoposta ad amministrazione di sostegno sono validi?

L’art. 409 del codice civile prevede che il beneficiario dell’amministrazione di sostegno conserva la propria capacità d’agire per tutti gli atti che non  richiedono la rappresentanza dell’amministratore di sostegno.

Dunque gli  atti necessari a soddisfare le proprie esigenze della vita quotidiana possono essere compiuti dall’amministrato  e sono validi.

La persona sottoposta all’amministrazione di sostegno, infatti, non perde del tutto la propria capacità di agire, potendo anche, se capace di intendere e volere, sposarsi, riconoscere i propri figli e fare testamento.

Mentre per quanto riguarda la possibilità di fare una donazione, tale capacità potrebbe trovare un limite da parte del giudice tutelare, su indicazione dei familiari.

Infatti, proprio per tutelare i suoi interessi, nel decreto di nomina del giudice tutelare saranno i familiari stessi a richiedere ed indicare per quali atti debba essere assistito e rappresentato dall’amministratore di sostegno.

Così potrà essere stabilito nel suo esclusivo interesse, per esempio, che non possa compiere atti di compravendita, o negoziazione di titoli finanziari superiori ad un determinato importo.

Quando è possibile la revoca dell’amministratore di sostegno?

Non è semplice porre rimedio a chi abbia, a cuor leggero, richiesto l’adozione di tale provvedimento, di  qui i maggiori problemi legati all’amministratore di sostegno con poteri e revoca.

L’interessato, o i suoi familiari e affini, possono presentare istanza al giudice tutelare chiedendo la sostituzione dell’amministratore di sostegno in casi di inadempimento grave da parte di questi.

E’ possibile, invece, chiedere che venga cessata l’attività di amministrazione di sostegno soltanto non ricorrendo più le condizioni per l’amministrato di averne bisogno

Circa i motivi da addurre non è sufficiente indicare ragioni generiche, ma presupposto affinché l’istanza di revoca dell’amministratore di sostegno possa trovare accoglimento da parte del giudice tutelare devono essere ragioni  specifiche.

Motivi per la revoca possono essere la cessazione dello stato di infermità del soggetto tutelato, perché ha seguito un percorso di disintossicazione, o è  guarito.

Mentre risulta a volte difficile chiedere la revoca dell’istituto per aperto contrasto di vedute con il beneficiario, o con un suo familiare che pregiudichi gli interessi della persona malata e sconvolga equilibri familiari.

Un motivo grave per la revoca dell’amministratore di  sostegno è una cattiva gestione economica da parte dell’amministratore, in presenza di gravi  inadempienze e rendicontazione lacunosa, o parziale.

L’istituto cessa, poi, quando viene presentata la misura restrittiva più rigida con la domanda di interdizione, o inabilitazione e viene nominato un tutore.

Per richiedere un parere in relazione ad una vicenda familiare potete chiamare l’Avvocato Gianluca Sposato, patrocinante in Cassazione, al numero 347.8743614. Non si presta assistenza legale gratuita.

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Pignoramento immobiliare, come impedire la vendita della casa all’asta?

Pignoramento immobiliare, come impedire la vendita della casa all’asta?

Avvocato Gianluca Sposato

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L’Avvocato Gianluca Sposato, Presidente Emerito dell’Associazione Custodi Giudiziari e Delegati alle Vendite Immobiliari, esperto in diritto immobiliare ed esecuzioni  immobiliari, spiega dopo il pignoramento immobiliare, come impedire la vendita della casa all’asta. Sono in  aumento i pignoramenti  di  case che vengono messe in vendita all’asta giudiziaria a causa della crisi economica.

Spesso i costi della procedura esecutiva immobiliare superano addirittura l’ammontare del debito che non si è potuto pagare.

Ciò a causa del complesso meccanismo delle aste giudiziarie e del numero di ausiliari di cui il giudice dell’esecuzione si avvale nella procedura esecutiva immobiliare.

Pignoramento immobiliare, come impedire la vendita della casa all’asta e contenere i costi?

L’errore più comune quando viene notificato un pignoramento immobiliare è gettarsi nello sconforto e non volere affrontare la situazione.

Ciò equivale a subire passivamente l’espropriazione immobiliare con un crescendo di spese e oneri da affrontare nelle varie fasi del giudizio.

A cominciare da quelle per il custode giudiziario e per il perito estimatore dell’immobile, finendo poi con quelle per il concessionario pubblicitario e del professionista delegato alla vendita immobiliare.

La prima cosa da fare è affidarsi subito ad un avvocato esperto in esecuzioni immobiliari per esaminare se il pignoramento immobiliare è stato eseguito correttamente e discutere insieme le varie possibilità previste dal codice di procedura civile.

Pignoramento immobiliare, come impedire la vendita della casa all’asta: conversione del pignoramento e custodia immobile.

La prima soluzione per evitare la vendita della casa all’asta ricorrendo la  possibilità è di chiedere la conversione del pignoramento immobiliare.

In taluni casi, poi, è possibile fare richiesta al giudice dell’esecuzione per essere nominato custode dell’immobile, non essendo previsto alcun limite normativo  affinché il debitore esecutato possa svolgere gli adempimenti del custode giudiziario.

Come opporsi alla vendita dell’immobile all’asta?

Con l’opposizione all’ esecuzione disciplinata dall’articolo 615 del codice di procedura civile, si contesta il diritto del creditore perché, per esempio, il titolo esecutivo è inficiato da fattispecie espressamente previste dall’art. 474 dello stesso codice di rito.

Dopo il pignoramento immobiliare, per capire come impedire la vendita della casa all’asta è importante esaminare se l’immobile pignorato risulta gravato da un fondo patrimoniale, o da un trust.

O ancora verificare quando il credito è illegittimo per tasso usuraio.

L’ opposizione agli atti esecutivi, è volta a contestare singoli atti della procedura esecutiva immobiliare e non  sempre ha come rimedio finale quello  di impedire la vendita.

Un errore comune che commette chi subisce una espropriazione immobiliare è quello di rivolgersi a società di consulenza del credito.

Oppure ad un avvocato senza esperienza documentata nel campo dei diritti reali e delle procedure espropriative immobiliari, che difficilmente, dati i tecnicismi e la difficoltà della materia esecutiva, riuscirà ad impedire la vendita per asta dell’immobile pignorato.

Scelta e costo dell’avvocato esperto in esecuzioni immobiliari

Il DM n. 55 del 2014, che disciplina le Tariffe Forensi, ed è un parametro di facile consultazione per il cliente che, affidandosi in buone mani, trarrà solo vantaggio dall’onorario corrisposto per farsi assistere da un bravo avvocato nel contenzioso immobiliare.

Un consiglio spassionato che mi sento di dare a chiunque si trovi in una situazione di difficoltà economica e abbia ricevuto la notifica di un pignoramento immobiliare è quello di riporre fiducia in un professionista con molti anni di esperienza.

Esaminare il suo curriculum, concordando il preventivo di spesa in modo da potere rispettare gli impegni per i singoli adempimenti necessari, dopo la notifica del pignoramento, a capire come impedire la vendita della casa all’asta.

Nella mia lunga carriera di avvocato e relatore congressuale esperto in contenzioso immobiliare e pignoramenti immobiliari ho risolto molti casi difficili ed evitato la vendita per asta giudiziaria della casa di tanti miei clienti, che ancora mi sono grati e riconoscenti per questo.

In un settore così delicato, dove si rischia di perdere la casa all’asta, non è mai una buona idea rivolgersi ad un avvocato senza esperienza ed approfondita conoscenza della materia.

Se avete subìto un pignoramento immobiliare, o la vostra casa sta per essere venduta all’asta L’Avvocato Gianluca Sposato, è disponibile ad accettare un incarico per assistervi nella procedura esecutiva immobiliare a Roma ed in tutta Italia ai fini di evitare la vendita all’asta dell’immobile pignorato.

Per appuntamenti e conferimento di incarico chiamare 06.3217639. Non si presta consulenza telefonica gratuita.

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Risarcimento del Danno

Malattia professionale

Malattia professionale

Cos’è la malattia professionale?

La malattia professionale si ha quando il lavoratore si ammala progressivamente per la costante interazione nello svolgimento dell’attività lavorativa.

Avviene, pertanto, per una cosiddetta causa lenta che nel tempo incide sulla salute del lavoratore, come nel caso dell’esposizione all’amianto, al benzene, o all’aldeide formica.

Secondo il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali è qualsiasi stato morboso che possa essere posto in rapporto causale con lo svolgimento di una attività lavorativa.

Malattia professionale Inail

La copertura assicurativa Inail ricomprende malattie tabellate.

Ovvero malattie riconosciute e assistite da una presunzione di collegamento con l’attività professionale svolta.

In questi casi, il lavoratore dell’erogazione dell’indennizzo, dovrà soltanto dimostrare di aver svolto mansioni direttamente ricollegabili a quelle tipiche comportanti la specifica malattia.

L’Inail indennizza i danni provocati prevedendo prestazioni di carattere economico, sanitario e riabilitativo.

Il lavoratore deve denunciare la malattia al proprio datore di lavoro entro il termine di 15 giorni dalla sua manifestazione, altrimenti perde il diritto all’indennizzo per il tempo antecedente la denuncia, allegando il certificato medico

Il certificato medico consente all’Inail di avviare il procedimento per accedere alle prestazioni economiche, sanitarie e riabilitative previste in caso di accoglimento della domanda.

Onere probatorio nella malattia professionale

Nel caso in cui, invece, il lavoratore contragga una malattia professionale non tabellata, per poter ottenere le prestazioni Inail, è chiamato ad assolvere il più gravoso onere probatorio.

Questo deve essere attinente alla dimostrazione in concreto del nesso causale tra la patologia accusata e le condizioni di lavoro.

Lo Studio Legale Sposato, grazie all’ausilio di medici legali e primari ospedalieri in convenzione, tutela i diritti del danneggiato valutando i casi in cui ricorrano le condizioni per intraprendere azione di risarcimento danni.

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Risarcimento del Danno

Incidenti sul lavoro

Incidenti sul lavoro

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Risarcimento incidenti sul lavoro

Lo Studio Legale Sposato è stato fondato nel 1949 dall’avvocato Francesco Sposato, il più giovane avvocato d’Italia, per fornire assistenza e supporto a chi subisce lesioni a seguito di gravi infortuni per responsabilità civile. Operiamo nel ramo della responsabilità civile e del risarcimento del danno, sia per infortuni sul lavoro, che “in itinere”, tutelando i diritti del lavoratore e dei familiari per il danno da perdita parentale,

Nel corso degli anni abbiamo assistito con successo più di 5.000 clienti in tutta Italia e ottenuto milioni di indennizzi per i feriti, nonché, nei casi più gravi, azioni legali a tutela degli eredi per morte sul lavoro al fine di determinare la colpevolezza, quantificazione e liquidazione del danno ai familiari.

L’Avvocato Gianluca Sposato, è esperto in responsabilità civile e diritto delle assicurazioni ed è stato eletto il migliore avvocato in Italia nel 2022 da Top Legal.

Assiste personalmente chi ha avuto un incidente sul lavoro e ha subito macro lesioni anche ai fini del corretto accertamento delle lesioni fisiche.

Tuteliamo i familiari di coloro che hanno perso la vita durante il lavoro per motivi imputabili al lavoratore per lavori pericolosi svolti, senza adeguate misure di sicurezza, sia durante i turni di lavoro e le mansioni affidate, che durante il tragitto casa-lavoro e viceversa.

Parere gratuito per incidente sul lavoro

Chi riporta gravi lesioni invalidanti o perde la vita a causa di un infortunio sul lavoro merita la massima tutela, per questo la nostra formula per il cliente prevede l’esame e lo studio del caso in maniera completamente gratuita.

Se riscontriamo le cause della responsabilità del datore di lavoro e decidiamo di assumere l’incarico per il risarcimento del lavoratore, il danneggiato riceve il supporto necessario per ottenere il risarcimento.

Non richiediamo alcun costo anticipato nel caso di infortuni ed incidenti sul lavoro per l’esame e la quantificazione delle lesioni in termini di danno biologico, la certificazione dell’invalidità permanente e relativo impatto sulla capacità lavorativa del danneggiato.

Avvocato esperto in incidenti sul lavoro

Lo Studio Legale Sposato è da sempre considerato il più affidabile della capitale in materia di risarcimento del danno non patrimoniale e negli anni è stato scuola e punto di riferimento per molti colleghi avvocati.

Nel 2001 è stato rilevato dall’Avvocato Gianluca Sposato, tra i massimi esperti nazionali in materia di responsabilità civile per la quantificazione del risarcimento del danno e per la ricostruzione degli elementi processuali relativi alla nesso di causalità per la ”determinazione della responsabilità del datore di lavoro”.

L’avvocato Gianluca Sposato, che è stato consulente legale dell’INPDAP Istituto Nazionale per il Welfare dei Lavoratori della Pubblica Amministrazione, segue personalmente tutti i casi relativi a macro lesioni e decesso sul lavoro.

Il danno biologico del lavoratore

Il danno biologico è riconosciuto al lavoratore che abbia subito un incidente, o un infortunio sul lavoro, o si sia ammalato a causa delle precarie condizioni di salute sul luogo di lavoro.

La materia è disciplinata dal Decreto Legislativo n. 38 del 23 febbraio 2000, recante disposizioni in materia di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, ai sensi dell’articolo 55, comma 1, della legge n. 144.

L’indennizzo viene corrisposto al lavoratore che dimostri il danno subito e il nesso di causalità tra infortunio e attività svolta, indipendentemente dalla copertura dell’Inail, sia che si tratti di rapporto di lavoro debitamente denunciato, o di lavoro in nero.

Il danno morale del lavoratore

Chi è vittima di un infortunio sul lavoro, a causa di attività lavorative pericolose svolte senza precauzioni, in luoghi di lavoro non sicuri, o per esposizione a sostanze tossiche e velenose, come catrame, bitume, gas solido o inalazione, fumi di amianto, subisce danni alla salute che deve essere quantificata sotto diversi profili.

Si ha diritto al risarcimento del danno morale quando il comportamento illecito che ha causato il danno al lavoratore è di particolare gravità e contrario ai diritti fondamentali della persona,  costituzionalmente garantiti.

Oltre al danno biologico, relativo alle lesioni accertabili in termini di invalidità permanente e temporanea del lavoratore, per l’esatto e completo computo del danno subito dal lavoratore, deve essere presa in considerazione anche la sofferenza subita dal lavoratore.

La più recente giurisprudenza della Suprema Corte parla di personalizzazione del danno, con un aumento del 50% dell’invalidità permanente riconosciuta alla parte lesa.

Tuttavia, ai fini del massimo risarcimento del danno, oltre al nesso di causalità, sarà necessario provare l’effettivo danno subito dal lavoratore che abbia subito lesioni, o malattia durante, o a causa, dell’esercizio della propria posizione, attività in luoghi di lavoro malsani, o non sicuri.

Risarcimento Inail e rendita vitalizia

Il nostro ordinamento tutela i lavoratori anche quando non sono nel pieno godimento dei loro diritti, prevedendo la possibilità di chiedere il risarcimento del danno in tutti i casi in cui l’evento dannoso abbia determinato condizioni di inabilità temporanea o permanente al lavoro.

In caso di incidenti sul lavoro, il datore di lavoro risponde ai sensi dell’articolo 2043 del codice civile, indipendentemente dall’adempimento dell’ obbligo assicurativo, o previdenziale.

L’Inail riconosce un’indennità per gli infortuni sul lavoro che abbiano comportato un’invalidità compresa tra il 6% e il 15% e una rendita vitalizia diretta per i casi di lesioni pari o superiore al 16%.

L’indennizzo in capitale o in forma di rendita vitalizia per invalidità compresa tra il 6% e il 100% è calcolato sulla base delle tabelle del danno biologico Inail che tengono conto di coefficienti legati al sesso, all’età e al grado di invalidità subita.

Denuncia in caso di morte sul lavoro

In caso di decesso del lavoratore, ci occupiamo di espletare tutte le procedure necessarie per ottenere l’importo massimo erogabile previsto dalla legge per ciascun legittimo erede.

Il certificato di morte deve essere presentato all’INAIL dal datore di lavoro, o dagli eredi del lavoratore, secondo le modalità previste dalla legge.

Al fine di non commettere errori che possano pregiudicare l’accoglimento della domanda risarcitoria e il suo importo, è bene contattare immediatamente il nostro studio legale, che dal 1949 assiste le famiglie di coloro che hanno perso la vita durante o a causa del lavoro svolto, nonché per malattia contratta sul lavoro.

Risarcimento morte sul lavoro

Il datore di lavoro ha il dovere di tutelare la salute e la sicurezza dei propri lavoratori, rispondendo anche penalmente in caso di inosservanza delle disposizioni di legge nel caso di morte sul lavoro.

In caso di morte di un parente sul lavoro, il decesso dell’assicurato, l’assicuratore deve informare i parenti superstiti del loro diritto a richiedere anche la rendita vitalizia.

I parenti del lavoratore che hanno diritto al risarcimento del danno da morte sul lavoro per la perdita del rapporto familiare sono:

  • il coniuge
  • i figli
  • i genitori
  • i fratelli
  • i nonni
  • i nipoti

Gli importi relativi al danno morale per morte sul lavoro  che deve essere riconosciuto a ciascun legittimo erede, secondo la recente giurisprudenza della Suprema Corte, devono tenere conto dei seguenti fattori:

  1. età del lavoratore deceduto
  2. età del familiare superstite 
  3. grado di parentela,

La convivenza con il lavoratore deceduto è un elemento che può essere valutato ai fini della maggiore o minore importo da corrispondere.

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Cosa succede quando il coniuge non versa gli alimenti

Cosa succede quando il coniuge non versa gli alimenti

Avv Gianluca Sposato -risarcimento danno da morte

La violazione di obblighi di assistenza familiare integra, nei casi più gravi in cui si ledano i  diritti di minori, il reato di cui all’art. 570 bis del codice penale che prevede la reclusione fino ad un anno e la multa fino a 1.032 euro nei confronti del responsabile della violazione, spiega l’Avvocato Gianluca Sposato esperto in  diritto  di  famiglia e Direttore del Network Legale24h.

Anche se nella terminologia giuridica è corretto parlare di solo assegno di  mantenimento, in presenza di  minori il reato è perseguibile d’ufficio,  anziché a querela di parte.

Ciò in  considerazione dell’interesse supremo di tutelare i figli e garantire loro  che le vicende legate ai contrasti familiari insorti tra i genitori non si  ripercuotano, oltre che nelle loro vicende affettive e personali, anche nella sfera economica.

Dovendosi assicurare il sostentamento, inteso nel senso più ampio del termine, agli studi, alle attività ludiche, ricreative e sportive.

I figli hanno sempre diritto al mantenimento

I figli, infatti, sia che siano nati all’interno del matrimonio, o in contesto  familiare di coppie di fatto, hanno sempre diritto al mantenimento da parte dei genitori.

Potendo richiedere anche il versamento diretto al compimento della maggiore età, qualora non autosufficienti, dell’assegno di mantenimento.

L’importo dell’ assegno di mantenimento, in mancanza di accordo tra le parti,  è sempre determinato dal Tribunale.

Per le coppie sposate la pronuncia del giudice riguarderà la separazione sia che si  tratti  di  separazione giudiziale che di  separazione consensuale e lo scioglimento degli effetti civili di matrimonio, ottenibile solo con il divorzio, con tutte le vicende collegate.

Nelle coppie di fatto il provvedimento della autorità giudiziaria avrà ad oggetto esclusivamente la regolamentazione dei rapporti economici del nucleo familiare, con particolare riguardo all’interesse e salvaguardia dei  figli.

Cosa succede quando il coniuge non versa gli  alimenti: quando non c’è reato?

Tra le cause che escludono il reato di violazione dell’obbligo degli alimenti  familiari non vi  rientra quella dello stato di disoccupazione di chi sia tenuto  al mantenimento dei  figli.

Mentre situazioni  legate allo stato di salute del genitore resosi inadempiente possono essere valutate.

Al pari di altre cause di impossibilità assoluta, o incolpevole, di somministrare i mezzi di sussistenza, ai fini della esclusione del reato.

Pagamento degli alimenti non versati

Qualora persista lo stato di insolvenza del coniuge, o del compagno tenuto a versare l’assegno di mantenimento, anche nei confronti dei figli, la sentenza che ha determinato le relative condizioni, costituisce titolo esecutivo.

Potrà,  dunque, essere notificata unitamente ad atto di precetto, per il  recupero esecutivo degli importi  dovuti.

Circa gli  strumenti di recupero del  credito, sempre che vi sia capienza e, dunque, garanzie da parte del debitore, si potrà  dare corso all’azione esecutiva in sede mobiliare, con pignoramento presso terzi .

Oppure, nei casi di inadempimento più consistente,  con le forme del pignoramento immobiliare, potendosi iscrivere a garanzia del proprio credito anche ipoteca sulla casa coniugale ricevuta in assegnazione.

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Preliminare di compravendita

Preliminare di compravendita

Avv Gianluca Sposato -risarcimento danno da morte

Cosa è il  contratto preliminare di compravendita?

Il contratto preliminare di compravendita immobiliare è il contratto con il quale la parte promittente venditrice, proprietaria dell’immobile, si obbliga a vendere alla parte promittente acquirente, la proprietà dell’immobile oggetto  della compravendita al prezzo e secondo le modalità e i termini stabiliti nel contratto medesimo.

Il contratto  è nullo, come sancito  dall’art. 1351 del  cod. civ. se non è fatto  nella stessa forma del  contratto  definitivo e,  dunque in  forma scritta,   trasferendosi la proprietà solo in  una fase  successiva, con la stipula del rogito di compravendita.

Di qui l’importanza di  rivolgersi ad un Notaio sempre con l’assistenza di  un  avvocato immobiliarista,  considerate le diverse funzioni e l’opportunità di  trascrivere il preliminare di acquisto nei Pubblici Registri Immobiliari al fine di  evitare gli  effetti di eventuali pignoramenti successivi che precedano la stipula del  contratto  definitivo  di  compravendita.

Attività preliminari al compromesso

Prima di stipulare il compromesso, è indispensabile verificare che il venditore sia l’effettivo proprietario dell’immobile, che questo sia in regola dal punto di vista edilizio e che abbia impianti conformi alle norme di sicurezza e agli eventuali vincoli urbanistici, culturali, ambientali e paesaggistici.

Noi raccomandiamo sempre agli acquirenti che si rivolgono al nostro Studio Legale per la stipula di un contratto preliminare di compravendita e per l’assistenza legale in  sede di  rogito notarile anche di consultare il regolamento condominiale onde evitare spiacevoli sorprese, come, divieto di destinazione delle unità abitative all’esercizio di determinate attività, o spese da sostenere per lavori condominiali già approvati.

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Testamento: quando lede i diritti degli eredi legittimari e può essere impugnato?

Testamento quando lede i diritti dei legittimari e può essere impugnato

Avvocato eredità successioni

Indice

L’Avvocato Gianluca Sposato, specializzato in diritto ereditario spiega all’Agenzia Parlamentare che il testamento quando lede i diritti degli eredi legittimari può essere impugnato.

In questo  articolo spiego quando si può impugnare un testamento per lesione di legittima.

Chi può impugnare il testamento?

Nel nostro ordinamento giuridico il testamento può essere impugnato da chiunque vi abbia interesse.

Per impugnare il testamento è necessario che vi sia un legittimo interesse.

Con la morte di una persona i suoi diritti patrimoniali si trasmettono ad altri soggetti che possono effettuare impugnazione del testamento per lesione di legittima.

Il codice civile determina i rapporti di parentela entro i quali va deferita la successione legittima del defunto, là dove manca una disposizione testamentaria.

Al contempo stabilisce quali sono le quote ereditarie che vanno devolute ai familiari, coniuge, figli e genitori, quali eredi legittimari.

Agli eredi legittimi non può essere tolta una partecipazione alla successione ereditaria.

Quando può essere impugnato il testamento?

Nella successione testamentaria devono essere rispettate le quote riservate ai legittimari.

Il testatore non può eccedere per liberalità la quota disponibile che la legge gli riconosce.

Il testatore nel redigere l’atto di sua ultima volontà deve tenere sempre conto della composizione dell’asse ereditario per questo è importante scegliere un  avvocato esperto in successioni ereditarie.

La legge garantisce agli eredi le quote ereditarie con e senza testamento che devono sempre essere rispettate quando nell’asse ereditario ci sono i legittimari.

Pertanto, oltre che per vizi di forma e di validità, si può impugnare il testamento per lesione di legittima limitatamente alla disposizione compiuta, trattandosi di nullità relativa e non assoluta.

Chi sono i legittimari?

I legittimari sono il coniuge ed i figli e, solo in assenza dei figli, anche i genitori e gli altri ascendenti, nonni e bisnonni.

Questa categoria di eredi è privilegiata dal nostro ordinamento giuridico e non può essere pretermessa o esclusa dall’eredità per nessuna ragione, se non per cause di indegnità a succedere.

Ciò significa che ai legittimari è riservata una parte dell’eredità stabilita dalla legge, a seconda del numero dei componenti del nucleo familiare.

Ai fini del calcolo delle quote ereditarie in presenza di legittimari bisogna, però, sempre verificare anche quanto compiuto a titolo di liberalità in vita dal de cuius.

Se, per esempio, il defunto ha avvantaggiato attraverso donazioni indirette un  erede rispetto all’altro, bisogna consultare un avvocato esperto in eredità per risolvere problemi interpretativi nel rapporto tra donazioni ed eredità.

Ciò perché il de cuius, quando nell’asse ereditario ci sono i legittimari, può disporre liberamente solo di una quota del suo patrimonio, dovendo garantire ai  legittimari le quote ereditarie loro riservate per legge.

Quota di riserva, quota disponibile ed azione di riduzione

Ai legittimari spetta una quota di riserva di cui abbiamo parlato in un precedente articolo, esaminando l’ipotesi in cui ha la successione all’eredità senza testamento.

Nel caso, invece, della successione testamentaria sono molteplici gli elementi da analizzare, che solo un avvocato specializzato in successioni ereditarie patrocinante in Cassazione può valutare.

Problemi frequenti  riguardano la capacità di intendere e volere del testatore ed la validità del testamento, che produce effetto dal momento della pubblicazione.

Il mancato rispetto della quota di riserva destinata per legge ai familiari del defunto, consente di potere impugnare il testamento quando lede i diritti degli eredi legittimari.

Lo stesso discorso vale per la pubblicazione di un testamento olografo falso, che non è stato scritto di pugno dal testatore, la cui  scrittura è stata riprodotta infedelmente.

Quali sono le quote di cui il testatore può disporre nel testamento?

La quota disponibile varia a seconda del numero dei legittimari ma, in ogni caso, non può essere mai inferiore ad ¼ del patrimonio del testatore.

Quindi, quando nell’asse ereditario sono presenti  eredi legittimari il testatore può disporre sempre di ¼ del suo patrimonio.

La regola è che devono essere rispettate le quote ereditarie, ma vi è piena libertà di scelta sui soggetti da indicare come propri beneficiari per atto di ultima volontà.

Se non ci sono eredi legittimari, dunque il coniuge, i figli, i genitori o i nonni, il testatore può disporre liberamente dell’intera quota del proprio patrimonio.

L’articolo 554 del codice civile prevede che le disposizioni testamentarie eccedenti la quota di cui il defunto poteva disporre sono soggette a riduzione nei limiti della quota medesima.

L’esperimento dell’azione di riduzione dinanzi il Tribunale competente, è  consentita quando è fallito il tentativo di comporre bonariamente la controversia ereditaria con una transazione ereditaria.

Quali sono i tempi per impugnare il testamento?

Per le cause di nullità del testamento non c’è un termine, poiché l’azione è imprescrittibile.

Nelle cause di annullabilità del testamento, invece, l’azione per impugnare il testamento va proposta entro 5 anni dal giorno in cui se ne ha conoscenza.

I casi di nullità del testamento si verificano di rado e sono legati, oltre che a vizi di forma nel testamento olografo, ad aspetti  sostanziali che incidono sulla volontà del testatore.

I vizi del volere sono, comunque, causa di annullamento delle singole disposizioni e non producono effetti di caducazione dell’intero negozio giuridico.

Basti pensare all’istituzione dell’erede universale, quando chi fa testamento decide di non lasciare niente ai legittimari,  escludendoli di fatto dal testamento.

Nel caso di un testamento con erede universale, l’azione da esperire è quella di riduzione, non potendosi ritenere l’atto nullo.

La nomina di erede universale deve essere intrepretata, per giurisprudenza consolidata, come lascito della quota disponibile all’erede universale.

Occorre ricordare, poi, che in caso di condanna all’ergastolo si perde la capacità di fare testamento e cade l’intero atto anche compiuto precedentemente.

Impugnazione testamento e sequestro giudiziario

Molto spesso le azioni giudiziarie per tutelare l’erede pretermesso dalla partecipazione alla successione ereditaria vanno intraprese con celerità.

Si pensi al caso dell’istituzione di un erede universale in presenza di legittimari.

Per evitare la sottrazione di beni alla massa ereditaria e agli eredi esclusi, quali creditori, in tali ipotesi si può agire in via d’urgenza chiedendo un’azione cautelare.

Il sequestro giudiziario, disciplinato dall’articolo 670 del codice di procedura civile, si riferisce a beni che offrono interesse per l’oggetto della controversia.

Viene attuato per sottrarre il patrimonio oggetto di controversia ereditaria alla disponibilità diretta dei coeredi che sono stati avvantaggiato in danno di altri.

Si differenza dal sequestro conservativo che, invece, è una misura preventiva e conservativa della responsabilità patrimoniale.

Per prenotare un appuntamento con l’Avvocato Gianluca Sposato, esperto in successioni ereditarie chiamare il numero 06.3217639, o visitare l’area Assistenza Legale, dove sono indicati anche i costi.

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Incidenti stradali, emergenza sociale

Incidenti stradali, emergenza sociale

Avv Gianluca Sposato -risarcimento danno da morte

L’Avvocato Gianluca  Sposato, Presidente Adism, Associazione Difesa Infortunati Stradali interviene al Messaggero sul problema degli incidenti stradali mortali.

Incidenti stradali mortali piaga sociale  

Gli incidenti stradali mortali sono una piaga sociale e rappresentano un’ emergenza nazionale poco sentita da media ed istituzioni.

Tanti i giovani vittime di omicidio stradale e picchi massimi di mortalità sulle strade nei fine settimana a notte fonda e alla prime luci dell’alba.

Occorre diffondere la cultura della educazione e sicurezza stradale a cominciare dalle scuole con aggiornamenti periodici per i possessori di patente.

E’ opportuno che il Governo intervenga con misure straordinarie.

Installazione di tutor nei tratti stradali più pericolosi e pattugliamento nelle ore notturne, il venerdì e sabato, in cui vi è il picco massimo di sinistri mortali.

Maggiori risorse economiche devono essere destinate per strisce pedonali luminose ed installazione di telecamere, tenuto conto degli incidenti a pedoni in costante aumento.

Adism, con nota inviata dall’Avvocato Gianluca Sposato, ha chiesto al Governo l‘installazione obbligatoria della scatola nera su tutti i mezzi di locomozione omologati.

La ricostruzione degli incidenti stradali è, infatti, determinante al fine dell’attribuzione di responsabilità immediata in caso di morte per incidente stradale.

Con il carcere ed il ritiro definitivo della patente nei casi di guida sotto stato di ebbrezza, o assunzione di droghe.


Le vittime della strada  hanno diritto a tempi rapidi della giustizia sia in ambito penale che in sede civile.

In particolare per il conseguimento dei risarcimento dei danni per la perdita del rapporto parentale e sconvolgimento dell’esistenza per l’uccisione del proprio caro.

Gli incidenti stradali mortali sono una piaga sociale ed emergenza sociale poco sentita da media ed istituzioni, che ogni 4 ore vede un morto sulle nostre strade.


Pubblicato sul Messaggero 23 febbraio 2020 – tutti i diritti riservati Sposatolaw dal 1949.

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