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Recupero crediti

Decreto ingiuntivo

Decreto ingiuntivo

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Cos’è il decreto ingiuntivo?

Il decreto ingiuntivo è un ingiunzione di pagamento emessa dal tribunale a seguito di un ricorso presentato dal creditore accompagnato dai documenti che ne attestano il credito.

Il ricorso per decreto ingiuntivo è un procedimento speciale sommario con cui  si chiede al giudice di emettere un ordine di pagamento contro il debitore inadempiente.

Con questa tipologia di  ricorso il creditore che vanta un credito certo, liquido ed esigibile, fondato su prova scritta, richiede un ingiunzione di pagamento al giudice competente.

Il giudice designato, ricorrendo i presupposti, ordina al debitore di adempiere all’obbligazione di pagamento o di consegna entro quaranta giorni dalla notifica.

Con l’avvertimento che entro il medesimo termine è possibile proporre opposizione e che, in difetto, si procederà ad esecuzione forzata da avviare con il pignoramento, previa notifica del precetto.

Decreto ingiuntivo esecutivo

Il decreto ingiuntivo esecutivo consente al creditore di ottenere il pagamento del proprio credito, o la consegna del bene a lui dovuto, senza dover attendere il termine di 40 giorni.

In questo caso il debitore è obbligato ad adempiere entro 10 giorni dalla notifica dall’atto di precetto, con cui il titolo viene notificato.

Il decreto può essere provvisoriamente esecutivo quando il credito è fondato su una cambiale anche scaduta, un assegno circolare, un assegno bancario finanche scoperto.

Oppure quando il  titolo è  costituito da un certificato di liquidazione di borsa, un atto ricevuto da notaio, o da altro pubblico ufficiale autorizzato.

L’ingiunzione di pagamento può essere, altresì, provvisoriamente esecutiva quando si ritiene che, in caso di ritardo nel pagamento, come nel caso di una fattura inevasa, si possa creare un grave danno per il creditore.

Il creditore per effetto del ritardo nel pagamento potrebbe vedersi sottrarre le dovute garanzie nell’adempimento da parte del debitore.

Opposizione a decreto ingiuntivo

Ove il debitore contesti l’ingiunzione di pagamento, perché infondata, illegittima, o perché vi ha già adempiuto potrà proporre opposizione.

Il termine di opposizione a decreto ingiuntivo è di di 40 giorni dalla notifica dell’ingiunzione ricevuta, a pena di nullità.

Circa la forma l’opposizione si propone con citazione e non con ricorso, dinanzi lo stesso giudice che lo ha emesso.

L’opposizione si propone notificando un atto di citazione al creditore opposto ed iscrivendo la causa a ruolo.

In tal modo il procedimento  si trasforma da sommario, in ordinario per l’accertamento della natura, sussistenza ed entità del credito contestato nel decreto opposto.

Carattere dell’ opposizione a decreto ingiuntivo

L’opposizione a decreto ingiuntivo ha spesso carattere meramente dilatorio.

Con il solo intento di consentire al debitore di prendere tempo e sottrarsi al proprio obbligo di adempiere, in particolare quando non è supportata da prova scritta, o di pronta soluzione.

Per “prova scritta”  si  deve intendere qualsiasi documento idoneo a provare, ai sensi degli artt. 2699 e seguenti del codice civile, il fondamento dell’eccezione del debitore ingiunto e, quindi, l’inesistenza del diritto del creditore.

Per “pronta soluzione” si  deve intendere, invece,  l’esistenza di mezzi di prova posti a sostegno dell’opposizione tali, però, da non dare vita ad una vera e propria istruttoria.

Ricorso per decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo

Riguardo la provvisoria esecuzione del decreto ingiuntivo, la dottrina e la giurisprudenza maggioritarie affermano quanto segue.

Il giudice istruttore, nell’esercizio del suo potere discrezionale di concedere l’esecuzione provvisoria del decreto non deve limitarsi alla sola verifica del fatto che l’opponente abbia fondato l’opposizione su prova scritta, o se questa sia di pronta soluzione.

La provvisoria esecutorietà del decreto ingiuntivo opposto, ai sensi dell’articolo 648 del codice di procedura civile, può essere concessa in due diverse ipotesi dai presupposti fra loro autonomi e complementari

  1.  quando il creditore opposto abbia fornito la piena prova dei fatti costitutivi del credito e risulti la probabile infondatezza delle eccezioni dell’opponente;
  2.  quando, a prescindere dalla particolare certezza del credito, possa allegare e provare il “periculum in mora” che a lui deriverebbe dal ritardo nella decisione, qualificato dal “fumus boni iuris” del suo diritto.

Con il decreto ingiuntivo telematico introdotto con il Decreto Legge 179/2012, che prevede il deposito dei documenti con modalità telematiche, i tempi di emissione del decreto sono più veloci con indubbi vantaggi per il creditore di ottenere rapidamente un titolo esecutivo nei confronti del proprio debitore.

Avvocato civilista per recupero crediti

Il creditore a fronte del diniego di pagamento da parte del proprio debitore deve rivolgersi ad un avvocato per recupero crediti affinché possa incassare in tempi rapidi le somme a lui dovute.

A volte è sufficiente l’inoltro di una semplice diffida ad adempiere e costituzione in mora del debitore ai sensi dell’articolo 1219 del codice civile.

Il più delle volte, però,  occorrerà promuovere una procedura di riscossione per ottenere un titolo esecutivo da parte dell’autorità giudiziaria contro il debitore ed avviare un pignoramento presso terzi.

Per conferire un incarico  all’Avvocato Gianluca Sposato o per una consulenza legale, info su costi e pagamenti nell’area Assistenza Legale24h 

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Recupero crediti

Cumulo dei mezzi di espropriazione

Cumulo dei mezzi di espropriazione

Limiti all’espropriazione forzata

L’art. 483 del codice di procedura civile dispone che il creditore possa valersi cumulativamente dei diversi mezzi di espropriazione forzata previsti dalle legge.

Ma, su opposizione del debitore, che non  può  avvenire nelle forme dell’ opposizione agli atti esecutivi e opposizione all’esecuzione, il Giudice, con ordinanza non impugnabile, può limitare l’espropriazione al mezzo che il creditore sceglie o, in mancanza, a quello che il Giudice stesso determina.

Il presupposto affinché il debitore possa invocare la limitazione prevista dalla norma in esame consiste nella eccessività del ricorso ai vari mezzi di espropriazione, attraverso i quali può realizzarsi.

Pensiamo all’espropriazione forzata mobiliare presso il debitore,  al pignoramento immobiliare o al pignoramento presso terzi, poiché la legge consente al creditore di potere agire cumulativamente, senza alcun ordine di priorità, con la sola eccezione per i beni sui quali sia apposta una garanzia reale ai sensi dell’art. 2911 del codice civile.

Valutazione dell’eccessività dei mezzi di espropriazione

Cumulo dei mezzi di espropriazione: la valutazione dell’eccessività deve essere apprezzata dal Giudice di volta in volta.

Tenuto conto degli interessi del creditore pignorante e di quelli intervenuti, nonché del valore dei beni esecutati e dell’ammontare del credito dell’istante, dei crediti degli intervenuti e di coloro che vantino cause legittime di prelazione.

Parte della dottrina, propende per quella tesi più garantista per il creditore secondo cui tale valutazione dovrebbe tenere conto del presumibile ricavato della vendita, nonché delle probabilità di eventuali ulteriori interventi in giudizio da parte di creditori privilegiati.

Al contrario una parte minoritaria sostiene che la norma in esame costituisca una estrinsecazione del principio del minimo mezzo, ovvero del principio di lealtà e probità nel compimento degli atti processuali.

Reclamo sul cumulo dei mezzi di espropriazione

In ogni caso, è bene sottolineare che il maggior valore dei beni oggetto dell’espropriazione, rispetto al credito vantato, di per sé non costituisca eccesso dei mezzi di espropriazione tale da legittimare il Giudice ad intervenire.

Non potendosi prescindere, a riguardo, dalla formulazione di apposito reclamo da parte del debitore esecutato.

Al di fuori delle ipotesi di eccessività, sono ammessi più procedimenti di stesso tipo per lo stesso credito.

Tuttavia, come ha sancito la Suprema Corte con sentenza n. 3786 del 1987, il  creditore che sia stato soddisfatto in uno di essi non può ottenere anche il rimborso delle spese di un altro procedimento.

Eccessività dei mezzi di espropriazione e riduzione del pignoramento 

Dottrina e giurisprudenza sono concordi nel ritenere che sussista il cumulo dei mezzi di espropriazione qualora si promuovano contro lo stesso debitore più processi esecutivi di diverso tipo.

Dovendo, diversamente, trovare applicazione l’articolo 496 del codice di procedura civile che disciplina la riduzione del pignoramento.

Quanto alla natura ed alla forma dell’opposizione del debitore, essa non può inquadrarsi nella categoria delle opposizioni in senso tecnico ai sensi degli articoli 615 e 617 del codice di procedura civile.

Consistendo in un mero reclamo, non soggetto a termini di decadenza, motivato da ragioni di opportunità e convenienza, da proporsi con ricorso o con semplice dichiarazione a verbale di udienza.

Il Giudice chiamato a decidere, dovrà disporre l’audizione delle parti interessate e provvederà con ordinanza non impugnabile, soggetta, tuttavia, a ricorso straordinario in Cassazione ex art. 111 comma 7 della Costituzione.

Infine, è importante ricordare come la Corte di Cassazione, con sentenza n. 18533 del 2007, abbia stabilito che in presenza di un eccesso nell’impiego del mezzo esecutivo connotato da dolo o colpa grave, sia giustificata non solo l’esclusione dall’esecuzione dei beni ad essa sottoposti in eccesso, ma anche la condanna del creditore procedente per responsabilità processuale aggravata.

Riproduzione vietata tutti i diritti riservati. Pubblicato sul Messaggero dall’Avvocato Gianluca Sposato

Per appuntamenti e consulenza telefonica, info nell’area Assistenza Legale24h, lo studio non presta gratuito patrocinio.

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Diritto Societario

Recupero crediti

Recupero crediti

L’attività di recupero di crediti per ottenere il pagamento da parte del debitore può avvenire in via stragiudiziale, con una lettera, o piano di rientro concordato, o in via giudiziale ottenendo dal tribunale un provvedimento esecutivo.  

Verifica della situazione debitoria

Lo Studio Legale Sposato grazie all’accesso immediato a banche dati è in grado di conoscere e valutare anticipatamente la situazione economica del debitore, finanziaria e patrimoniale, attraverso verifica della situazione debitoria.

Tale attività di indagine patrimoniale è fondamentale al fine di intraprendere l’azione legale solo quando vi siano elevate probabilità di successo, razionalizzando tempi e costi da anticipare per il creditore, ottimizzando il recupero crediti.

Fornisce, inoltre, grazie a rapporti con i principali Istituti di credito nazionali ed esteri la cessione pro-soluto di crediti aziendali di certa inesigibilità.

Lo strumento è utile per eliminare dal bilancio le partite in sofferenza che non si riescono a riscuotere che concorrono a formare il reddito imponibile, con conseguenza di aggravio di imposizione fiscale.

Attività di recupero crediti

L’attività per ottenere il pagamento dal debitore viene esplicata per crediti condominiali, crediti da lavoro, crediti chirografari ed assistiti da privilegio, anche attraverso lo strumento del cumulo dei mezzi di espropriazione.

Per affidare un incarico per recupero crediti di valore, occorre rivolgersi ad un avvocato per recupero crediti che conosca bene la materia delle esecuzioni immobiliari.

Prestando particolare attenzione nel caso di intervento dei creditori in procedure giudiziarie già in corso, tenuto conto della cristallizzazione del processo di esecuzione.

Ulteriore attenzione deve essere posta ad azioni volte a salvaguardare il creditore da casi di vendita in frode ai creditori,come nel caso di vendita di immobili fraudolenta con effetti, sovente, anche in  ambito di  diritto ereditario.

Procedura di recupero crediti

Le procedure di soddisfazione del credito se non possibile con accordi transattivi avviene attraverso il conseguimento di sentenze immediatamente esecutive.

Ottenuto il decreto ingiuntivo di pagamento telematico, con notificazione del titolo e dell’atto di precetto al debitore.

In caso di inadempimento nei termini si procede a pignoramento presso terzi, pignoramento di immobili ed ogni altra attività utile all’esazione immediata del credito.

Le procedure utilizzate nei confronti del debitore, ove la semplice diffida ad adempiere con messa in mora non abbia sortito alcun effetto, sono diverse.

Variano a seconda dell’esito delle ricerche effettuate sul patrimonio del debitore stesso, anche ai fini dell’ottenimento di un titolo esecutivo di pagamento.

Tempistiche e costi del recupero crediti

L’attività di recupero del credito non può prescindere da una attenta analisi e valutazione delle tempistiche e dei costi che il creditore deve sostenere, oltre che della percentuale di  successo.

Le tempistiche per l’emissione del decreto ingiuntivo telematico oggi  sono piuttosto veloci in media 2 mesi dalla richiesta. 

I costi sono disciplinati dal Dm 55/14 e variano in  base al valore e alle attività  da compiere,

L’avvocato esperto in recupero crediti potrà propendere per richiedere un decreto ingiuntivo telematico, oppure, ottenuto il titolo esecutivo, a fronte di ulteriore insolvenza del debitore, iscrivere a ruolo il pignoramento.

Il pignoramento presso terzi, ove il debitore vanti posizioni creditorie nei confronti di soggetti terzi estranei alla procedura e vi sia sufficiente capienza, ovvero, nel caso di particolari beni di pregio, avviare un pignoramento congiunto.

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Diritto fallimentare

Dichiarazione di fallimento

Dichiarazione di fallimento

Stato di insolvenza dell’imprenditore​

La dichiarazione di fallimento per l’imprenditore comporta che deve trovarsi in uno stato d’insolvenza tale da non poter più soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni.

Essere consapevoli del proprio dissesto economico imprenditoriale ed avvalersi fin da subito dell’ausilio di un avvocato esperto in diritto fallimentare rappresenta la scelta più logica.

In tal modo, se adeguatamente assistiti e supportatati, si riesce cooperando ai fini  dell’adempimento delle proprie obbligazioni, a contenere i rischi legati al fallimento.

Dichiarazione di fallimento attività da compiere

In caso di dichiarazione di fallimento la prima attività cui bisogna ottemperare, ai sensi dell’ art. 14 della Legge fallimentare, è il deposito presso la cancelleria del tribunale delle scritture fiscali e contabili.

Da ciò emerge lo stato particolareggiato ed estimativo delle attività, l’ elenco dei creditori con i rispettivi crediti, l’indicazione dei ricavi lordi degli ultimi tre esercizi e di coloro che vantino diritti reali, o personali, sui beni del fallito.

Tutte le successive attività si svolgono sotto il controllo del giudice fallimentare che provvede alla nomina di un curatore del fallimento, di regola un avvocato, o un commercialista.

Scelta dell’avvocato fallimentarista

La dichiarazione di fallimento presenta molteplici aspetti da gestire.

Il codice fallimentare è in continua evoluzione e soltanto un avvocato fallimentarista può giudicare se la dichiarazione di chiusura rappresenti lo strumento idoneo da intraprendere e quale sia l’iter più adatto.

L’Avvocato Gianluca Sposato, ha fondato l’Associazione Custodi Giudiziari e Delegati alle Vendite Immobiliari di cui è Presidente Onorario.

Nel corso della sua carriera ha formato avvocati, dottori commercialisti, custodi giudiziari e curatori fallimentari con corsi di aggiornamento sulle principali tematiche in ambito di procedure concorsuali e fallimento.

Lo Studio Legale Sposato propone strumenti a tutela del fallito, attraverso una attenta valutazione dell’ attività del giudice delegato, gestendo rapporti con il curatore fallimentare e comitato dei creditori del fallito.

Svolge la propria attività a sostegno delle imprese per la migliore gestione della crisi ai fini di evitare il fallimento, ottimizzando anche i costi delle procedure liquidatorie.

Per esame di casi relativi la dichiarazione di fallimento è possibile richiedere una consulenza a pagamento nell’area Assistenza Legale24h.

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Diritto fallimentare

Gestione della crisi d’impresa

Gestione della crisi d’impresa

Come evitare il fallimento​ dell’impresa

Nel panorama economico nazionale ed internazionale, sia per evitare il fallimento dell’impresa che per la gestione della crisi d’impresa, è imprescindibile la scelta e l’operato di professionisti seri e qualificati.

La gestione dell’insolvenza societaria è volta ad evitare, attraverso la domanda di  concordato preventivo, il fallimento dell’imprenditore e può essere a volte una scelta utile da adottare.

L’amministrazione del fallimento, invece, viene svolta dal curatore fallimentare in una fase avanzata della procedura di gestione della crisi d’impresa e necessita sempre della supervisione da parte di un avvocato civilista specializzato.

Il tribunale fallimentare è investito dell’intera procedura e provvede alla nomina, revoca, o sostituzione degli organi del fallimento, che sono rappresentati dal giudice delegato, dal curatore fallimentare e dal comitato dei creditori.

Come avviene la gestione della crisi d’impresa?

La gestione dell’insolvenza dell’impresa non può prescindere dalle difficoltà economiche in cui versa l’imprenditore,  ma anche dalla capacità di far fronte a tale situazione mediante accordi economici e legali  da rispettare.

La possibilità di evitare il fallimento è prevista dal Codice della crisi e dell’insolvenza e richiede particolare impegno da parte dell’Avvocato preposto a gestire la crisi  d’impresa.

Uno strumento utile a tal fine è rappresentato dalla procedura di allerta, prevista per la risoluzione della crisi in via stragiudiziale, ai fini dei evitare l’insolvenza dell’imprenditore.

In una fase avanzata della crisi d’impresa, invece, in cui non si sia riusciti ad evitare miglior sorte per l’azienda, non rimane che la liquidazione giudiziale, in caso di fallimento anche della procedura di allerta.

Gestione della crisi  d’impresa e costi della fase liquidatoria

Lo Studio Legale Sposato, fondato nel  1949, grazie alla visione strategica ed esperienza consolidata nel settore dell’impresa, è in grado di fornire un quadro chiaro e completo della situazione di insolvenza aziendale.

Il nostro team è costituito da avvocati d’impresa, consulenti aziendali, curatori fallimentari, revisori legali, dottori commercialisti e revisori contabili, per la migliore gestione della crisi d’impresa.

Per individuare le soluzioni da intraprendere, al fine di limitare i danni, ottimizzando i costi e gestendo le varie fasi procedurali e liquidatorie per la migliore gestione della crisi aziendale.

L’Avvocato Gianluca Sposato è Revisore dei Conti dell’I.S.L.E. Istituto per gli Studi e la Documentazione Legislativa che opera sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica.

L’Istituto collabora alla impostazione tecnica e alla documentazione delle attività legislative del Parlamento e degli altri organo costituzionali dello Stato.

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Diritto fallimentare

Fallimento del debitore esecutato

Fallimento del debitore esecutato

Il fallimento del debitore esecutato comporta di regola quale conseguenza principale l’improcedibilità dell’esecuzione immobiliare.

Tale principio prevede, tuttavia, alcune eccezioni.

Cosa succede quando interviene il fallimento nella procedura esecutiva?

Pur in presenza di un debitore fallito, la procedura esecutiva può andare avanti qualora tra i creditori ve ne sia uno il cui titolo esecutivo sia costituito da un contratto di mutuo fondiario.

Oppure qualora l’organo fallimentare rappresentato dal Curatore, dietro autorizzazione del Giudice Delegato, si costituisca nella procedura esecutiva immobiliare con lo scopo di porre l’immobile sottoposto a pignoramento in vendita in tale sede, in luogo di quella fallimentare.

In presenza di tali circostanze, il corso dell’esecuzione può essere proseguito ed il bene pignorato può essere regolarmente venduto.

Sempre secondo le ordinarie modalità di vendita senza incanto o con incanto, con conseguente successivo pagamento del saldo prezzo ed emissione del decreto di trasferimento in favore dell’aggiudicatario.

Conseguenze del fallimento del debitore nella procedura esecutiva

Una ulteriore conseguenza del fallimento del debitore, nell’ipotesi in cui l’esecuzione possa essere proseguita, riguarda la distribuzione di quanto ricavato dalla vendita dell’immobile pignorato.

Infatti, proprio per le prerogative che la legge prevede in favore del creditore fondiario e del Fallimento, il ricavato della vendita può essere distribuito solo in favore di tali soggetti e non anche in favore di altri eventuali intervento dei creditori.

Inoltre, nel concorso tra il creditore fondiario ed il Fallimento, il primo, in quanto titolare di un privilegio ipotecario di primo grado derivante da un credito di natura fondiaria, viene preferito al secondo in sede di distribuzione del ricavato.

Mentre gli altri eventuali creditori, qualora intendano essere soddisfatti del loro credito, dovranno necessariamente intervenire e costituirsi nella procedura fallimentare.

Ovvero depositare in detta procedura una istanza di ammissione, al fine di poter partecipare alla distribuzione di quanto la Curatela fallimentare sarà riuscita ad ottenere dalla vendita dei beni del fallito.

Riproduzione vietata tutti i diritti riservati Sposatolaw – pubblicato sul Messaggero dall’Avvocato Gianluca Sposato esperto in diritto immobiliare 

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Amministrazione del fallimento

Amministrazione del fallimento

L’amministrazione del fallimento viene svolta dal curatore fallimentare.

Il curatore del fallimento è un avvocato o commercialista e ha il compito di provvedere allo svolgimento di tutte le operazioni della procedura fallimentare.

La sua attività è svolta sotto la vigilanza del giudice del fallimento e del comitato dei creditori.

Diritti dell’imprenditore fallito

L’imprenditore che sia fallito per tutelare i suoi diritti deve necessariamente essere seguito da un avvocato esperto in diritto fallimentare.

Ciò al fine di verificare il corretto adempimento dell’attività del curatore il quale è tenuto, ai sensi dell’art. 38 della legge fallimentare, ad espletare il proprio incarico con diligenza.

Il curatore nell’amministrazione del fallimento, infatti, deve annotare, giorno per giorno, in un registro vidimato le operazioni relative alla sua attività.

Occorre tenere conto, per di più, che l’azione di responsabilità del curatore revocato non può essere proposta dal fallito, ma deve essere proposta dal nuovo curatore previa autorizzazione del giudice delegato, ovvero del comitato dei creditori.

L’avvocato del fallimento

L’avvocato del fallimento deve tutelare i diritti dell’imprenditore fallito occupandosi della corretta amministrazione del fallimento da parte del curatore.

Deve, pertanto, verificare il corretto adempimento dell’organo fallimentare e denunciare eventuali violazioni di norme e irregolarità procedurali al tribunale.  

Ciò per assicurare che l’azienda non venga depauperata del suo patrimonio, gravata di ulteriori spese, o svenduta attraverso azioni illecite, o condotte criminose.

Pertanto risulta fondamentale vigilare sull’operato del curatore fallimentare, coordinandolo, relazionandosi con il giudice fallimentare e con il comitato dei creditori.

Ogni attività deve  essere svolta al fine di garantire il corretto adempimento di tutte le fasi della procedura fallimentare, fino al piano di riparto ed alla chiusura del fallimento.

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Diritto fallimentare

Concordato preventivo

Concordato preventivo

Il concordato preventivo è uno strumento di risoluzione e gestione della crisi di impresa.

L’imprenditore che si trovi in stato di insolvenza può accedere all’istituto, ricorrendo determinate condizioni previste dalla legge fallimentare.

Finalità del concordato preventivo

Al fine di favorire il risanamento dell’azienda e la prosecuzione dell’attività di impresa, la legge fallimentare mette a disposizione dell’imprenditore in crisi, o in stato di insolvenza, lo strumento del concordato.

Questo per evitare la dichiarazione di fallimento.

Lo strumento consente di proporre un accordo con i creditori destinato ad una soddisfazione delle ragioni creditorie.

Sulla base di un piano che può prevedere la ristrutturazione dei debiti e la soddisfazione dei crediti attraverso qualsiasi forma consentita, tra cui anche l’attribuzione delle attività ad un assuntore.

Come si propone la domanda di concordato preventivo?

La domanda di concordato si propone con ricorso sottoscritto dal debitore dinnanzi al Tribunale del luogo in cui l’impresa ha sede.

Essa prevede una gestione negoziata dell’insolvenza, a partire dalla domanda di ammissione al concordato preventivo che deve essere accompagnata da una relazione redatta da un professionista.

Di regola Avvocato, Commercialista, o Revisore dei Conti, che certifichi la veridicità dei dati aziendali e fornisca un parere sulla idoneità del piano di assolvere la funzione cui tende la procedura di risanamento.

Fasi del concordato preventivo

Non sempre è possibile accedere alla procedura del concordato.

I presupposti per l’ammissione all’istituto sono contenuti  nell’articolo 160 della legge fallimentare, tenuto conto della necessità di individuare l’ammontare minimo del grado di soddisfacimento dei creditori.

Quanto al contenuto della proposta deve contenere un piano per la ristrutturazione dei debiti e soddisfazione dei crediti, con relativa revisione e certificazione contabile.

Il  giudizio di ammissione è subordinato al giudizio di ammissione e votazione della proposta di concordato con nomina di un commissario giudiziale.

Assistenza legale nella procedura di concordato

Lo Studio Legale Sposato vanta ruoli di consulenza aziendale, revisione e certificazione contabile, rappresentanza legale, assistenza stragiudiziale e gestione del contenzioso, con un team di professionisti altamente specializzati.

L’Avvocato Gianluca Sposato è Revisore dei Conti dell’I.S.L.E. – Istituto per gli Studi e la Documentazione Legislativa, che opera sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica.

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Diritto Ereditario

Scioglimento della comunione ereditaria

Scioglimento della comunione ereditaria

Scioglimento comunione ereditaria

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Cos’è la comunione ereditaria?

La comunione ereditaria è una comunione incidentale che si costituisce alla morte del de cuius e, dunque, indipendentemente da una manifestazione di volontà dei partecipanti, pur potendo essere liberamente sciolta.

Tale forma di comunione di beni si ha quando si dà luogo alla successione legittima in assenza di testamento, ovvero quando il testatore ha disposto dei propri beni per quote e non per singole attribuzioni di beni agli eredi.

La comunione ereditaria è, pertanto, la proprietà condivisa costituita dai beni del de cuius che, al momento dell’apertura della successione e chiamata all’eredità, si trasmettono agli eredi.

In presenza di più chiamati all’eredità si ha la comunione ereditaria, che perdura fintanto gli eredi non decidono di procedere allo scioglimento, diventando ciascuno proprietario per l’intero della quota attribuita per legge.

Fino a quando gli eredi mantengono la comunione ereditaria vantano gli stessi diritti e doveri sulla massa ereditaria, ad esclusione del coniuge che conserva il diritto di abitazione e uso del mobilio della casa coniugale.

Quando si ha la comunione ereditaria?

La comunione ereditaria si ha di regola nella successione legittima in presenza di più chiamati all’eredità e nella successione testamentaria ove siano state attribuite agli  eredi quote e porzioni di beni indivisi.

La communio incidens si ha, pertanto, quando ogni coerede ha i diritti che la legge attribuisce a ciascun partecipante per il godimento, l’amministrazione e la facoltà di chiedere la divisione della quota comune.

Con la comunione ereditaria tutti gli eredi diventano proprietari per l’intero, ciascuno rispettivamente pro quota, della massa ereditaria, che è costituita sia dai beni, che dai debiti del defunto.

Le quote ereditarie con e senza testamento possono variare a seconda che si tratti di successione legittima, o di successione testamentaria, ma in nessun caso possono escludere gli eredi legittimi dall’asse ereditario.

Quali sono i rischi della comunione ereditaria?

I rischi della comunione ereditaria, riguardano la condivisione di quote immobiliari, essendo legati alla gestione e conservazione del patrimonio immobiliare, per scelte che possono non essere condivise dagli eredi.

La comunione ereditaria, comporta anche il rischio di insolvenza di uno dei coeredi nei confronti di eventuali creditori, tenuto conto dei beni indivisi, pignorabili anche se i comproprietari non sono tutti obbligati.

L’articolo 599 del codice di procedura civile, infatti, stabilisce che possono essere pignorati i beni indivisi anche quando non tutti i comproprietari sono obbligati verso il creditore.

Per tale ragione ove i rapporti tra coeredi non siano più che buoni e consolidati è sempre sconsigliabile da parte mia procedere ad una divisione ereditaria parziale, mantenendo dei beni in comunione.

I coeredi, poi, debbono contribuire al pagamento dei debiti ereditari senza vincolo di solidarietà, ciascuno in proporzione della sua quota.

A meno che si tratti di debito indivisibile, nel qual caso il creditore può rivolgersi  a chi tra gli eredi è in grado di eseguire la prestazione, come nel caso del coerede che sia nel possesso del bene oggetto del debito.

Come si procede allo scioglimento della comunione ereditaria?

Delineato l’asse ereditario e le quote degli eredi, sia che si proceda alla successione legittima, che alla successione testamentaria, l’avvocato esperto in successioni ereditarie provvede a ricostruire la massa ereditaria.

Tale operazione è indispensabile per rendere autonomi ed indipendenti gli eredi, procedendo in tal modo allo scioglimento della comunione ereditaria.

Ciò è possibile attraverso indagini mirate, richiedendo gli estratti conti bancari del de cuius dell’ultimo decennio ed esaminando la situazione patrimoniale mobiliare ed immobiliare del defunto.

L’esame della massa ereditaria deve tenere conto anche di eventuali debiti ereditari, spese da sostenere, polizze assicurative, donazioni indirette.

Per questo l’avvocato esperto in eredità deve avere una preparazione civilistica molto vasta che sconfina anche nel diritto immobiliare per fornire un quadro d’insieme corretto e preciso.

E’ importante privilegiare sempre la possibilità di una definizione amichevole della vicenda ereditaria, risparmiando su tempi e costi, anche per quanto riguarda le imposte di successione.

Prelazione nella comunione ereditaria

L’articolo 732 del codice civile attribuisce un diritto di prelazione agli eredi nel caso in cui uno dei coeredi vuole alienare a terze persone la propria quota ereditaria.

E’ un modo per evitare l’intromissione di nuovi soggetti nella comunione incidentale, che il più delle volte è formata da persone aventi vincoli di familiarità.

La norma è utile perché consente al coerede che trovi ostacoli allo scioglimento della comunione ereditaria, procedendo alla divisione ereditaria, di cedere a terzi la sua quota di eredità.

La legge garantisce il diritto di prelazione agli eredi, che devono ricevere avviso della proposta di alienazione contenente il prezzo, al fine di potere esercitare il loro diritto di precedenza nell’acquisto, o meno.

Quando procedere allo scioglimento della comunione ereditaria?

La legge riconosce ad ogni coerede la facoltà di chiedere lo scioglimento della comunione tra eredi, così le norme sulla divisione ereditaria integrano quelle sullo scioglimento della comunione.

Quando gli eredi sono d’accordo sulle modalità di ripartizione dell’eredità, risulta vantaggioso procedere allo scioglimento della comunione ereditaria prima della presentazione della denuncia di successione.

La dichiarazione di successione deve essere presentata entro 12 mesi dalla morte del de cuius alla Agenzia delle Entrate in modalità telematica e deve contenere i documenti di identità di tutti gli eredi.

Quando l’eredità è devoluta al coniuge e ai parenti in linea retta del defunto, non c’è obbligo di presentare la dichiarazione di successione se l’attivo ha un valore non superiore a 100.000,00 euro e non comprende beni immobili, o diritti reali immobiliari.

Procedere allo scioglimento dell’eredità prima di presentare della denuncia di successione evita il doppio passaggio di trasferire prima la quota indivisa a tutti gli eredi e, successivamente, la singola quota oggetto dell’accordo di divisione.

Costi per lo scioglimento della comunione ereditaria

I costi da affrontare per lo scioglimento della comunione ereditaria variano in relazione al numero degli eredi, al valore dell’eredità, al numero ed alla complessità delle operazioni da svolgere.

Per quanto riguarda gli onorari dell’Avvocato e del Notaio sono regolati dai rispettivi parametri professionali e sussiste l’obbligo di presentare un preventivo scritto al cliente sia per la fase stragiudiziale, che per la mediazione e quella giudiziale.

Vi sono poi i costi per le imposte di successione che variano a seconda dell’entità del patrimonio ereditario, che l’immobile ereditato costituisca prima casa o seconda casa e venga rivenduto entro i 5 anni.

I beni immobili pervenuti per eredità sono soggetti alla tassa di successione liquidata dall’Agenzia delle Entrate entro il terzo anno dalla dichiarazione di successione in misura variabile dal 4% al 8%, a seconda del grado di parentela tra erede e de cuius.

Il contenzioso giudiziario si rende inevitabile quando gli eredi non sono d’accordo sulle modalità per procedere allo scioglimento della comunione ereditaria e relativa attribuzione delle loro quote di eredità anche per effetto della collazione.

Avvocato per scioglimento della comunione ereditaria

Lo Studio Legale Sposato, fondato nel 1949, è specializzato in successioni ereditarie e fornisce assistenza altamente tecnica per risolvere ogni questione in ambito successorio, ottimizzando tempi e costi dell’eredità.

L’eredità implica risvolti personali e familiari, trattandosi di una naturale evoluzione del diritto di famiglia  riguardante una persona cara venuta a mancare, per questo è importante il supporto di un avvocato con lunga esperienza.

I problemi relativi alla divisione della comunione ereditaria, soprattutto nel caso di scioglimento della comunione ereditaria tra fratelli, non può prescindere da ogni sforzo per conseguire un accordo tra eredi.

L’Avvocato Gianluca Sposato dell’ISLE Istituto per la Documentazione e gli Studi Legislativi, è da molti considerato il migliore avvocato in diritto ereditario e segue personalmente casi importanti in tutta Italia.

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Risarcimento Vittime della Strada

Risarcimento vittime della strada

Vittime della Strada

Indice

Le vittime della strada sono le persone morte in un incidente stradale, la legge riconosce il danno parentale ai familiari superstiti.

Cosa si intende per vittime della strada?

Con il termine “vittime della strada” si fa riferimento alle persone morte a causa di un incidente stradale.

La legge stabilisce pene molto severe per l’omicidio stradale con aggravanti in caso di guida pericolosa e sotto l’uso di droghe, o alcol.

L’azione penale quasi sempre non è satisfattiva per i familiari, che spesso trascurano gli aspetti civilistici.

Il nostro ordinamento giuridico riconosce il risarcimento del danno da perdita parentale a determinate condizioni, come la prova del legame affettivo.

Perchè si possa avere diritto al risarcimento del danno il sinistro mortale deve essere attribuibile a colpa altrui.

Occorre, poi, fornire la prova della sofferenza, ovvero del danno riflesso per la perdita del proprio congiunto.

Anche nel caso di concorso di colpa in incidente mortale si ha diritto al  risarcimento del danno.

In questo caso, però, il risarcimento spetta in misura ridotta a seconda del grado di responsabilità attribuibile alle parti, ai sensi dell’art 2054 del codice civile.

Si pensi al caso del passeggero trasportato rimasto ucciso perché non indossava la cintura di sicurezza, o dell’incidente a pedone travolto al di fuori delle strisce pedonali.

Gli importi del risarcimento danni sono prestabiliti e possono essere aumentati o diminuiti a seconda di determinate circostanze, qualora l’incidente mortale sia attribuibile in tutto, o in parte, ad altri.

Dati sugli incidenti stradali mortali

Nel primo semestre del 2023 vi è stata una diminuzione del 2,5%, rispetto l’anno precedente, del numero di morti stradali, tuttavia si registra un aumento di incidenti a pedoni.

In totale, al mese di giugno 2023, si registrano 1.384 persone decedute in Ospedale entro il trentesimo giorno, a causa di un incidente stradale.

Nel 2022, invece, sono state 3.159 le vittime della strada, quasi il 10% in più rispetto all’anno precedente, un decesso ogni 3 ore.

Solo nel contesto della crisi sanitaria ed economica esplosa nel 2020, a causa della pandemia, l’Istat aveva rilevato un decremento, mai registrato prima, negli incidenti mortali.

Nel 2020 in Italia erano state 2.395 le persone decedute entro 30 giorni dal sinistro, in calo del 24,5% rispetto l’anno precedente.

Il calo della sinistrosità aveva interessato tutti gli ambiti stradali.

La flessione più consistente si era registrata sulle autostrade (-39,9%), poi le strade urbane (-31,7%) e quelle extraurbane (-27,5%).

Le vittime erano scese del 37,1% sulle autostrade (195), del 25,7% sulle strade extraurbane (1.139) e del 20,3% sulle strade urbane (1.061).

La mortalità si era ridotta per tutti gli utenti della strada, per gli occupanti di mezzi pesanti, camion e pullman (117; -14,6%),  incidenti a motociclisti (586; -16,0%) e pedoni (409; -23,4%) si erano registrati i cali più contenuti.

Tra gli altri utenti, i decessi su autovetture erano diminuite del 27,9% (1.018), quelle su ciclomotori del 33% (59), gli incidenti in bicicletta registravano, infine, una variazione pari a -30,4% (176).

Nel 2020, un uomo è deceduto per incidente con monopattino elettrico, un mezzo pericoloso poco adatto al trasporto, nonostante le incentivazioni statali.

Purtroppo, solo il minore utilizzo dei mezzi di circolazione da parte degli utenti ha determinato una drastica riduzione degli incidenti e delle vittime stradali.

La Tabella del risarcimento per le vittime della strada

Ogni anno il Gruppo “Danno alla Persona” dell’Osservatorio Nazionale sulla Giustizia Civile, di  cui  l’Avvocato Gianluca Sposato fa parte, elabora le Tabelle con gli importi da liquidare a titolo di danno non patrimoniale .

Queste Tabelle permettono il calcolo del risarcimento dovuto per il danno riflesso e si basano sul grado di parentela e l’età tra vittima e congiunto.

Il risarcimento non avviene in maniera automatica, soprattutto per il nucleo familiare secondario, tenuto ad una prova più rigorosa della privazione del legame affettivo.

Gli importi per le vittime della strada variano da un massimo di 336.500,00 euro ad un minimo di 168.250,00 euro per il nucleo familiare primario ( genitori, coniuge, figli ).

Per il nucleo familiare secondario ( fratelli, zii, nonni ), invece, gli importi per l’uccisione di un familiare variano da un massimo di 146.120,00 ad un minimo di 23.350,00.

Quali importi spettano ai familiari delle vittime della strada?

Di seguito riportiamo gli importi che spettano a ciascun congiunto per l’uccisione di un familiare in un incidente stradale.

Il danno non patrimoniale per la morte del congiunto, tiene conto del rapporto di parentela e un valore monetario base aumento personalizzato.

  • A favore di ciascun genitore per morte di un figlio viene riconosciuto un  risarcimento che varia da un minimo di  € 168.250,00 fino ad un massimo di € 336.500,00.
  • A sostegno del figlio per morte di un genitore l’ammontare dell’indennizzo varia da € 168.250,00 fino ad € 336.500,00.
  • A beneficio del coniuge non-separato, della parte dell’unione civile, o del convivente di fatto sopravvissuto la cifra prevista va da € 168.250,00 fino a € 336.500,00.
  • A favore del fratello per morte di un fratello  sono previsti importi minori da € 24.350,00 fino ad un massimo di € 146.120,00, in relazione all’intensità del legame.
  • Nei confronti del nonno per morte di un nipote ugualmente si prevede un  ristoro che varia da € 24.350,00 alla cifra più alta di € 146.120,00.

A chi devono rivolgersi le vittime della strada?

L’Avvocato Gianluca Sposato è Presidente di ADISM – Associazione Difesa Infortunati Stradali.

Ha ricevuto l’apprezzamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il fattivo contributo volto a tutelare i familiari delle vittime della strada.

Erede di uno dei più prestigiosi studi legali specializzati in risarcimento del danno, è componente dell’Osservatorio Nazionale sulla Giustizia Civile Gruppo Danno alla Persona.

Si adopera contro il potere delle assicurazioni, in ambito di attività istituzionale, per il riconoscimento dei diritti dei familiari delle vittime della strada.

Ha partecipato ai lavori per le Tabelle di liquidazione del Danno da Morte, con cui vengono stabiliti i criteri di risarcimento per il danno da perdita parentale.

E’ considerato tra i massimi esperti per il risarcimento del danno da morte, con liquidazioni ottenute fino a oltre 2.000.000,00 di euro per nucleo familiare.

Assistenza alle vittime della strada in tutta Italia

Lo Studio Legale Sposato è stato trai primi in Italia ad occuparsi di responsabilità civile da circolazione stradale per danno da perdita del rapporto parentale.

Siamo specializzati nella ricostruzione di incidenti mortali per garantire chiarezza e giustizia ai familiari delle vittime della strada.

La nostra missione è tutelare i diritti di chi ha perso un familiare e ottenere il più elevato risarcimento del danno da morte, anche nel caso di incidente con auto pirata.

L’Avvocato Gianluca Sposato, presta assistenza legale gratuita ai familiari delle vittime della strada, nei principali tribunali Italiani in tutta Italia.

Per incarichi e questioni da esaminare tutti i riferimenti di contatto diretto sotto riportati di seguito.