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Diritto fallimentare

Dichiarazione di fallimento

Dichiarazione di fallimento

Stato di insolvenza dell’imprenditore​

La dichiarazione di fallimento per l’imprenditore comporta che deve trovarsi in uno stato d’insolvenza tale da non poter più soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni.

Essere consapevoli del proprio dissesto economico imprenditoriale ed avvalersi fin da subito dell’ausilio di un avvocato esperto in diritto fallimentare rappresenta la scelta più logica.

In tal modo, se adeguatamente assistiti e supportatati, si riesce cooperando ai fini  dell’adempimento delle proprie obbligazioni, a contenere i rischi legati al fallimento.

Dichiarazione di fallimento attività da compiere

In caso di dichiarazione di fallimento la prima attività cui bisogna ottemperare, ai sensi dell’ art. 14 della Legge fallimentare, è il deposito presso la cancelleria del tribunale delle scritture fiscali e contabili.

Da ciò emerge lo stato particolareggiato ed estimativo delle attività, l’ elenco dei creditori con i rispettivi crediti, l’indicazione dei ricavi lordi degli ultimi tre esercizi e di coloro che vantino diritti reali, o personali, sui beni del fallito.

Tutte le successive attività si svolgono sotto il controllo del giudice fallimentare che provvede alla nomina di un curatore del fallimento, di regola un avvocato, o un commercialista.

Scelta dell’avvocato fallimentarista

La dichiarazione di fallimento presenta molteplici aspetti da gestire.

Il codice fallimentare è in continua evoluzione e soltanto un avvocato fallimentarista può giudicare se la dichiarazione di chiusura rappresenti lo strumento idoneo da intraprendere e quale sia l’iter più adatto.

L’Avvocato Gianluca Sposato, ha fondato l’Associazione Custodi Giudiziari e Delegati alle Vendite Immobiliari di cui è Presidente Onorario.

Nel corso della sua carriera ha formato avvocati, dottori commercialisti, custodi giudiziari e curatori fallimentari con corsi di aggiornamento sulle principali tematiche in ambito di procedure concorsuali e fallimento.

Lo Studio Legale Sposato propone strumenti a tutela del fallito, attraverso una attenta valutazione dell’ attività del giudice delegato, gestendo rapporti con il curatore fallimentare e comitato dei creditori del fallito.

Svolge la propria attività a sostegno delle imprese per la migliore gestione della crisi ai fini di evitare il fallimento, ottimizzando anche i costi delle procedure liquidatorie.

Per esame di casi relativi la dichiarazione di fallimento è possibile richiedere una consulenza a pagamento nell’area Assistenza Legale24h.

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Diritto fallimentare

Gestione della crisi d’impresa

Gestione della crisi d’impresa

Come evitare il fallimento​ dell’impresa

Nel panorama economico nazionale ed internazionale, sia per evitare il fallimento dell’impresa che per la gestione della crisi d’impresa, è imprescindibile la scelta e l’operato di professionisti seri e qualificati.

La gestione dell’insolvenza societaria è volta ad evitare, attraverso la domanda di  concordato preventivo, il fallimento dell’imprenditore e può essere a volte una scelta utile da adottare.

L’amministrazione del fallimento, invece, viene svolta dal curatore fallimentare in una fase avanzata della procedura di gestione della crisi d’impresa e necessita sempre della supervisione da parte di un avvocato civilista specializzato.

Il tribunale fallimentare è investito dell’intera procedura e provvede alla nomina, revoca, o sostituzione degli organi del fallimento, che sono rappresentati dal giudice delegato, dal curatore fallimentare e dal comitato dei creditori.

Come avviene la gestione della crisi d’impresa?

La gestione dell’insolvenza dell’impresa non può prescindere dalle difficoltà economiche in cui versa l’imprenditore,  ma anche dalla capacità di far fronte a tale situazione mediante accordi economici e legali  da rispettare.

La possibilità di evitare il fallimento è prevista dal Codice della crisi e dell’insolvenza e richiede particolare impegno da parte dell’Avvocato preposto a gestire la crisi  d’impresa.

Uno strumento utile a tal fine è rappresentato dalla procedura di allerta, prevista per la risoluzione della crisi in via stragiudiziale, ai fini dei evitare l’insolvenza dell’imprenditore.

In una fase avanzata della crisi d’impresa, invece, in cui non si sia riusciti ad evitare miglior sorte per l’azienda, non rimane che la liquidazione giudiziale, in caso di fallimento anche della procedura di allerta.

Gestione della crisi  d’impresa e costi della fase liquidatoria

Lo Studio Legale Sposato, fondato nel  1949, grazie alla visione strategica ed esperienza consolidata nel settore dell’impresa, è in grado di fornire un quadro chiaro e completo della situazione di insolvenza aziendale.

Il nostro team è costituito da avvocati d’impresa, consulenti aziendali, curatori fallimentari, revisori legali, dottori commercialisti e revisori contabili, per la migliore gestione della crisi d’impresa.

Per individuare le soluzioni da intraprendere, al fine di limitare i danni, ottimizzando i costi e gestendo le varie fasi procedurali e liquidatorie per la migliore gestione della crisi aziendale.

L’Avvocato Gianluca Sposato è Revisore dei Conti dell’I.S.L.E. Istituto per gli Studi e la Documentazione Legislativa che opera sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica.

L’Istituto collabora alla impostazione tecnica e alla documentazione delle attività legislative del Parlamento e degli altri organo costituzionali dello Stato.

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Diritto fallimentare

Fallimento del debitore esecutato

Fallimento del debitore esecutato

Il fallimento del debitore esecutato comporta di regola quale conseguenza principale l’improcedibilità dell’esecuzione immobiliare.

Tale principio prevede, tuttavia, alcune eccezioni.

Cosa succede quando interviene il fallimento nella procedura esecutiva?

Pur in presenza di un debitore fallito, la procedura esecutiva può andare avanti qualora tra i creditori ve ne sia uno il cui titolo esecutivo sia costituito da un contratto di mutuo fondiario.

Oppure qualora l’organo fallimentare rappresentato dal Curatore, dietro autorizzazione del Giudice Delegato, si costituisca nella procedura esecutiva immobiliare con lo scopo di porre l’immobile sottoposto a pignoramento in vendita in tale sede, in luogo di quella fallimentare.

In presenza di tali circostanze, il corso dell’esecuzione può essere proseguito ed il bene pignorato può essere regolarmente venduto.

Sempre secondo le ordinarie modalità di vendita senza incanto o con incanto, con conseguente successivo pagamento del saldo prezzo ed emissione del decreto di trasferimento in favore dell’aggiudicatario.

Conseguenze del fallimento del debitore nella procedura esecutiva

Una ulteriore conseguenza del fallimento del debitore, nell’ipotesi in cui l’esecuzione possa essere proseguita, riguarda la distribuzione di quanto ricavato dalla vendita dell’immobile pignorato.

Infatti, proprio per le prerogative che la legge prevede in favore del creditore fondiario e del Fallimento, il ricavato della vendita può essere distribuito solo in favore di tali soggetti e non anche in favore di altri eventuali intervento dei creditori.

Inoltre, nel concorso tra il creditore fondiario ed il Fallimento, il primo, in quanto titolare di un privilegio ipotecario di primo grado derivante da un credito di natura fondiaria, viene preferito al secondo in sede di distribuzione del ricavato.

Mentre gli altri eventuali creditori, qualora intendano essere soddisfatti del loro credito, dovranno necessariamente intervenire e costituirsi nella procedura fallimentare.

Ovvero depositare in detta procedura una istanza di ammissione, al fine di poter partecipare alla distribuzione di quanto la Curatela fallimentare sarà riuscita ad ottenere dalla vendita dei beni del fallito.

Riproduzione vietata tutti i diritti riservati Sposatolaw – pubblicato sul Messaggero dall’Avvocato Gianluca Sposato esperto in diritto immobiliare 

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Amministrazione del fallimento

Amministrazione del fallimento

L’amministrazione del fallimento viene svolta dal curatore fallimentare.

Il curatore del fallimento è un avvocato o commercialista e ha il compito di provvedere allo svolgimento di tutte le operazioni della procedura fallimentare.

La sua attività è svolta sotto la vigilanza del giudice del fallimento e del comitato dei creditori.

Diritti dell’imprenditore fallito

L’imprenditore che sia fallito per tutelare i suoi diritti deve necessariamente essere seguito da un avvocato esperto in diritto fallimentare.

Ciò al fine di verificare il corretto adempimento dell’attività del curatore il quale è tenuto, ai sensi dell’art. 38 della legge fallimentare, ad espletare il proprio incarico con diligenza.

Il curatore nell’amministrazione del fallimento, infatti, deve annotare, giorno per giorno, in un registro vidimato le operazioni relative alla sua attività.

Occorre tenere conto, per di più, che l’azione di responsabilità del curatore revocato non può essere proposta dal fallito, ma deve essere proposta dal nuovo curatore previa autorizzazione del giudice delegato, ovvero del comitato dei creditori.

L’avvocato del fallimento

L’avvocato del fallimento deve tutelare i diritti dell’imprenditore fallito occupandosi della corretta amministrazione del fallimento da parte del curatore.

Deve, pertanto, verificare il corretto adempimento dell’organo fallimentare e denunciare eventuali violazioni di norme e irregolarità procedurali al tribunale.  

Ciò per assicurare che l’azienda non venga depauperata del suo patrimonio, gravata di ulteriori spese, o svenduta attraverso azioni illecite, o condotte criminose.

Pertanto risulta fondamentale vigilare sull’operato del curatore fallimentare, coordinandolo, relazionandosi con il giudice fallimentare e con il comitato dei creditori.

Ogni attività deve  essere svolta al fine di garantire il corretto adempimento di tutte le fasi della procedura fallimentare, fino al piano di riparto ed alla chiusura del fallimento.

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Diritto fallimentare

Concordato preventivo

Concordato preventivo

Il concordato preventivo è uno strumento di risoluzione e gestione della crisi di impresa.

L’imprenditore che si trovi in stato di insolvenza può accedere all’istituto, ricorrendo determinate condizioni previste dalla legge fallimentare.

Finalità del concordato preventivo

Al fine di favorire il risanamento dell’azienda e la prosecuzione dell’attività di impresa, la legge fallimentare mette a disposizione dell’imprenditore in crisi, o in stato di insolvenza, lo strumento del concordato.

Questo per evitare la dichiarazione di fallimento.

Lo strumento consente di proporre un accordo con i creditori destinato ad una soddisfazione delle ragioni creditorie.

Sulla base di un piano che può prevedere la ristrutturazione dei debiti e la soddisfazione dei crediti attraverso qualsiasi forma consentita, tra cui anche l’attribuzione delle attività ad un assuntore.

Come si propone la domanda di concordato preventivo?

La domanda di concordato si propone con ricorso sottoscritto dal debitore dinnanzi al Tribunale del luogo in cui l’impresa ha sede.

Essa prevede una gestione negoziata dell’insolvenza, a partire dalla domanda di ammissione al concordato preventivo che deve essere accompagnata da una relazione redatta da un professionista.

Di regola Avvocato, Commercialista, o Revisore dei Conti, che certifichi la veridicità dei dati aziendali e fornisca un parere sulla idoneità del piano di assolvere la funzione cui tende la procedura di risanamento.

Fasi del concordato preventivo

Non sempre è possibile accedere alla procedura del concordato.

I presupposti per l’ammissione all’istituto sono contenuti  nell’articolo 160 della legge fallimentare, tenuto conto della necessità di individuare l’ammontare minimo del grado di soddisfacimento dei creditori.

Quanto al contenuto della proposta deve contenere un piano per la ristrutturazione dei debiti e soddisfazione dei crediti, con relativa revisione e certificazione contabile.

Il  giudizio di ammissione è subordinato al giudizio di ammissione e votazione della proposta di concordato con nomina di un commissario giudiziale.

Assistenza legale nella procedura di concordato

Lo Studio Legale Sposato vanta ruoli di consulenza aziendale, revisione e certificazione contabile, rappresentanza legale, assistenza stragiudiziale e gestione del contenzioso, con un team di professionisti altamente specializzati.

L’Avvocato Gianluca Sposato è Revisore dei Conti dell’I.S.L.E. – Istituto per gli Studi e la Documentazione Legislativa, che opera sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica.

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Diritto Ereditario

Scioglimento della comunione ereditaria

Scioglimento della comunione ereditaria

Scioglimento comunione ereditaria

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Cos’è la comunione ereditaria?

La comunione ereditaria è una comunione incidentale che si costituisce alla morte del de cuius e, dunque, indipendentemente da una manifestazione di volontà dei partecipanti, pur potendo essere liberamente sciolta.

Tale forma di comunione di beni si ha quando si dà luogo alla successione legittima in assenza di testamento, ovvero quando il testatore ha disposto dei propri beni per quote e non per singole attribuzioni di beni agli eredi.

La comunione ereditaria è, pertanto, la proprietà condivisa costituita dai beni del de cuius che, al momento dell’apertura della successione e chiamata all’eredità, si trasmettono agli eredi.

In presenza di più chiamati all’eredità si ha la comunione ereditaria, che perdura fintanto gli eredi non decidono di procedere allo scioglimento, diventando ciascuno proprietario per l’intero della quota attribuita per legge.

Fino a quando gli eredi mantengono la comunione ereditaria vantano gli stessi diritti e doveri sulla massa ereditaria, ad esclusione del coniuge che conserva il diritto di abitazione e uso del mobilio della casa coniugale.

Quando si ha la comunione ereditaria?

La comunione ereditaria si ha di regola nella successione legittima in presenza di più chiamati all’eredità e nella successione testamentaria ove siano state attribuite agli  eredi quote e porzioni di beni indivisi.

La communio incidens si ha, pertanto, quando ogni coerede ha i diritti che la legge attribuisce a ciascun partecipante per il godimento, l’amministrazione e la facoltà di chiedere la divisione della quota comune.

Con la comunione ereditaria tutti gli eredi diventano proprietari per l’intero, ciascuno rispettivamente pro quota, della massa ereditaria, che è costituita sia dai beni, che dai debiti del defunto.

Le quote ereditarie con e senza testamento possono variare a seconda che si tratti di successione legittima, o di successione testamentaria, ma in nessun caso possono escludere gli eredi legittimi dall’asse ereditario.

Quali sono i rischi della comunione ereditaria?

I rischi della comunione ereditaria, riguardano la condivisione di quote immobiliari, essendo legati alla gestione e conservazione del patrimonio immobiliare, per scelte che possono non essere condivise dagli eredi.

La comunione ereditaria, comporta anche il rischio di insolvenza di uno dei coeredi nei confronti di eventuali creditori, tenuto conto dei beni indivisi, pignorabili anche se i comproprietari non sono tutti obbligati.

L’articolo 599 del codice di procedura civile, infatti, stabilisce che possono essere pignorati i beni indivisi anche quando non tutti i comproprietari sono obbligati verso il creditore.

Per tale ragione ove i rapporti tra coeredi non siano più che buoni e consolidati è sempre sconsigliabile da parte mia procedere ad una divisione ereditaria parziale, mantenendo dei beni in comunione.

I coeredi, poi, debbono contribuire al pagamento dei debiti ereditari senza vincolo di solidarietà, ciascuno in proporzione della sua quota.

A meno che si tratti di debito indivisibile, nel qual caso il creditore può rivolgersi  a chi tra gli eredi è in grado di eseguire la prestazione, come nel caso del coerede che sia nel possesso del bene oggetto del debito.

Come si procede allo scioglimento della comunione ereditaria?

Delineato l’asse ereditario e le quote degli eredi, sia che si proceda alla successione legittima, che alla successione testamentaria, l’avvocato esperto in successioni ereditarie provvede a ricostruire la massa ereditaria.

Tale operazione è indispensabile per rendere autonomi ed indipendenti gli eredi, procedendo in tal modo allo scioglimento della comunione ereditaria.

Ciò è possibile attraverso indagini mirate, richiedendo gli estratti conti bancari del de cuius dell’ultimo decennio ed esaminando la situazione patrimoniale mobiliare ed immobiliare del defunto.

L’esame della massa ereditaria deve tenere conto anche di eventuali debiti ereditari, spese da sostenere, polizze assicurative, donazioni indirette.

Per questo l’avvocato esperto in eredità deve avere una preparazione civilistica molto vasta che sconfina anche nel diritto immobiliare per fornire un quadro d’insieme corretto e preciso.

E’ importante privilegiare sempre la possibilità di una definizione amichevole della vicenda ereditaria, risparmiando su tempi e costi, anche per quanto riguarda le imposte di successione.

Prelazione nella comunione ereditaria

L’articolo 732 del codice civile attribuisce un diritto di prelazione agli eredi nel caso in cui uno dei coeredi vuole alienare a terze persone la propria quota ereditaria.

E’ un modo per evitare l’intromissione di nuovi soggetti nella comunione incidentale, che il più delle volte è formata da persone aventi vincoli di familiarità.

La norma è utile perché consente al coerede che trovi ostacoli allo scioglimento della comunione ereditaria, procedendo alla divisione ereditaria, di cedere a terzi la sua quota di eredità.

La legge garantisce il diritto di prelazione agli eredi, che devono ricevere avviso della proposta di alienazione contenente il prezzo, al fine di potere esercitare il loro diritto di precedenza nell’acquisto, o meno.

Quando procedere allo scioglimento della comunione ereditaria?

La legge riconosce ad ogni coerede la facoltà di chiedere lo scioglimento della comunione tra eredi, così le norme sulla divisione ereditaria integrano quelle sullo scioglimento della comunione.

Quando gli eredi sono d’accordo sulle modalità di ripartizione dell’eredità, risulta vantaggioso procedere allo scioglimento della comunione ereditaria prima della presentazione della denuncia di successione.

La dichiarazione di successione deve essere presentata entro 12 mesi dalla morte del de cuius alla Agenzia delle Entrate in modalità telematica e deve contenere i documenti di identità di tutti gli eredi.

Quando l’eredità è devoluta al coniuge e ai parenti in linea retta del defunto, non c’è obbligo di presentare la dichiarazione di successione se l’attivo ha un valore non superiore a 100.000,00 euro e non comprende beni immobili, o diritti reali immobiliari.

Procedere allo scioglimento dell’eredità prima di presentare della denuncia di successione evita il doppio passaggio di trasferire prima la quota indivisa a tutti gli eredi e, successivamente, la singola quota oggetto dell’accordo di divisione.

Costi per lo scioglimento della comunione ereditaria

I costi da affrontare per lo scioglimento della comunione ereditaria variano in relazione al numero degli eredi, al valore dell’eredità, al numero ed alla complessità delle operazioni da svolgere.

Per quanto riguarda gli onorari dell’Avvocato e del Notaio sono regolati dai rispettivi parametri professionali e sussiste l’obbligo di presentare un preventivo scritto al cliente sia per la fase stragiudiziale, che per la mediazione e quella giudiziale.

Vi sono poi i costi per le imposte di successione che variano a seconda dell’entità del patrimonio ereditario, che l’immobile ereditato costituisca prima casa o seconda casa e venga rivenduto entro i 5 anni.

I beni immobili pervenuti per eredità sono soggetti alla tassa di successione liquidata dall’Agenzia delle Entrate entro il terzo anno dalla dichiarazione di successione in misura variabile dal 4% al 8%, a seconda del grado di parentela tra erede e de cuius.

Il contenzioso giudiziario si rende inevitabile quando gli eredi non sono d’accordo sulle modalità per procedere allo scioglimento della comunione ereditaria e relativa attribuzione delle loro quote di eredità anche per effetto della collazione.

Avvocato per scioglimento della comunione ereditaria

Lo Studio Legale Sposato, fondato nel 1949, è specializzato in successioni ereditarie e fornisce assistenza altamente tecnica per risolvere ogni questione in ambito successorio, ottimizzando tempi e costi dell’eredità.

L’eredità implica risvolti personali e familiari, trattandosi di una naturale evoluzione del diritto di famiglia  riguardante una persona cara venuta a mancare, per questo è importante il supporto di un avvocato con lunga esperienza.

I problemi relativi alla divisione della comunione ereditaria, soprattutto nel caso di scioglimento della comunione ereditaria tra fratelli, non può prescindere da ogni sforzo per conseguire un accordo tra eredi.

L’Avvocato Gianluca Sposato dell’ISLE Istituto per la Documentazione e gli Studi Legislativi, è da molti considerato il migliore avvocato in diritto ereditario e segue personalmente casi importanti in tutta Italia.

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Infortunistica Stradale

Risarcimento Vittime della Strada

Risarcimento vittime della strada

Vittime della Strada

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Le vittime della strada sono le persone morte in un incidente stradale, la legge riconosce il danno parentale ai familiari superstiti.

Cosa si intende per vittime della strada?

Con il termine “vittime della strada” si fa riferimento alle persone morte a causa di un incidente stradale.

La legge stabilisce pene molto severe per l’omicidio stradale con aggravanti in caso di guida pericolosa e sotto l’uso di droghe, o alcol.

L’azione penale quasi sempre non è satisfattiva per i familiari, che spesso trascurano gli aspetti civilistici.

Il nostro ordinamento giuridico riconosce il risarcimento del danno da perdita parentale a determinate condizioni, come la prova del legame affettivo.

Perchè si possa avere diritto al risarcimento del danno il sinistro mortale deve essere attribuibile a colpa altrui.

Occorre, poi, fornire la prova della sofferenza, ovvero del danno riflesso per la perdita del proprio congiunto.

Anche nel caso di concorso di colpa in incidente mortale si ha diritto al  risarcimento del danno.

In questo caso, però, il risarcimento spetta in misura ridotta a seconda del grado di responsabilità attribuibile alle parti, ai sensi dell’art 2054 del codice civile.

Si pensi al caso del passeggero trasportato rimasto ucciso perché non indossava la cintura di sicurezza, o dell’incidente a pedone travolto al di fuori delle strisce pedonali.

Gli importi del risarcimento danni sono prestabiliti e possono essere aumentati o diminuiti a seconda di determinate circostanze, qualora l’incidente mortale sia attribuibile in tutto, o in parte, ad altri.

Dati sugli incidenti stradali mortali

Nel primo semestre del 2023 vi è stata una diminuzione del 2,5%, rispetto l’anno precedente, del numero di morti stradali, tuttavia si registra un aumento di incidenti a pedoni.

In totale, al mese di giugno 2023, si registrano 1.384 persone decedute in Ospedale entro il trentesimo giorno, a causa di un incidente stradale.

Nel 2022, invece, sono state 3.159 le vittime della strada, quasi il 10% in più rispetto all’anno precedente, un decesso ogni 3 ore.

Solo nel contesto della crisi sanitaria ed economica esplosa nel 2020, a causa della pandemia, l’Istat aveva rilevato un decremento, mai registrato prima, negli incidenti mortali.

Nel 2020 in Italia erano state 2.395 le persone decedute entro 30 giorni dal sinistro, in calo del 24,5% rispetto l’anno precedente.

Il calo della sinistrosità aveva interessato tutti gli ambiti stradali.

La flessione più consistente si era registrata sulle autostrade (-39,9%), poi le strade urbane (-31,7%) e quelle extraurbane (-27,5%).

Le vittime erano scese del 37,1% sulle autostrade (195), del 25,7% sulle strade extraurbane (1.139) e del 20,3% sulle strade urbane (1.061).

La mortalità si era ridotta per tutti gli utenti della strada, per gli occupanti di mezzi pesanti, camion e pullman (117; -14,6%),  incidenti a motociclisti (586; -16,0%) e pedoni (409; -23,4%) si erano registrati i cali più contenuti.

Tra gli altri utenti, i decessi su autovetture erano diminuite del 27,9% (1.018), quelle su ciclomotori del 33% (59), gli incidenti in bicicletta registravano, infine, una variazione pari a -30,4% (176).

Nel 2020, un uomo è deceduto per incidente con monopattino elettrico, un mezzo pericoloso poco adatto al trasporto, nonostante le incentivazioni statali.

Purtroppo, solo il minore utilizzo dei mezzi di circolazione da parte degli utenti ha determinato una drastica riduzione degli incidenti e delle vittime stradali.

La Tabella del risarcimento per le vittime della strada

Ogni anno il Gruppo “Danno alla Persona” dell’Osservatorio Nazionale sulla Giustizia Civile, di  cui  l’Avvocato Gianluca Sposato fa parte, elabora le Tabelle con gli importi da liquidare a titolo di danno non patrimoniale .

Queste Tabelle permettono il calcolo del risarcimento dovuto per il danno riflesso e si basano sul grado di parentela e l’età tra vittima e congiunto.

Il risarcimento non avviene in maniera automatica, soprattutto per il nucleo familiare secondario, tenuto ad una prova più rigorosa della privazione del legame affettivo.

Gli importi per le vittime della strada variano da un massimo di 336.500,00 euro ad un minimo di 168.250,00 euro per il nucleo familiare primario ( genitori, coniuge, figli ).

Per il nucleo familiare secondario ( fratelli, zii, nonni ), invece, gli importi per l’uccisione di un familiare variano da un massimo di 146.120,00 ad un minimo di 23.350,00.

Quali importi spettano ai familiari delle vittime della strada?

Di seguito riportiamo gli importi che spettano a ciascun congiunto per l’uccisione di un familiare in un incidente stradale.

Il danno non patrimoniale per la morte del congiunto, tiene conto del rapporto di parentela e un valore monetario base aumento personalizzato.

  • A favore di ciascun genitore per morte di un figlio viene riconosciuto un  risarcimento che varia da un minimo di  € 168.250,00 fino ad un massimo di € 336.500,00.
  • A sostegno del figlio per morte di un genitore l’ammontare dell’indennizzo varia da € 168.250,00 fino ad € 336.500,00.
  • A beneficio del coniuge non-separato, della parte dell’unione civile, o del convivente di fatto sopravvissuto la cifra prevista va da € 168.250,00 fino a € 336.500,00.
  • A favore del fratello per morte di un fratello  sono previsti importi minori da € 24.350,00 fino ad un massimo di € 146.120,00, in relazione all’intensità del legame.
  • Nei confronti del nonno per morte di un nipote ugualmente si prevede un  ristoro che varia da € 24.350,00 alla cifra più alta di € 146.120,00.

A chi devono rivolgersi le vittime della strada?

L’Avvocato Gianluca Sposato è Presidente di ADISM – Associazione Difesa Infortunati Stradali.

Ha ricevuto l’apprezzamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il fattivo contributo volto a tutelare i familiari delle vittime della strada.

Erede di uno dei più prestigiosi studi legali specializzati in risarcimento del danno, è componente dell’Osservatorio Nazionale sulla Giustizia Civile Gruppo Danno alla Persona.

Si adopera contro il potere delle assicurazioni, in ambito di attività istituzionale, per il riconoscimento dei diritti dei familiari delle vittime della strada.

Ha partecipato ai lavori per le Tabelle di liquidazione del Danno da Morte, con cui vengono stabiliti i criteri di risarcimento per il danno da perdita parentale.

E’ considerato tra i massimi esperti per il risarcimento del danno da morte, con liquidazioni ottenute fino a oltre 2.000.000,00 di euro per nucleo familiare.

Assistenza alle vittime della strada in tutta Italia

Lo Studio Legale Sposato è stato trai primi in Italia ad occuparsi di responsabilità civile da circolazione stradale per danno da perdita del rapporto parentale.

Siamo specializzati nella ricostruzione di incidenti mortali per garantire chiarezza e giustizia ai familiari delle vittime della strada.

La nostra missione è tutelare i diritti di chi ha perso un familiare e ottenere il più elevato risarcimento del danno da morte, anche nel caso di incidente con auto pirata.

L’Avvocato Gianluca Sposato, presta assistenza legale gratuita ai familiari delle vittime della strada, nei principali tribunali Italiani in tutta Italia.

Per incarichi e questioni da esaminare tutti i riferimenti di contatto diretto sotto riportati di seguito.

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Infortunistica Stradale

Stato di bisogno del danneggiato e provvisionale

Stato di bisogno del danneggiato e provvisionale

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Cosa è la provvisionale negli incidenti stradali?

La provvisionale in materia di responsabilità civile da circolazione stradale è un provvedimento di condanna contro l’assicurazione che non vuole pagare, immediatamente esecutivo.

Può essere richiesto in determinate ipotesi previste dalla legge per far fronte alle più immediate esigenze del danneggiato che abbia riportato lesioni gravi in un incidente stradale.

Capita frequentemente, infatti, soprattutto quando non si è  assistiti da un  avvocato esperto in incidenti stradali gravi che le compagnie di assicurazione si sottraggano ai loro doveri ritardando il pagamento al danneggiato, costretto così a dovere fare causa.

Quando l’assicurazione rifiuta il pagamento vi è una norma nei  sinistri stradali con lesioni che garantisce lo stato di bisogno del danneggiato e la provvisionale,  da considerarsi come anticipo sul risarcimento del danno.

Stato di bisogno del danneggiato a seguito di incidente stradale

L’art. 147 Codice Assicurazioni Private prevede lo stato di bisogno del danneggiato e la provvisionale

La norma dispone che nel corso del giudizio di primo grado gli aventi diritto al risarcimento, dunque anche gli eredi in caso di incidente stradale mortale, possano fare richiesta al giudice.

E’ frequente in caso di incidente con feriti  che l’infortunato, a causa del sinistro venga a trovarsi in stato di bisogno, ad esempio per avere perso il lavoro, o per le spese mediche sostenute e da sostenersi.

In questi casi è possibile chiedere, con istanza motivata al giudice, che venga assegnata una somma di denaro a titolo di acconto da imputarsi nella liquidazione definitiva del danno, con la sentenza di condanna a carico dell’assicurazione.

E’ sempre necessario lo stato di bisogno del danneggiato per  avere la provvisionale nei sinistri stradali?

Sebbene la norma su citata faccia espresso allo stato di bisogno e, dunque, alla condizione di necessità economica del danneggiato, la Legge 102/2006 ha apportato una importante modifica all’art. 147 del d. lg. n. 209 del 2005.

In materia di risarcimento danni per morte o lesioni conseguenti ad incidenti stradali  la provvisionale può essere ottenuta dall’avente diritto anche che non si trovi in stato di bisogno.

Pertanto, lo stato di bisogno di chi ha riportato lesioni gravi a causa di un incidente stradale non rappresenta più una condizione essenziale per ottenere la provvisionale.

Incidendo soltanto sull’entità dell’ammontare della somma da liquidare a titolo di acconto sul maggior danno.

Quando viene concessa la provvisionale negli incidenti  stradali?

Condizione affinché venga concessa la provvisionale è la sussistenza di gravi elementi di responsabilità a carico del conducente.

Questi devono risultare da un sommario accertamento.

Dunque, è essenziale il superamento dell’ “an debeatur”, previsto dall’articolo  2054 del codice civile, che presuppone sempre il concorso di colpa negli incidenti stradali, ove non si fornisca la prova liberatoria.

La provvisionale può essere concessa solo quando non sorgono contestazioni sulla responsabilità dell’incidente

Lo stato di bisogno del danneggiato non è più pertanto un elemento necessario per la la concessione della provvisionale, che abbiamo detto è un ordine di pagamento immediatamente esecutivo emesso dal giudice.

Unico elemento necessario perchè l’istanza di concessione della provvisinale venga accolta è la responsabilità conclamata dell’investitore,.

La concessione di una provvisionale è sempre possibile nel caso in cui vi sia ammissione di responsabilità da parte dell’investitore riscontrabile dalla sua dichiarazione resa nel verbale di incidente stradale, o  come nel caso dell’incidente al passeggero trasportato.

Il danneggiato deve, venirsi a trovare in condizione di difficoltà economica?

Questo elemento, sebbene non più indispensabile, incide soltanto sull’entità della somma da liquidare in via provvisoria, potendo il giudice concedere la provvisionale, sia pure in misura inferiore, anche a chi non si trovi in stato di bisogno, purché non vi siano dubbi sulla responsabilità dell’investitore.

Quali sono le condizioni per la concessione della provvisionale?

Dunque, le effettive condizioni per avere diritto alla concessione della provvisionale, ovvero di una somma da trattenere in acconto somma a titolo di risarcimento danni per le lesioni fisiche in un incidente stradale, da imputarsi nella liquidazione definitiva del danno, sono:

  • che sia iniziata una causa di risarcimento danni per lesioni a seguito di incidente stradale nell’ambito esclusivo di un giudizio promosso in tribunale;
  • che da un sommario accertamento risultino gravi elementi di responsabilità a carico del conducente,  desumibili dal verbale dell’incidente stradale e dalle dichiarazioni testimoniali ivi contenute.

Come fare richiesta di provvisionale in un incidente stradale?

A prevedere la possibilità per gli aventi  diritto al  risarcimento  del danno nel corso di un giudizio di primo grado di  richiedere una somma da trattenere in  acconto è l’art. 147 del  Codice delle Assicurazioni Private.

Il giudice di primo grado, sentite le parti, quando ricorrono  elementi di responsabilità a carico del conducente che ha causato l’incidente stradale, con ordinanza immediatamente esecutiva provvede ad assegnare la somma al danneggiato.

Circa l’entità della somma erogata a titolo di acconto, come detto, non occorre più che il danneggiato si trovi in stato di bisogno e, dunque, che fornisca la prova circa la sua precaria situazione economica, potendo essere attribuita nella misura di una percentuale variabile fra il 30% e il 50% sull’importo complessivo del danno da accertare in corso di giudizio.

Una volta emessa l’ordinanza che concede la provvisionale è irrevocabile fino alla fine del giudizio e, dunque, anticipatoria della sentenza di  condanna, tenuto conto  che, una volta superato il problema della responsabilità  dell’incidente,  il giudizio sarà atto precipuamente a dimostrare l’entità del danno da risarcire.

Per conferire un incarico all’Avvocato Gianluca Sposato Presidente dell’Associazione Difesa Infortunati Stradali è possibile chiamare i numeri sotto riportati in orario di studio, o prenotare una consulenza telefonica nell’area Assistenza Legale24h del  sito.

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Diritto Ereditario

Donazioni ed eredità

Donazioni ed eredità

Avvocato eredità successioni

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L’eredità è costituita, come dicevano i latini, dal relictum e dal donatum, dunque le donazioni vanno inserite in successione.

L’eredità non è soltanto da quello che una persona lascia al momento della sua morte (parte relitta dell’eredità), ma in  essa rientrano anche gli atti di disposizione compiuti in vita dal de cuius a beneficio e vantaggio di taluni eredi.

Pertanto il valore delle donazioni deve essere computato e restituito alla massa ereditaria (parte donata nell’eredità),  secondo l’istituto della collazione ereditaria.

Per tale ragione è importante conoscere quali sono le quote ereditarie con e senza testamento, che devono essere rispettate per verificare situazioni relative a casi di conflitto tra donazioni ed eredità.

Cosa comporta la donazione per l’eredità?

La donazione può essere considerata come un anticipo di eredità in tutti i casi in cui si verifica una violazione delle quote ereditarie con e senza testamento.

Gli atti dispositivi di liberalità compiuti dalla persona deceduta mentre era ancora in vita si considerano, per la legge, come una anticipazione dell’eredità.

A meno che non si tratti di donazioni di modesto valore, come chiarisce l’articolo 738 del codice civile nei rapporti tra coniugi.

Facciamo un esempio pratico per fare comprendere come si ricostruisce il patrimonio ereditario e da cosa è costituita la massa ereditaria da ripartire tra gli eredi.

Esempio donazione che confluisce nell’eredità

Se al momento dell’apertura dell’eredità di una persona questa lascia del denaro su un conto corrente, per esempio 100.000,00 euro, oltre ad un immobile del valore di 700.000,00 euro, il relictum è 800.000,00 euro.

Ma se in vita il de cuius ha donato cospicue somme di denaro al coniuge, per esempio 500.000,00 euro, oltre ad avere regalato una casa del valore di 200.000,00 euro ad uno dei figli, il donatum è di  700.000, euro.

Queste operazioni di arricchimento dei legittimari vengono considerati come un anticipo dell’eredità e dovranno essere restituiti all’asse ereditario, per effetto della collazione.

Pertanto, sulla base dell’esempio sopra riportato la massa ereditaria da dividere tra gli eredi non sarà costituita soltanto da quello che il de cuius ha lasciato alla sua morte, dovendosi considerare donazioni ed eredità.

Alla quota di 800.000,00 euro, costituita dal valore dell’immobile e del denaro sul conto corrente dovrà aggiungersi la somma di 700.000,00 per la parte donata per un totale di 1.500.000,00 euro.

Questo valore costituirà la massa ereditaria da dividere in base alle quote ereditarie tra gli eredi tenuto conto degli anticipi già ricevuti per effetto del rapporto tra donazioni ed eredità.

La regola vale solo per gli eredi legittimi cui è sempre riservata per legge una quota ereditaria a seconda della composizione del nucleo familiare della persona deceduta.

Si parla a tal proposito di collazione, ai  sensi dell’ articolo 724 del codice civile riguardante tutti i casi di donazione indiretta e lesione della quota legittima degli eredi.

Come avviene la reintegra nell’eredità?

La reintegra nella quota pretermessa di taluno degli eredi legittimi può avvenire per equivalente, o per compensazione nell’ambito dello scioglimento della comunione ereditaria.

Per chiedere la reintegra nell’eredità bisogna prima procedere a ricostruire la massa ereditaria, ovvero attribuire un valore ai beni che confluiscono nell’eredità.

Per fare ciò bisogna esaminare il rapporto tra donazioni ed eredità.

Ciò è possibile computando non soltanto quello che rimane alla morte del de cuius, ma anche il valore delle disposizioni compiute per atti di liberalità in vita che abbiano avvantaggiato alcuno degli eredi, rispetto e in danno di altri.

Accertamento patrimoniale del defunto

Al momento della divisione ereditaria, pertanto, deve essere effettuato l’accertamento patrimoniale del defunto, con tutte le verifiche necessarie per il caso di donazioni ed eredità.

Dall’esame dei movimenti dei conti correnti del deceduto negli ultimi 10 anni, potrà essere individuato con esattezza se vi è stata lesione di legittima, o meno.

Attraverso la consultazione dei pubblici registri immobiliari è possibile verificare se taluno dei chiamati all’eredità debba restituire alla massa ereditaria anticipazioni di cui ha goduto mentre la persona deceduta era ancora in vita.

La sottrazione di una somma di denaro dal conto corrente di famiglia non costituisce reato di appropriazione indebita, previsto dall’articolo 646 del codice penale, essendo stati derubricati i reati contro il patrimonio per il coniuge ancorchè non separato.

Come avviene la reintegra nella legittima?

Nel caso di donazioni ed eredità che determinano scompensi tra le quote degli eredi la reintegra nella legittima può avvenire bonariamente, o in giudizio per effetto di una sentenza del  giudice.

Il legittimario che chiede la reintegra nella quota di legittima che sia stata lesa può ottenere la reintegra in via bonaria, attraverso il raggiungimento di un accordo di divisione e transazione ereditaria.

L’accordo può prevedere una somma di denaro a compensazione del minor valore della sua quota per effetto della collazione, o l’attribuzione di un immobile o cespiti immobiliari di maggior valore rispetto all’erede, o agli eredi che hanno beneficiato di donazioni in vita.

Qualora, invece, non sia stato possibile trovare un accordo di divisione ereditaria con gli altri eredi e anche la mediazione obbligatoria si sia conclusa con esito negativo, non resterà che adire le vie giudiziarie.

Ciò al fine di esperire l’azione di riduzione ai sensi dell’art. 564 del  codice civile, presso il Tribunale competente territorialmente.

In tutti i casi di donazioni ed eredità è sempre sconsigliato muoversi senza l’assistenza di un avvocato esperto in eredità, sia per il coinvolgimento emotivo degli  eredi, sia per i tecnicismi e la difficoltà legale del caso da affrontare.

Intestazione fittizia di immobili e donazioni indirette

E’ prassi frequente che, anche solo per evitare il pagamento delle imposte di successione sugli immobili, per ottenere le agevolazioni attribuite alla prima casa, un genitore intesti un appartamento ad un figlio.

Ciò senza che in sede di stipula notarile si dia atto della donazione indiretta, posta in essere attraverso una compravendita immobiliare che, seppur non fittizia, è stata realizzata con il denaro del genitore.

In tali ipotesi si configura una donazione indiretta che deve essere computata e restituita alla massa ereditaria.

La donazione indiretta rappresenta un atto di liberalità producendo l’impoverimento del donante e l’arricchimento del donatario a scapito della massa ereditaria e degli  altri eredi che non abbiano usufruito di analoghi vantaggi e benefici patrimoniali.

Pertanto la donazione indiretta deve confluire nella massa ereditaria essendo, ai sensi dell’articolo 809 del Codice Civile, sempre revocabile.

Donazione indiretta e dispensa dalla collazione ereditaria

Una eccezione e caso particolare da considerare è rappresentato dalla dispensa dalla collazione ereditaria che può essere espressa, o tacita.

Nel caso in cui la dispensa dalla collazione sia riportata nell’atto di donazione o nel testamento, o anche in un atto successivo del de cuius, qualora l’atto di liberalità rientri nella facoltà delle sue disposizioni non dovrebbero sorgere particolari problemi.

Assai più complessi sono i casi legati alla dispensa tacita dalla collazione,  rappresentando una fattispecie giuridica sempre di difficile interpretazione e soluzione.

Tutte le donazioni indirette sono revocabili?

A rigor di logica, sempre che possa essere fornita prova documentale sul punto, il principio enunciato nell’articolo 809 del codice civile non si estende e, dunque, applica agli atti di liberalità compiuti dal de cuius in favore di servizi resi conformemente agli usi.

Per esempio nei confronti del figlio, della moglie, o di altro erede, con tutte le problematiche che possano scaturirne e sorgere in sede interpretativa, dovendosi fare riferimento a quegli atti di liberalità che non possano essere annoverati tra gli atti di donazione.

Come provare la donazione indiretta?

Provare che una donazione è indiretta non sempre può essere un lavoro semplice, fermo restando l’onere della prova in capo alla persona interessata.

L’acquisto di un immobile a favore di un minore, o di un figlio ancora studente, può, di per sé, costituire una prova indiziaria della mancanza di fondi propri del beneficiario titolare dell’acquisto fittizio.

E’ diventata prassi in uso che negli atti di compravendita immobiliare l’acquirente dichiari che il pagamento del corrispettivo è avvenuto a cura di un altro soggetto, senza bisogno che questo intervenga necessariamente alla stipula dell’atto notarile.

Donazione ed eredità tra fratelli

Un caso particolare che merita attenzione, per la sua importanza e frequenza, è  quello nell’eredità tra fratelli di situazioni di sfavore che vedono un fratello avvantaggiato da una donazione di immobile rispetto ad un altro fratello, o  sorella.

In presenza di donazioni indirette, o intestazione fittizia di immobili che ricadono nell’eredità come evitare liti tra fratelli?

I pubblici registri immobiliari consentono di effettuare ricerche approfondite, ma sulla provenienza del denaro di acquisto di un immobile intestato fittiziamente dai genitori ai figli, possono sorgere problemi in relazione al lasso di tempo trascorso.

Le liti tra fratelli per l’eredità, oltre ad implicare risvolti familiari, nel caso di disparità di trattamento dei genitori verso i figli, non possono risolversi  senza l’assistenza di un avvocato specializzato in eredità.

Per tale ragione, raccomandiamo sempre di rivolgersi al nostro studio legale, per una consulenza volta a chiarire il caso, ravvisandosi come situazione frequente la problematica dell’eredità tra fratelli nella successione legittima e testamentaria.

Avvocato per donazione ed eredità

L’Avvocato Gianluca Sposato è Consigliere dell’ISLE Istituto per gli Studi e la Documentazione Legislativa che collabora alla Rassegna Parlamentare e opera sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica.

E’ considerato il migliore avvocato per risolvere questioni ereditarie che implicano l’esame di donazioni ed eredità, sia che si tratti dell’apertura di  successione legittima che di successione testamentaria.

Lo Studio Legale Sposato, fondato nel 1949, riesce nella maggior parte dei casi ad evitare dispute tra eredi, prima della procedura di mediazione, sempre obbligatoria nel caso di contese ereditarie.

Rivolgersi al nostro Studio Legale per accordi ereditari è sempre la scelta migliore per il cliente che richieda l’accertamento di una donazione indiretta e la reintegra nella quota ereditaria a lui spettante come erede pretermesso, che sia stato leso in ambito successorio.

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Diritto Ereditario

Eredità verso i nipoti

Eredità verso i nipoti

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A chi  spetta l’eredità dei nonni e degli zii?

Nel caso in cui il defunto è sposato, l’eredità si devolve in linea retta e, dunque, al coniuge e ai figli.

In mancanza di figli l’eredità, invece, spetta al coniuge e ai genitori e, soltanto ove manchino i figli e i genitori, sempre che il de cuius non era sposato, si devolve in linea collaterale ai fratelli, o ai nipoti.

I nipoti, pertanto, non rientrano in quella categoria di eredi privilegiati, ovvero tra il novero dei legittimari (coniuge, figli, genitori, nonni) che hanno sempre diritto nel nostro ordinamento giuridico a vedersi riconoscere una quota ereditaria determinata per legge.

Dunque, a meno che non agiscono in rappresentazione di alcuno di questi, perché premorto al de cuius, o sono indicati nel testamento, ovvero non vi sono altri eredi in linea retta, non hanno diritto ad alcuna quota di eredità sulla massa ereditaria di nonni e zii.

Quando l’eredità spetta ai nipoti?

L’eredità è devoluta ai nipoti in soli due casi previsti dalla legge:

  1. quando sono stati espressamente nominati nel testamento;
  2. quando, in mancanza di testamento, chi muore non lascia prole, genitori o nonni, fratelli o sorelle, coniuge e figli, come dispone l’art. 572 del Codice civile.

Solo in questi casi i nipoti, fino al sesto grado, subentrano nell’asse ereditario della persona deceduta e l’eredità, se accettata, viene loro devoluta secondo le disposizioni del codice civile.

Pertanto per comprendere chi sono gli eredi legittimi di una persona non sposata, bisogna considerare che in mancanza di figli, di fratelli, ovvero di un testamento che disponga diversamente, gli eredi sono i nipoti.

Cosa deve fare il nipote per dimostrare di essere erede?

Se il nonno, o la nonna, ovvero lo zio, o la zia ha fatto un testamento olografo  a favore del nipote, o dei nipoti, si aprirà la successione testamentaria in favore del nipote.

In tal caso sarà necessario verificare che il testamento abbia i requisiti formali e sostanziali previsti dalla legge e non violi i diritti dei legittimari, se presenti nell’asse ereditario del de cuius.

Se, invece, lo zio o la zia sono morti senza avere eredi più prossimi, occorrerà verificare che non vi sia l’esistenza di un testamento, e si aprirà la successione legittima in favore dei nipoti.

Il nipote, o i nipoti, devono chiedere il certificato di morte del de cuius e presentare la dichiarazione sostitutiva di atto notorio all’Ufficiale dell’Anagrafe Civile del Comune di residenza, con i dati di tutti gli eredi.

Ciò al fine di comprovare la loro qualità di eredi e la composizione dell’asse ereditario del nonno, o della nonna, ovvero dello zio, o della zia deceduta.

Eredità verso i nipoti, espletamento delle pratiche ereditarie

Per l’espletamento delle pratiche ereditarie, al fine di accettare l’eredità, è fondamentale che l’erede si rivolga subito ad un avvocato specializzato in successioni ereditarie.

L’Avvocato Gianluca Sposato, specializzato in diritto ereditario, opera in tutta Italia dando corso alle formalità e adempimenti necessari per la successione ereditaria e scioglimento della comunione ereditaria.

L’avvocato per eredità, verificato che non ci sono altri eredi, accerta la consistenza patrimoniale del de cuius e richiede lo svincolo delle somme sui conti correnti del defunto in favore degli eredi.

Grazie alla nostra esperienza garantiamo l’adempimento delle formalità necessarie per quantificare sia le tasse di successione, che per la presentazione della denuncia di successione e divisione dell’eredità.

Rappresentazione ereditaria dei nipoti

Il nipote, ai sensi degli articoli 467 e 468 del codice civile, ha sempre diritto ad agire per rappresentazione ereditaria.

Agendo in rappresentazione il nipote ha diritto a rivendicare la quota di eredità che sarebbe spettata a sua madre, o a suo padre, figli del “de cuius”, che siano morti prima dell’apertura della successione, ovvero vi abbiano rinunciato, ai sensi dell’articolo 581 del codice civile.

La rappresentazione ereditaria nel caso dei nipoti può avere luogo all’infinito sia nella linea retta che nella linea collaterale.

Ma solo se il primo chiamato all’eredità è un figlio o un fratello del de cuius, tenuto conto che l’art. 468 del codice civile indica quali soggetti rappresentabili solo i figli e i fratelli.

La rappresentazione ereditaria, infatti, è un istituto eccezionale, non suscettibile di interpretazioni estensive.

Ragion per cui, per principio consolidato della giurisprudenza di legittimità, occorre tener presente che la rappresentazione non opera se il primo chiamato è un nipote del de cuius.

Avvocato esperto in successioni ereditarie ed eredità ai nipoti

Per capire quando l’eredità spetta ai nipoti bisogna farsi assistere da un avvocato per successioni ereditarie con lunga esperienza nel diritto successorio.

L’Avv. Gianluca Sposato, è esperto in successioni ereditarie e, con oltre 25 anni di esperienza, garantisce sicurezza e tranquillità al nipote che deve adempiere alla successione ereditaria di uno zio o di una zia, oppure dei nonni.

Più volte Presidente dell’Esame di Stato per Avvocato a Roma, è considerato un punto di riferimento nazionale nel diritto ereditario e accetta incarichi per asset ereditari importanti in tutta Italia.

Per chi non può recarsi a studio è possibile prenotare una consulenza legale telefonica in cui viene fornita una dettagliato parere in materia ereditaria in grado di chiarire ogni dubbio e trovare assistenza per i relativi adempimenti.

All’esito della consulenza legale, nel rispetto della trasparenza e dell’Ordinamento Deontologico Forense, viene fornito un preventivo di spesa per il costo della causa ereditaria, o la transazione divisoria, nel caso di accordo tra eredi.